Liste di attesa, visite a paziente morto. Piemonte, prenotazioni sotto la media
13:32 Martedì 22 Ottobre 2024Tempi lunghi del sistema sanitario: 180 giorni per il primo esame urologico, 127 per quello di chirurgia vascolare e 120 giorni per l'oculistica. Risorse insufficienti e mal gestite. Male il Cup piemontese. Il ministro Schillaci striglia le Regioni
La cura contro le liste d’attesa non decolla e i tempi per prenotare un esame o una visita si allungano: il loro impatto è così ampio da indurre circa 1 italiano su 13 a rinunciare alle cure. Lo conferma il Rapporto civico sulla salute presentato a Roma al ministero della Salute da Cittadinanzattiva. Secondo il rapporto, i cui dati si riferiscono al 2023, i cittadini continuano a segnalare l’incapacità del servizio sanitario di rispondere tempestivamente ai bisogni di salute: per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, cioè da eseguire entro 120 giorni) si può aspettare 468 giorni; per una visita di controllo oncologica in classe non determinata si possono attendere 480 giorni; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve, da erogare entro 10 gg); 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraaortici in classe P; 437 giorni per un intervento di protesi d'anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B.
RINUNCIA ALLE CURE - Si tratta dei tempi massimi segnalati dai cittadini e non delle attese medie. Tuttavia, il fenomeno incide in maniera determinante sul percorso terapeutico e perfino sulla scelta di non curarsi. Secondo l'indagine, infatti, nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e quasi due su tre (il 4,5%) lo fanno proprio a causa delle lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini. Le rinunce, inoltre, aumentano di più al Centro, dove in un anno si è passato dal 7,0% all’8,8%, e al Sud (dal 6,2% al 7,3%). Al Nord resta stabile il livello del 7,1%.). La quota della rinuncia alle prestazioni sanitarie cresce, ovviamente, con l’aumentare dell’età: nel 2023, partendo dall’1,3% rilevato tra i bambini fino ai 13 anni, la quota mostra un picco nell’età adulta tra i 55-59enni, dove raggiunge l’11,1%, per restare elevata tra gli anziani di 75 anni e più (9,8%). Tuttavia, l’incremento tra il 2022 e il 2023 riguarda solo la popolazione adulta (18-64 anni), che passa dal 7,3% all’8,4%. Si confermano le ben note differenze di genere: la quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini, con un divario che si amplia ulteriormente nell’ultimo anno per l’aumento registrato tra le donne adulte.
IN PIEMONTE MALE IL CUP - Il report vede il Piemonte, per quanto riguarda i tempi di attesa, tra le regioni che “faticano a rispettare i tempi di attesa”, insieme al Trentino, all’Umbria e alle Marche per interventi in classe A (ricovero entro 30 giorni) per tumore alla mammella. A proposito dei saldi regionali della mobilità sanitaria nel periodo 2017-2021 il report rileva per il Piemonte un miglioramento, ovvero un’inversione di tendenza, da -7,2 milioni a +21 milioni, considerando solo la componente effettuata per scelta dell’utente. A proposito dei luoghi di erogazione dell’intramoenia il Piemonte risulta tra le cinque regioni in cui c’è un residuo di attività svolta ancora in studi non collegati in rete per il 2,6%. Per quanto riguarda le agende di prenotazione il Piemonte è tra le sei regioni che hanno percentuali di prenotazioni gestite dal sistema Cup più basse, ovvero tra il 60 e l’80%. Nota positiva per gli screening neonatali estesi: il Piemonte è tra le quindici regioni che effettuano il test anche per la Sma (atrofia muscolare spinale). Per quanto riguarda l’assistenza territoriale in Piemonte l’87% dei progetti delle case di comunità è arrivato alla stipula del contratto, così il 95% di quelli delle centrali operative territoriali e l’85% di quelli degli ospedali di comunità. Il Piemonte risulta infine in linea con la maggioranza delle altre regioni per numero di farmacie coinvolte nella sperimentazione della cosiddetta farmacia dei servizi, con erogazioni che possono andare dalla telemedicina al fornire prestazioni quali Holter e Ecg.
CURE PRIMARIE - Le segnalazioni dei cittadini nell’ambito delle cure primarie (14,2% delle 24.043 totali) raccontano di difficoltà con il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta (47,1%), a causa dello scarso tempo a disposizione o di un deficit nelle informazioni che vengono fornite ai cittadini. Ricorrono le segnalazioni di chi non riceve un appuntamento in tempi ritenuti “congrui” oppure lamenta visite troppo brevi nelle quali non riesce a riferire tutti i propri problemi al medico. Mentre le criticità relative all’assistenza sanitaria di prossimità (11,1% delle 24.043 segnalazioni complessive) riguardano principalmente le strutture presenti sul territorio che dovrebbero attivarsi per una presa in carico integrata dei pazienti.
PNRR - Secondo Cittadinanzattiva, “le auspicate ricadute positive degli investimenti sui territori legati al Pnrr e la Riforma dell’assistenza territoriale (Dm 77/2022) tardano ad arrivare e i cittadini, anche nel 2023, hanno lamentato molte criticità legate all’assistenza sanitaria di prossimità che di fatto anziché prossima sembra essere sempre più distante dalle loro esigenze”.
EMERGENZA PRONTO SOCCORSO - I pronto soccorso rimangono il tallone d’Achille della sanità pubblica. Un’altra area particolarmente critica è quella dell’assistenza ospedaliera che quest’anno si classifica al terzo posto per percentuale di segnalazioni (13,3% delle 24.043 totali). In questo ambito le difficoltà riguardano in larghissima misura l’Emergenza-urgenza e i pronto soccorso (82,1%). In particolare, i cittadini segnalano lunghe attese in chiamata prima di entrare in contatto con l’operatore, sovraffollamento nei pronto soccorso, lunghe ore d’attesa, disorganizzazione nella gestione delle priorità e carenza di personale. Secondo Cittadinanzattiva “è evidente che la carenza di personale, il ritardo nell’impiego dei fondi del Pnrr e la pandemia appena conclusa, hanno ridotto quasi al collasso un settore già di per sé molto critico”. Ad effettuare un numero davvero elevato di accessi con codice bianco sono i cittadini del Veneto. I cittadini attendono molte ore in Ps: si va da una media di 111 minuti per i codici bianchi a 147 per i codici verdi. Faticano a contenere i tempi di permanenza al Ps regioni come la Sardegna (184 minuti) e l’Abruzzo (162 minuti) per i codici verdi, e sempre Abruzzo (126) e Friuli-Venezia Giulia (128) per i codici bianchi.
MINISTRO ALLE REGIONI: CONTROLLATE - Dal report di Cittadinanzattiva “emerge una fotografia sofferente del Ssn. Noi abbiamo un atteggiamento rigoroso e chiediamo uno sforzo per invertire la rotta, ma al centro va rimesso il cittadino”, ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento. “Dobbiamo migliorare e avere più soldi per il Ssn, ma serve anche la tracciabilità delle risorse, serve un sistema più efficiente e tappare un serbatoio pieno di buchi che sono anche l’incapacità organizzativa – ha aggiunto –. Alcune Regioni per le liste d’attesa non hanno speso neanche i soldi messi dal precedente Governo e da questo”. “Io ho fatto un passo indietro quando hanno voluto controllare”, ma sulle liste d'attesa “le Regioni ora devono controllare di più: non è pensabile che si fissino visite dermatologiche a 4 anni”. Dal rapporto “emerge un dato su cui riflettere: la rinuncia alle cure per motivi economici è diminuita mentre è raddoppiata quella per le liste d’attesa. Ciò mostra che quando abbiamo fatto il decreto liste d'attesa avevamo ragione"” A tal proposito il ministro ha risposto alle critiche in merito ai ritardi sui decreti attuativi dell’intervento sulle liste d’attesa: “li stiamo mettendo a punto; rispetteremo i termini”, dice. “Quelli che criticano per tre giorni di ritardo mi ricordano la parabola di chi guarda la pagliuzza nell’occhio dell’altro ma non vede la trave nel suo occhio”, ha concluso.