M5s, Conte taglia i viveri a Grillo: stop al contratto da 300mila euro
14:47 Giovedì 24 Ottobre 2024Il fondatore perde la consulenza con il partito. "Porta avanti atti di sabotaggio" è l'accusa dell'ex premier. Gasparri annuncia esposto alla Corte dei Conti: "A che titolo gli davano quei soldi?". Casaleggio junior: "Ne resterà uno solo... di elettore"
Giuseppe Conte taglia i viveri a Beppe Grillo. Si aggiunge un nuovo capitolo nella saga del Movimento 5 stelle, con fondatore e leader politico su fronti diversi a dirsele e a darsele. “Grillo è responsabile di una contro-comunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale” dice oggi l’ex premier nei panni dell’amministrativista, licenziando di fatto il comico e guru che essendo pure genovese lo sa lui quanto gli brucia. Anche perché si parlava mica di bruscolini: una consulenza da 300mila euro era il compenso che il M5s riconosceva (ormai al passato) al suo garante. Insomma, cacciato dalla casa che lui stesso aveva costruito, da padre padrone a diseredato. L’annuncio di Conte arriva nel nuovo libro di Bruno Vespa Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa) in uscita il 30 ottobre e anticipato in vista delle strenne natalizie.
“Grillo ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto – ricorda Conte nel volume del conduttore Rai –. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione”. Dopo aver chiarito che fu raggiunto “un compromesso retribuendo la sua nota abilità comunicativa per rafforzare l'immagine del movimento”, Conte dice a Vespa che “di fronte a un processo costituente che ha coinvolto l'intero movimento, Grillo sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove”. E così arriva il definitivo benservito a colui che del M5s fu fondatore e garante.
Sulla questione interviene anche lo staff di Grillo: “A noi non risulta, il contratto è in essere. Ad oggi non c'è nessuna comunicazione a riguardo”. Secondo altre fonti il contratto è sì in essere, ma scadrà a breve e non verrà rinnovato. Insomma, anche l’ultimo capitolo si tinge di giallo. Contratto sì, contratto no? E mentre Carlo Calenda solidarizza con l’ex presidente del Consiglio (“per una volta sono d’accordo con Conte”), il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri annuncia un esposto alla Corte dei Conti per valutare un eventuale danno erariale. “A che titolo i grillini hanno dato questi soldi al loro fondatore? Per quali servizi? Qual è il trattamento fiscale di questi compensi? Sono soldi presi dai gruppi parlamentari e, quindi, da soldi pubblici versati dai cittadini o da dove arrivano questi soldi?” domande a cui i magistrati contabili, se interpellati, dovranno dare una risposta. Intanto il deputato della Lega Igor Iezzi ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia: “Come sostenuto nelle scorse settimane da alcuni esponenti pentastellati, tra Grillo e il M5s ci sarebbero obblighi contrattuali coperti da riservatezza sul nome e sul simbolo del loro partito. La domanda sorge spontanea: possono i pentastellati ricevere il due per mille, considerato che l’accesso a tali forme di contribuzione da parte dei partiti politici è condizionato al rispetto dei requisiti di trasparenza?”.
Interviene sul tema anche Davide Casaleggio, il figlio del co-fondatore Gianroberto Casaleggio, un altro che col M5s ci ha campato per qualche anno, attraverso la Casaleggio Associati, salvo poi essere messo alla porta sempre da Conte. Secondo lui le parole di Conte “sono dichiarazioni un po’ strane. Vengono fatte alla presentazione del libro di Vespa: Conte lo dice a Vespa invece che a Grillo e agli iscritti?” si chiede nel suo intervento a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio 1. E alla domanda dei conduttori se tra Conte e Grillo ne resterà solo uno ha risposto: “Sì, ma di elettore se continuano così”. Poi è definitivo sul M5s. È morto? “Rispetto a quello che conoscevo io è rimasto solo il nome. Il simbolo è di proprietà dell’associazione fondata da me e da Luigi Di Maio. Il M5s oggi è sicuramente da ristrutturare, era basato sulla partecipazione e oggi non c’è più, è qualcosa di diverso – ha ragionato Casaleggio – e credo che debba avere anche un nome diverso”.