LA SACRA RUOTA

In fuga dall'auto: un'azienda su dieci è pronta a mollare

Il 12% delle imprese medita di lasciare il settore a favore di aerospazio o medicale. Il crollo degli ordinativi e le incertezze sul futuro pesano sempre di più. I contraccolpi sull'occupazione. Tutti i numeri del rapporto Anfia

In fuga dall’automotive. Le imprese della componentistica auto sono pessimiste, il 12% valuta addirittura l’uscita dal settore. Emerge dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana dell’Anfia e della Camera di Commercio di Torino. Il 2024 viene considerato come “anno di arretramento per tutti i vari indicatori economici”, a partire dal fatturato che vede appena il 23 percento degli operatori dichiarare una crescita e il 55 percento una diminuzione. La maggiore debolezza viene avvertita soprattutto per gli ordinativi interni (previsioni di contrazione per il 57 percento delle imprese), ma anche sui mercati esteri dove si attende una diminuzione sugli ordinativi per il 50 percento degli operatori. In pochi sembrano scommettere sul futuro.

Per un’impresa su tre è prevista una contrazione dell’occupazione, ma il quadro negativo si evidenzia anche per gli investimenti fissi lordi, per i quali il saldo tra prospettive di crescita e di decremento risulta pari al -19%. Attese sfavorevoli riguardano tutte le categorie di operatori, tranne il cluster degli specialisti dell’aftermarket (il settore relativo alla produzione, distribuzione e vendita di pezzi di ricambio e accessori, e alla manutenzione e riparazione degli autoveicoli).

Il quadro in Piemonte, in termini prospettici, si mostra ancora più negativo per tutti gli indicatori: in particolare per gli ordinativi interni ed esteri e per il fatturato. I piani di sviluppo delle imprese appaiono in larga misura influenzati dall’instabilità del quadro economico europeo (l’87% gli attribuisce una rilevanza almeno media) e dalle strategie delle case automobilistiche europee (l’82%, ma di alta rilevanza per il 55%). “Il dato preoccupante è quel 12% di aziende che ritiene possibile uscire dal settore automotive, si stanno creando altre opportunità come aerospazio, medicale, macchine movimento terra e nautica. Si perde storia, cultura, competenze, tecnologie che sono nate in Piemonte” spiega Nicola Scarlatelli, vicepresidente della Camera di Commercio di Torino.

“Con il governo è stato come aspettare Godot che non arriva mai. Abbiamo fatto un lavoro di un anno e alla fine, in un momento difficile per il settore, vediamo questo nonsense politico per cui è sparito il fondo automotive che è molto importante. Le risorse economiche sono fondamentali per accompagnare il percorso di transizione” ha detto Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia in una tavola rotonda sull’Osservatorio automotive. “Andremo dal ministro Urso il 14 novembre. Chiederemo di mettere un focus sulla componentistica perché temo che siamo alla vigilia di profonde ristrutturazioni. Il percorso della legge di bilancio dice che Palazzo Chigi deve costruire una cabina di regia mettendo insieme tutti i ministeri competenti come quello del Lavoro e quello della Ricerca e Università”.

PIEMONTE - Il Piemonte si conferma il territorio con il maggior numero di imprese insediate (il 33,6%), a cui seguono la Lombardia (il 27,0%) e l’Emilia-Romagna (il 10,4%). Nel Nord Est si distingue il Veneto (il 9,0%), nel Centro Italia la Toscana (il 3,0%) e nel Mezzogiorno (isole comprese) la Campania (il 3,4%). Alle imprese con sede in Piemonte è riconducibile il 34,7% del fatturato e il 33,1% degli addetti. Nel 2023 le 713 imprese piemontesi hanno generato un fatturato di 20,4 miliardi di euro circa e dato lavoro a 56.356 addetti. La dinamica del fatturato, nonostante i segnali di difficoltà già emersi nella seconda parte dell’anno, si è mantenuta complessivamente positiva con una crescita media del +5,9%. A questo andamento hanno contribuito soprattutto gli E&D, ma la situazione cambia man mano che ci si allontana dai vertici della catena di fornitura: i subfornitori delle lavorazioni hanno subito una contrazione del fatturato pari al -8%. Il dato sugli addetti ha registrato una riduzione del -1,6% fra 2022 e 2023, da imputare principalmente al segmento dei sistemisti e modulisti (-11,2%), dove converge un terzo circa della forza lavoro impiegata dalle imprese della filiera piemontese.

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