Dalla Liguria all'Anci: il campo largo perde e inguaia Manfredi. Così Bucci e Sala tirano la volata a Lo Russo
16:58 Martedì 29 Ottobre 2024Se c'è uno che potrebbe trarre vantaggio dalla disfatta ligure è il sindaco di Torino. Assieme al collega milanese agita la fronda del Nord e intanto l'ex rettore napoletano si ritrova a incarnare un'alleanza che perde ovunque. Si riaprono i giochi per via dei Prefetti
Non tutte le sconfitte vengono per nuocere. “Credo non sia certamente un risultato che soddisfa il centrosinistra. Guardiamo alle prossime competizioni regionali, che diventano a questo punto ancora più importanti. Credo sia utile riflettere su cosa gli elettori della Liguria hanno restituito nell’ambito di questa dinamica elettorale”. Stefano Lo Russo, sebbene nella consueta modalità circonvoluta, invita il centrosinistra a fare i conti con scelte politiche, prima ancora che strategiche, che rischiano di condannare Pd e alleati a una perdurante quanto inconcludente opposizione. Il sindaco di Torino conosce, per averle praticate in passato, la fatica e la solitudine del riformismo anche quando formule e fascinazioni – si pensi al “campo largo” – scaldano gli animi ma annebbiano la vista e impediscono di cogliere i dati della realtà. E la realtà, in Liguria, ha presentato il conto.
“Sicuramente è stato un risultato deludente per quanto riguarda l’esito”, ribadisce La Palice di Palazzo civico che ringrazia poi “Andrea Orlando di avere condotto una campagna in condizioni molto complicate. E mi congratulo con il sindaco Marco Bucci per questa vittoria”. Lo Russo con il collega della Superba in questi tre anni ha spesso incrociato le spade – in particolare sulla governance di Iren – provandone le asperità del carattere, al punto da descriversi al suo confronto come Mahatma Gandhi. Ma di Bucci riconosce e apprezza i tratti pragmatici e riformisti, gli stessi che vede carenti nella sua parte.
Valutazioni simili seppur espresse in un’analisi di ben altro spessore sono quelle di un altro collega, il milanese Beppe Sala. “A preoccuparmi è la composizione, la consistenza e la competitività della coalizione di centrosinistra, di cui parlo da mesi”, spiega l’inquilino di Palazzo Marino. “È un fatto politico rilevante e richiede una riflessione e una soluzione – aggiunge –. Il M5s, sotto il 5%, conferma che soprattutto al Nord non ci si può certo appiattire su un movimento che sta cercando un'identità e un principio di sopravvivenza”. Un harakiri. “Ma ciò che palesemente è deficitario nel centrosinistra è la forza centrale, quella moderata, pragmatica, capace di riforme, europeista, una nuova componente liberal, che al momento ha una rappresentanza non definita – spiega ancora –. È la lezione di questa tornata, ma in fondo è la lezione di questi ultimi anni”.
Secondo il sindaco di Milano, questo voto dimostra come “c’è una questione nord”. “È un dato oggettivo e bisogna avere il coraggio di sottolinearlo, al di là delle critiche che si possono sollevare, anche all’interno dell’area di centrosinistra, che è poi la mia parte politica di appartenenza – prosegue –. E, sia subito chiaro, non stiamo parlando della difesa degli interessi del Nord, la questione non va superficialmente liquidata in questo modo. Anzi. Perché se nella parte più industrializzata del Paese non si propongono prospettive e politiche di produzione, la si perde. E poi diventa più difficile lavorare tutti assieme per un grande piano di produttività per le zone meno industrializzate d’Italia”.
Un tema che sembra rilanciare la candidatura di un esponente di centrosinistra del Nord alla guida dell’Anci, al momento prenotata dal napoletano Gaetano Manfredi proprio in ossequio all’asse giallorosso dell’intesa tra Schlein e Giuseppe Conte. Un'alleanza che è risultata sconfitta in nove regioni su dieci e che ha vinto solo quando la candidata era espressione dei Cinquestelle, in Sardegna. Lo Russo lo pensa e lo desidera, Sala lo chiede a gran voce. Il sindaco di Torino che pure è (tornato) in corsa fa di tutto per volare basso, soprattutto per non essere bollato come “sconfitto” in un’eventuale contesa; quello di Milano dopo aver subito il veto del Nazareno e di gran parte del centrodestra si starebbe ritagliando il ruolo di pivot, magari per incassare crediti da spendere nel futuro.