REGIONALI 2024

L'allerta è arancione, l'allarme rosso.
In Liguria le sorti del campo largo

Maltempo e tensioni politiche sul voto regionale di domani e lunedì. Annullato il vantaggio iniziale il fronte progressista attende con il fiato sospeso l'esito delle urne. Testa a testa Bucci-Orlando ma la partita ha molti riflessi nazionali. Soprattutto per Schlein e Conte

L’allerta meteo è arancione ma per il centrosinistra è allarme rosso. La Liguria si prepara al voto sotto la pioggia – urne aperte dalle 7 di domani, domenica, fino alle 15 di lunedì 28 ottobre – e tra le incognite: quelle sulle conseguenze nell’orientamento degli elettori delle vicissitudini giudiziarie che hanno travolto la giunta di Giovanni Toti, e quelle del maltempo, che oltre a rendere ancora impraticabili molte strade, ha imposto il trasloco di diverse sezioni elettorali dalle sedi abituali. A rimetterci – questo è l’unico dato su cui concordano i sondaggisti – sarà l’affluenza che, con buona probabilità, si attesterà sotto al 50% per la prima volta nella storia della Regione. Sul resto, ancora a poche ore dall’apertura dei seggi, ogni parte tira l’acqua al suo mulino: il centrosinistra ha forse cantato vittoria troppo presto, pensando che con una giunta caduta sotto i colpi della magistratura sarebbe stato impossibile per il centrodestra rialzare la china. Invece, settimana dopo settimana, quel vantaggio iniziale si è via via eroso fino ad annullarsi completamente. Anzi, dalle parti delle forze di governo si scommette persino su un leggero scarto a proprio favore. Chissà.

Una cosa è certa, nella partita tra il sindaco di Genova Marco Bucci e l’ex guardasigilli dem Andrea Orlando non è solo in gioco la guida della Regione. La crisi che ha trasformato quella ligure nell’ultima spiaggia del campo largo, ha fatto tornare l’appetito al centrodestra, ora convinto che una tornata elettorale che fino a qualche mese fa era considerata come “potenzialmente disastrosa” a via della Scrofa, ora è più che alla portata. Al di là di Emilia-Romagna e Umbria (dove si voterà il 17 e il 18 novembre), è la Liguria lo swing state che darà le indicazioni più concrete sull’immediato futuro delle due coalizioni. Vincere in Liguria, infatti, vuol dire cominciare a mettersi in carreggiata verso l’enorme tornata elettorale del 2025. Tra Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta alle urne andrà poco più di un italiano su quattro. Un mid-term da brividi da qualunque lato la si guardi.

Alta la posta, come ha testimoniato l’approdo da Roma di tutti i leader nazionali. Platee da tutto esaurito sia per l’auditorium dei Magazzini del Cotone al Porto Antico dove a sostegno di Bucci è arrivato il tridente di governo – Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani – sia al Politeama, dove Orlando è salito sul caravanserraglio dell’opposizione, presenti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli (Carlo Calenda era collegato da remoto, sostituito sul placo da Elena Bonetti). Ed è proprio in questa metà del campo che sono puntati i riflettori: dopo il veto posto da Conte che ha costretto Matteo Renzi a uscire dalla coalizione, se il centrosinistra dovesse perdere per un pugno di voti è più che probabile un regolamento di conti interno: l’avvocato appulo, già alle prese con il parricidio grillesco, finirebbe dritto dritto sul banco degli imputati, la stessa segretaria multigender si troverebbe costretta a ridefinire la propria linea politica e l’asse Pd-Cinque Stelle subirebbe un colpo con riflessi anche nazionali.

A dispetto del numero di candidati – ai 9 concorrenti alla carica di governatore si affiancano 570 aspiranti consiglieri regionali – si profila un testa a testa fino all’ultimo voto, stando ai sondaggi: Orlando e Bucci sono dati in un sostanziale pareggio al 47%, decisivi saranno perciò indecisi e astensionisti, una fetta di elettorato stimata del 48%.

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