Cultura, in Piemonte è rossa e Marrone. Missing l'assessora meloniana Chiarelli
Lucio Valentini 17:56 Mercoledì 23 Ottobre 2024Alla presentazione del rapporto annuale sul settore brilla per assenza la titolare nella giunta Cirio, che mostra di prediligere le altre sue deleghe. Del resto a insidiare quello che rimane un fortino della sinistra ci pensa il suo collega
Si chiama “Oltre la resilienza” la presentazione del direttore dell’Osservatorio culturale del Piemonte Luca Dal Pozzolo, che scruta le nuove tendenze nella cultura piemontese dopo la stagione della pandemia, al motto: “Non torneremo più come prima”. E tra le nuove tendenze del 2023, l’anno in esame, vengono fuori vincitori e sconfitti. Tra i primi si trova sicuramente il segmento degli spettacoli dal vivo, cresciuti del 15% sull’anno precedente e del 32% sul 2019. Tra le note dolenti invece il tonfo più grosso lo fa il cinema, che conta un -28,5% di biglietti venduti e -18% di incassi al botteghino sul pre-Covid. Il settore, secondo gli addetti ai lavori, sconta anche il cambio di abitudini che porta molti a vedersi le anteprime per il grande schermo direttamente dal pc di casa.
Non si fa vedere alla presentazione del rapporto sulla Cultura a Camera (Centro italiano per la fotografia) l’assessora alla Cultura del Piemonte Marina Chiarelli, che ha preferito assistere alla più mediatica consegna del Sigillo civico a Christian Greco prima di imbarcarsi sul volo per Singapore, dove da domani parteciperà al tour dell’Amerigo Vespucci. L’assessora, che ha pure la delega a Sport e Turismo, non sembra troppo presente sulla Cultura. A farne le veci si trova sempre più spesso il collega di giunta Maurizio Marrone, assessore al Welfare, che prosegue nel solco avviato nella passata legislatura con l'organizzazione del Festival giovani adulti, con corsi di autodifesa e centrodestra da talk show, fino al Festival Radici. C'è chi addirittura lo considera un assessore ombra. Ieri ha difeso Giovani adulti da un’interpellanza del centrosinistra nel Consiglio piemontese, mentre all’inaugurazione di Radici al Circolo dei lettori di lunedì scorso, con ospite lo scrittore francese Michel Houellebecq, lo speaker lo ha omaggiato: “Senza di lui, questo incontro non sarebbe stato possibile”.
A sentire lo stato di salute della Cultura piemontese invece presenziano i dem Daniele Valle e Laura Pompeo, e la consigliera di Avs Giulia Marro, scortata dall’ex assessore della giunta Appendino Marco Giusta, oggi con Avs con cui si è pure candidato senza successo alle ultime regionali, mentre per il Comune c’è la consigliera torinese di Demos Elena Apollonio. Si accomoda in sala anche la fondatrice del Circolo dei lettori Antonella Parigi, assessora alla Cultura nella giunta Chiamparino e oggi rediviva come titolare della cultura a Moncalieri, ruolo che ha scippato a Pompeo solo qualche giorno prima che quest’ultima venisse ripescata come consigliera regionale. E forse non è un caso che Pompeo, seduta proprio davanti a Parigi, a metà conferenza cambi posto per raggiungere Valle in prima fila. Giusto per evitare di smentire la narrazione sull’egemonia culturale della sinistra, della maggioranza che sostiene il governatore piemontese Alberto Cirio non si vede nessuno.
Le tendenze in corso nel panorama culturale subalplino sono molteplici. Cresce, ma decisamente meno rispetto al 2019, il teatro che segna un +4% di pubblico. Un risultato più lusinghiero lo raggiungono i musei, che sfondano i 7 milioni di ingressi pari a +12% sul pre-Covid. Il settore culturale in Piemonte rappresenta il 5% del totale delle imprese regionali, con 75mila addetti, e vale 5,1 miliardi, pari al 3,3% del Pil. Parlando delle risorse pubbliche per la cultura, l’inviato della Compagnia di San Paolo Matteo Bagnasco evidenzia il ruolo sempre più importante delle fondazioni: “Sentiamo una grande responsabilità", visto che rappresentano "quello che oggi è circa un quarto delle risorse sulla nostra Regione, mentre 10-12 anni fa erano un sesto”. Poi si dilunga sull'importanza per le imprese culturali dei dati, l'ossessione del neopresidente Marco Gilli. Il grosso delle risorse pubbliche (269 milioni in totale) arrivano dai Comuni (40%), seguite da fondazioni (26%), Regione (col 18%, che però da sola vale meno del Comune di Torino) e dai fondi statali pari al 16%.
Maria Giangrande, coordinatrice dell’Osservatorio culturale piemontese, mette l’accento sul settore dei videogames e dei software, che impiega 23.000 addetti in Piemonte (+13% occupati sul pre-Covid). “Hai mai giocato ai videogames?”, è stato chiesto per la prima volta nel monitoraggio Ires di quest’anno, e l’8,5% dei piemontesi ha risposto di sì, per un’età media 39 anni che ormai fa intuire come si tratti di “un’abitudine trasversale alla popolazione”.