Benaltrismo "sinistro" su Stellantis
Claudio Chiarle 07:00 Mercoledì 23 Ottobre 2024
Suma bin ciapà, riuscire a fare un ordine del giorno da parte di importanti esponenti del Pd piemontese su Stellantis senza citare una volta, una, l’Europa o la situazione mondiale del settore e quindi contestualizzare Mirafiori è “stupefacente”. Ho provato anche a scorrere le mozioni e ordini del giorno presentati in Parlamento da parte di tutti gli schieramenti e forse è il metodo da riformare perché si interroga sempre gli altri ma non si propone mai nulla.
Si continuano a ripetere le stesse cose populiste: quanti soldi ha preso Fiat? Che investimenti sono stati fatti? Ma qualcuno si ricorda Mirafiori e Pomigliano, per dirne due, prima e dopo la “cura Marchionne”? A dire che Elkann venga a illustrare il Piano Industriale, ma il Piano c’è e si chiama “Dare Forward 2030”. Non una parola su come affrontare i costi dell’energia, non si affronta mai il tema del nucleare pulito, si chiedono produzioni “evitando la condanna a modelli residuali o inadatti alla produzione su larga scala”, ignorando che la 500E è su larga scala ma non vende (e chiedersi il perché?) e la futura 500 Ibrida è altrettanto su larga scala. Magari fare una proposta di rilancio della Maserati.
Faccio notare che Tavares non sta fermo, ha un Piano e lo porta avanti. Tra i cambiamenti che ha chiesto agli azionisti. Prima che sia “giubilato” o confermato c’è l’accorpamento sotto un unico Ceo e progetto di Maserati e Alfa, che giustamente ha ribadito sono due cose diverse. Allora, però, non dovrebbero fare modelli che si assomigliano perché sminuiscono Maserati. Piuttosto, siccome Stellantis conferma di voler rilanciare Maserati ricaratterizzandola come modello Luxury, non dovremmo farci sfuggire i modelli da Mirafiori verso Cassino come sta accadendo. Ma di questo non vi è traccia nei documenti di chi vorrebbe difendere il territorio. Se Maserati tornerà ad avere una sua fascia di collocazione precisa, il lusso, potrà certamente riprendersi quote di mercato.
Sapete perché il sindaco Chiamparino e il suo vice Dealessandri insieme a Marchionne fecero di Torino il polo del lusso? Marchionne per il business e i rappresentanti delle istituzioni perché la produzione di auto di lusso è meno faticosa per gli operai, avendo operazioni più lunghe rispetto alla 500 Bev o ibrida o comunque a una produzione su larga scala. Produrre auto di lusso (50-70mila anno) non richiede meno operai rispetto a 120mila 500 BEV ma sicuramente c’è meno fatica e peso della turnistica. Già, ma degli operai e delle operaie chi ne tiene conto ormai? Chi è che alla Crocetta conosce l’organizzazione del lavoro?
Qualcuno ha provato a verificare quanti miliardi di dollari, solo l’amministrazione Biden, ha stanziato per sostenere la filiera dell’auto e dell’elettrico comprese le batterie negli Usa? Negli Usa ci sono incentivi per produrre auto elettriche (35 mld solo per la filiera delle batterie, 135 mld per la mobilità) e noi invece stiamo a discutere quanti soldi ha già preso Fiat e poi Fca e poi Stellantis e poi, e poi… canta Giorgia!
Il crollo delle vendite di BEV e PHEV comporta il rischio di forti multe per le case costruttrici che dal 1° gennaio 2025 dovranno ridurre le emissioni di CO2 a 93,6 g/km. Anche per evitare che i miliardi investiti dalle aziende sull’elettrico anziché portare a produrre auto portino a strangolare le aziende e a farle chiudere è necessario diluire le scadenze sull’elettrico. Tutti gli studi sino al 2021 prevedevano una contrazione delle vendite del BEV nei due anni successivi e poi una ripresa ma la realtà è ben diversa influenzata da fattori geopolitici e economici. Nelle strategie delle case costruttrici a fronte dell’elettrico che non si impone sul mercato ci può essere anche un calo produttivo dell’endotermico voluto in quanto le compensazioni tra elettrico e endotermico comunque non permetterebbero di stare nei parametri previsti nel 2025.
Tocca alla politica italiana e europea verificare le scadenze per permettere alle aziende e al mercato di ripartire nella giusta direzione che è l’elettrico, a tendere, ma nel rispetto della neutralità tecnologica, dei mercati e se la politica ne crea le condizioni anziché soffocarlo.
Il sistema, caro alle opposizioni, per cui si interrogano le istituzioni affinché facciano “qualcosa” e il metodo caro al ministro Urso, di mostrare i bicipiti a Stellantis non funziona. Bisogna guardare fuori dalle fabbriche e all’Europa e al mondo per consentire alle fabbriche di produrre. Infrastrutture, servizi alla mobilità, burocrazia nazionale e europea, costi dell’energia, costi di produzione esterni, modelli competitivi.
Infine, per quelli che individuano in Tavares il “nemico” e il suo stipendio, prima era Marchionne e domani sarà il futuro amministratore delegato, comincino a pensare al suo successore: che ne dite di questo Antonio Filosa, napoletano? Tavares gli ha affidato la Jeep, ovvero la cassaforte produttiva e campione dei ricavi Stellantis. Manley sostituì Marchionne e ricopriva quel ruolo. Perché anche sul totonomine ci va un’idea; già, ma dal giorno dopo il problema in Italia sarà quanto guadagna e non cosa farà. Il benaltrismo vincerà ancora.