POLITICA & SANITÀ

Privati: "Più ordine nell'intramoenia". Sprint Lega sul "fratello" assessore

Ogni Asl agisce a modo suo rispetto alla libera professione. La richiesta degli imprenditori della sanità alla Regione Piemonte. Mentre si attende la risposta di Riboldi il suo predecessore Icardi (con il vice Valle, del Pd), convoca le sigle in commissione

È l’ultimo nell’elenco dei destinatari, ma il primo a rispondere alla richiesta della sanità privata su una questione tra le più complesse e scottanti tra quelle che ruotano attorno al problema delle liste d’attesa. Non può non stupire, aprendo pure scenari politici interessanti, la celerità con cui l’ex assessore leghista Luigi Icardi nella sua attuale veste di presidente della commissione sanità di Palazzo Lascaris ha accolto la richiesta di tutte le sigle di rappresentanza dei privati (in questo caso “puri”, ovvero non le strutture accreditate) di affrontare la spinosa e confusa tematica dell’intramoenia, ovvero delle prestazioni fornite a pagamento dai medici ospedalieri.

Mentre il titolare della sanità nella giunta di Alberto Ciro, il meloniano Federico Riboldi, secondo dopo il governatore nell’indirizzario osservato con rigore istituzionale, non ha ancora risposto alla richiesta di un incontro rivolto da AiopConfinustria PiemonteUnione industriali di TorinoAnisapGrisp-Federlab e Meta, il suo predecessore oggi a capo della IV commissione i vertici di queste sigle li ha convocati già per questa mattina alle 10 in audizione.

Una ridda di norme accavallatesi negli anni, deroghe divenute sempre più spesso prassi diffusa, una gestione difficile e non di rado lacunosa, un rapporto tra le prestazioni offerte a pagamento e quelle erogate dal servizio sanitario sempre meno chiaro e bilanciato, insomma c’è tutto questo e molto altro ancora alla voce intramoenia. Questione indissolubilmente legata all’irrisolta questione dei lunghi tempi di attesa che si abbreviano moltissimo, appunto, se si paga. Tra le citate deroghe previste dalla legge c’è quella dell’intramoenia fuori dalle mura, ovvero in strutture che non siano quelle pubbliche com’era e dovrebbe essere nello spirito della norma. E che questo fenomeno sia andato negli anni crescendo a dismisura è noto da tempo. Tant’è che nella lettera i privati parlano proprio di “intramoenia allargata” con la quale, spiegano, “partecipano de facto al sistema sanitario nazionale, mettendo le loro competenze, tecnologie, organizzazione al servizio dei medici delle aziende sanitarie regionali”. 

Una visione certamente di parte e un’interpretazione della partecipazione al sistema sanitario naturalmente opinabile, anche se non si può smentire che quei locali che dovrebbero essere posti a disposizione dei medici da parte del pubblico vengono invece forniti dal privato. Semmai c’è da chiedersi se davvero c’è questa enorme carenza di spazi negli ospedali o, invece, molti medici preferiscano esercitare la libera professione in ambulatori privati e le autorizzazioni non vengano concesse talvolta con manica troppo larga da parte delle Asl. E proprio alle Asl e alla gestione, “spesso difforme tra un’azienda e un’altra” guardano i privati nel loro appello alla Regione in cui rimarcano “il proliferare di norme e regolamenti non sostenibili e attuabili che ci costringono a sollevare l’argomento ai massimi livelli e chiedere una nuova normazione uniforme sul territorio regionale che valga per tutti”.  

L’importanza della questione, anche e soprattutto proprio per i riflessi sulle liste d’attesa, non sfugge. Così come evidentemente, non è sfuggita al leghista a capo della commissione e al suo vice il piddino Daniele Valle, insieme all’occasione per bruciare sul tempo l’assessore di Fratelli d’ItaliaÈ inusuale ed è difficile trovare precedenti in tal senso, che una richiesta come quella avanzata dalla sanità privata trovi risposta prima nell’ambito legislativo rispetto ai tempi dell’esecutivo. Non c’è alcuna regola, ma specie su tematiche particolari come questa è difficile ricordare anche andando indietro negli anni una sorta di sorpasso come quello cui sta abituando il nuovo corso della IV commissione. 

L’apprezzabile e apprezzata (in questo caso dai mittenti della lettera) alacrità che il tandem Icardi-Valle, in una evidente consonanza istituzionale pur se su fronti politici opposti, sta emergendo fin dai primi passi della nuova legislatura. Già sulla vicenda degli algoritmi per gli infermieri del 118 le audizioni volute in commissione da Icardi arrivarono prima dell’incontro con i rappresentanti delle varie categorie promosso da Riboldi. Fatti simili mai accaduti nei cinque anni passati, ma lì a presiedere la IV commissione c’era Alessandro Stecco, della Lega come l’allora assessore. Il quale, ceduto il posto nella nuova giunta all’esponente di Fratelli d’Italia non ha fatto mistero fin dal momento della spartizione dei ruoli di ambire a quello che, effettivamente, avrebbe poi ottenuto a dispetto delle non nascoste “perplessità” del suo successore e i tentativi dei meloniani di prendere anche la guida della commissione. 

Sempre riandando indietro non si trovano precedenti di un assessore alla Sanità il quale, dismesso quel ruolo, sia passato a presiedere la commissione, forte di conoscenze della materia ed esperienze maturate che insieme a un’opportuna dose di tattica oggi paiono motivare le perplessità di Riboldi e i tentativi del suo partito di non lasciare la commissione nelle mani dell’alleato leghista. Tanto più all’ex assessore.

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