Anci, più dei voti decisivi i veti. Squadre in campo, arbitra Schlein
Oscar Serra 07:00 Mercoledì 23 Ottobre 2024Entra nel vivo la sfida tra i sindaci di Torino Lo Russo e Napoli Manfredi. Entrambi hanno le loro rogne in casa e improbabili alleati fuori. Stamattina tavolo nazionale in preparazione dell'assemblea. Pressing sulla segretaria Pd, finora silente, perché dirima la questione
Il botta e risposta tra il sindaco di Milano Beppe Sala e l’eminenza grigia del Pd romano Goffredo Bettini è la dimostrazione – se ce ne fosse stato ancora bisogno – che la disfida sottotraccia per la presidenza dell’Anci rischia di provocare più di una lacerazione nel partito di Elly Schlein. Da una parte c’è Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli, abituato a razzolare nel campo largo sin dalla sua elezione all’ombra di castel Sant’Elmo, dall’altra il collega di Torino Stefano Lo Russo che invece ne fa una battaglia territoriale in virtù dell’alternanza tra Nord e Sud dopo Antonio Decaro da Bari (oggi a Bruxelles). Due facce dello stesso Pd e in fondo Torino non è Napoli che va in montagna?
L’ex rettore è incagliato nelle sabbie mobili del campo largo, Lo Russo sogna la rimonta e sfida il gelo del suo partito. È stato riconvocato per oggi il tavolo nazionale, a cui partecipano i rappresentanti di tutte le coalizioni, quando manca meno di un mese all’assemblea convocata a Torino dal 20 al 22 novembre. Per entrambi i candidati è anche il momento di schierare le truppe, giacché il rischio che finisca con una conta nessuno lo può più escludere, visto anche il precedente del 2011 con le “primarie” in cui Graziano Delrio la spuntò per un pugno di voti su Michele Emiliano.
Se la sfida si dovesse concludere prima, con un accordo complessivo, allora prevarrà chi può contare sul minor numero di veti, se l’assemblea dovesse essere l’agone del duello, bisognerà contare i voti. E qui, per quanto sia altamente improbabile la conta tra due candidati per di più entrambi di centrosinistra, i numeri non lasciano dubbi: non solo l’Italia settentrionale avrà di gran lunga la maggioranza dei delegati (più di quattrocento su settecentotrenta), ma addirittura due regioni – Piemonte e Lombardia – potranno da sole contare su un terzo di essi. Difficile ignorarne le richieste. Tanto per avere un termine di paragone, al Lingotto Fiere ci saranno oltre 140 rappresentanti lombardi, 90 piemontesi e solo una trentina provenienti dalla Campania. Ma riusciranno i nordisti a fare squadra? E Schlein, prima o poi, si pronuncerà?
Nessun dubbio che la scelta spetti al centrosinistra, e in particolare al Pd che ancora amministra la maggior parte dei 7.896 municipi italiani. Ma è evidente che per evitare strappi servirà la più ampia convergenza. Lo Russo per il momento sconta la freddezza del Nazareno: lui bonacciniano e soprattutto osteggiato dalle amazzoni di Schlein in Piemonte faticherà a ottenere dalla segretaria un viatico, ma anche Manfredi ha le sue grane in casa se sono veri i rumors che raccontano di un Vincenzo De Luca al solito particolarmente loquace a Bari – durante il Festival delle Regioni – che davanti a un piatto di orecchiette avrebbe ammesso che mai farà votare il suo conterraneo.
A pesare, a favore di Manfredi, è soprattutto il sostegno di Giuseppe Conte. Non tanto per il peso specifico dei pentastellati, che possono contare su un pacchetto di sindaci decisamente esiguo (da lunedì uno in meno dopo le dimissioni di Domenico Bennardi a Matera) ma più che altro per inserire un altro tassello nel mosaico di uno sfilacciato campo largo. E a destra? “Basta che non ci chiedano di risolvere i loro problemi” dice un sindaco leghista. Matteo Salvini ha già dato il via libera al sindaco di Napoli ma non farebbe barricate contro Lo Russo. Mentre Meloni potrebbe paradossalmente trovarsi a convergere con De Luca contro Manfredi: entrambi infatti temono che l’ex rettore possa sfruttare la vetrina dell’Anci per prendersi la scena anche in altri palcoscenici, a partire dalla sfida per la presidenza della Campania.
Voti e veti s’incrociano e Lo Russo, che ormai ha una certa dimestichezza con entrambi, finora non si è scomposto. Come quando tre anni fa mosse lungo un crinale parecchio sdrucciolevole per ottenere prima la candidatura, attraverso delle perigliose primarie, e poi l’incoronazione al secondo turno; anche questa volta potrebbe sfruttare la sua riconosciuta resistenza alle intemperie della politica. Da mesi la sua candidatura è lì, senza fare un passo avanti ma neanche uno indietro. Intanto, dal piano nobile di via Milano, tesse la sua tela: potrà davvero contare sul suo nemico amatissimo Sala, che alle amministrative di Torino chiese di votare per il candidato del centrodestra? E quanto questo presunto asse potrà far leva sulle altre fasce tricolore del Nord?
Tra gli scenari possibili, non si esclude che siano i diretti interessati a risolvere la querelle con il passo indietro di uno dei due. Non mancano le possibili compensazioni dal momento che Anci ha diritto a un posto nel cda di Cdp e ha una serie di controllate di peso a partire da Ifel – l’Istituto per la finanza locale –. Chi si sacrificherà per il bene comune? C'è anche chi ipotizza una terza via (il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai?) o un candidato di transizione che resti per un paio d'anni. Tante ipotesi sono la dimostrazione che non c'è ancora un piano.