SCENARI

Piemonte, rotta verso il porto. Cirio con Bucci vento in poppa

Attese le nomine dei presidenti delle Autorità Portuali. Al neogovernatore ligure spetterà dare il gradimento sulla scelta del ministro Salvini (e del vice Rixi). Da Torino si guarda alla riforma e a un posto nel board. Nel frattempo si rafforzano i legami politici

Da piazza de Ferrari a Palazzo San Giorgio, il tempo di mangiare una slerfa di focaccia. Nella mappa dei poteri della Liguria quel tragitto oggi, quando la strada imboccata dalla sinistra seguendo la segnaletica della magistratura s’è rivelata per il campo(santo) largo uno stretto caruggio da cui guardare, lividi e delusi Marco Bucci traslocare da Tursi, appunto, a de Ferrari, quel tragitto dunque appare una metafora della ricostruzione di ciò che si voleva (e si è tentato) demolire nella città che ha saputo ridarsi il suo ponte, dopo il tragico crollo del Morandi.

Nel palazzo della Regione da cui Giovanni Toti è stato costretto allo sfratto giudiziario, adesso c’è il nuovo inquilino e nell’altro, quello affacciato sul mare che fu antica sede proprio del Comune e poi del Banco di San Giorgio da cui il nome, si attende che termini l’ormai lungo periodo commissariale, aperto dopo le dimissioni di Paolo Emilio Signorini nell’estate del 2023, e arrivi di nuovo un presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. Oggi al vertice dell’authority c’è il contrammiraglio della Capitaneria di Porto Massimo Seno, subentrato al precedente commissario Paolo Piacenza indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta che aveva portato agli arresti di Toti e Signorini, ma questa effettivamente lunga fase di “reggenza” potrebbe durare non ancora a lungo. 

C’è chi spiega come le numerose manifestazioni di interesse, insomma le autocandidature per la presidenza dell’autorità arrivate al ministero di Matteo Salvini, dove sul fronte dei porti sta il suo vice e compagno di partito Edoardo Rixi tra i papabili candidati prima dell’investitura meloniana di Bucci, siano rimaste chiuse nelle buste telematiche proprio in attesa del voto di domenica e lunedì scorsi. 

Una lettura forse troppo illuminata dalla Lanterna, visto che in attesa di avere un nuovo presidente ci sono altre otto authority, ma certo è che adesso con un governatore e, a breve, una nuova giunta la Regione sarà nei suoi pieni poteri per dare quel gradimento sulla figura la cui scelta resta comunque in capo al Governo e, dunque, al ministro. Come fu per Signorini, nominato dall’allora titolare dei Trasporti del giallorosso Conte2 la piddina Paola De Micheli.

Un ritorno al futuro per il porto che passa anche per un ripristino della sua governance “naturale” e tra i mille sguardi della politica e dell’economia che quella scelta e la sua attesa accende c’è, naturalmente, pure quello che oltre l’Appennino e dal quarantesimo piano del grattacielo del Lingotto da tempo riserva alle faccende portuali il governatore del Piemonte. Insieme a Bucci aspettando l’esito del voto, Alberto Cirio mostra il suo agio e non meno le sue idee e aspirazioni osservando le banchine come guarderebbe munifiche tartufaie nelle brume delle sue Langhe.

Il fido e corpulento Angelo Vaccarezza, già suo assistente all’europarlamento e figliol prodigo azzurro riportato proprio da lui nelle file berlusconiane dopo l’esperienza arancione con Toti, come testa di ponte su piazza de Ferrari, il presidente del Piemonte da lunedì pomeriggio non ha certo la faccia un po’ così dopo aver visto Genova. Semmai, per dirla ancora con Paolo Conte, quella da italiano in gita. Che poi di fare il turista, a parte le vacanze estive a Ponente, non ha affatto intenzione. Eh no, per il governatore al suo secondo giro, la Liguria e ancor più il suo porto sono una propaggine del Piemonte sul mare o viceversa. 

Banchina asciutta, l’idea rivoluzionaria negli anni Cinquanta dell’armatore Giacomino Costa che tirò su, nella piana di Rivalta Scrivia, la Città delle Merci, antenata degli attuali interporti, cresciuti come funghi per accogliere e movimentare container cui lo spazio non basta mai, tantomeno nella regione stretta tra monti e mare dove si deve fare un’enorme diga foranea per consentire l’ingresso a navi che oggi non potrebbero, come quelle ventidue recentemente ordinate dall’armatore Giovanni Aponte, roba da oltre 5 miliardi di dollari che al confronto il glorioso Secolo XIX, comprato pure quello, pare un motoscafo, seppur un lussuoso Riva.

Cirio sa bene quanto possa essere strategica e in parte lo sia già la sua regione nel futuro del porto, anzi dei porti liguri con Savona-Vado insieme a Genova. Non fa mistero, fin da quando cinque anni fa ha preso a guidare il Piemonte, delle sue aspirazioni di vedere ancora più stretto il legame tra le due regioni, soprattutto su quel fronte del porto che passa per il retroporto, senza tuttavia restare nel retro. Culla da tempo, il governatore piemontese, l’idea di poter vedere nella futura riforma della portualità la strada su cui condurre un rappresentante del Piemonte nel Comitato di gestione, il board dell’authority dove ora siedono membri indicati dai Comuni di Genova e Savona, dall’Autorità Marittima e dalla Regione Liguria.

Un cantiere, quello della riforma, che potrebbe aprirsi in primavera con lavori in cui, chissà mai, potrebbe anche entrare una modifica che apra alla presenza nel board di rappresentanze di Regioni contigue e legate in maniera pesante con quelle sede dei porti. Un iter che, tuttavia, non può prescindere nell’agenda proprio dalla designazione dei nuovi vertici delle nove authority. Decisioni attese e per quella che riguarda Genova, la vittoria del centrodestra segna un ulteriore rafforzamento dell’asse con il Governo anche su questo tema, per nulla scontato fino a ieri l’altro. Salvini, Rixi, Bucci e in prospettiva il suo successore nella carica di primo cittadino con il candidato designato nell’attuale vicesindaco Pietro Piciocchi. Pronto a sbarcare a Palazzo San Giorgio il nuovo presidente, questo equipaggio è ciò che di meglio Cirio non potrebbe chiedere, lui governatore di una regione senza mare ma pronto e abile come pochi a cavalcare l’onda.

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