Ma esiste una deriva autoritaria?

L’eterno ritorno del conflitto tra la politica e la magistratura - per essere più precisi, tra la magistratura e la coalizione di centro destra - evidenzia che permane una sostanziale anomalia nel nostro ordinamento politico e costituzionale. Ora, è abbastanza evidente che al di là delle ricorrenti polemiche c’è qualcosa che non funziona. E lo ricordano, del resto, gli “opposti estremismi” che caratterizzano i due campi in competizione. Perché è abbastanza chiaro che si tratta di una competizione squisitamente politica. Del resto, è appena sufficiente scorrere le dichiarazioni di alcuni magistrati e poi leggere i comunicati stampa di quasi tutti gli esponenti del cosiddetto “campo largo” – cioè l’alleanza delle sinistre nel nostro Paese – per scorgervi una perfetta somiglianza politica. Al punto che diventa difficile capire chi detta l’agenda a chi essendo perfettamente sovrapponibili le rispettive posizioni.

Ma, al di là di questa situazione, che è talmente chiara ed oggettiva che non merita neanche di essere approfondita, quello su cui invece va richiamata l’attenzione è il continuo ricorso alla presenza della “svolta illiberale”, o al “rischio dittatura”, o alla “soppressione del dissenso” che vengono costantemente ricordati come se fossero pericoli reali per la nostra democrazia. Ora, nel pieno rispetto della propaganda di ciascun partito e delle rispettive coalizioni, credo sia giunto anche il momento per ridimensionare questi allarmi che vengono lanciati quotidianamente da molti partiti e dai rispettivi capi. E, di grazia, dove sarebbe oggi il rischio di una “svolta dittatoriale” nel nostro paese”? E, con altrettanta franchezza, ma com’è possibile continuare a sostenere che esiste un concreto pericolo di “soppressione delle libertà personali” che mette addirittura a rischio il nostro sistema democratico? Per non accennare alla “riduzione della libertà di espressione” che viene indicata come un pericolo reale da respingere con forza e determinazione. Ma, realmente, esistono questi pericoli e questi rischi?

Ecco perché, se si vuole tornare progressivamente alla normalità, sempre che sia possibile e realmente praticabile in questo particolare momento storico, queste dichiarazioni vanno semplicemente interpretate per quello che sono, cioè propaganda. Perché sono il frutto, appunto, di una propaganda grossolana che non attiene a ciò che concretamente capita nella società ma sono sempre e soltanto la conseguenza di una costruzione virtuale che individua un nemico politico ed ideologico che va poi semplicemente distrutto ed annientato. Nulla a che vedere, quindi, con quella democrazia dell’alternanza che caratterizza i sistemi autenticamente democratici e liberali. E in ultimo, ma non per ordine di importanza, sarebbe necessario che i partiti, o ciò che resta di loro, ritornino ad essere luoghi democratici e collegiali che producono politica, elaborano ricette programmatiche e definiscono progetti di società senza lanciare allarmi inesistenti se non addirittura grotteschi. Perché la politica riacquista credibilità ed una funzione solo se non scade nella trivialità da un lato e, dall’altro, nella costruzione di tesi e teoremi che esistono solo nella mente di chi li elabora. Il tutto sempre per rafforzare la qualità della nostra democrazia e la solidità delle nostre istituzioni.

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