POLITICA & GIUSTIZIA

"Santanchè sapeva ma ha taciuto. Su Visibilia va processata"

I pm ribadiscono la richiesta di rinvio a giudizio per la ministra del Turismo, accusata di falso in bilancio: "Gravi irregolarità". Respinte le eccezioni della difesa. Un ex manager patteggia. E gli ex azionisti di minoranza vogliono il risarcimento dei danni

“Tutti sapevano e tutti hanno taciuto”, compresa Daniela Santanchè, in relazione alle presunte irregolarità sui conti. Lo hanno affermato, da quanto si è saputo, i pm di Milano Marina Gravina e Luigi Luzi nel loro intervento nell’udienza preliminare, a porte chiuse, con cui hanno ribadito la richiesta di processo per falso in bilancio per la ministra del Turismo e altri imputati per il caso Visibilia.

Oltre a Santanchè il procedimento riguarda altri 15 fra familiari, manager e sindaci che hanno lavorato nelle sue aziende, Visibilia Editore spa, Visibilia Editrice srl e Visibilia srl in liquidazione. Davanti al gup di Milano, Anna Magelli, questa mattina l’ex membro del cda della Editore, Federico Celoria, ha chiesto di patteggiare mentre è stata discussa la posizione dell’ex consigliere, Massimo Cipriani, non presente alla scorsa udienza per un legittimo impedimento. Le difese degli imputati – fra cui il compagno di Santanchè, Dimitri Kunz D’Asburgo, l'ex compagno Canio Giovanni Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero – hanno presentato a inizio udienza eccezioni sulle modalità con cui è avvenuta la notifica degli avvisi di conclusione indagini preliminari da parte dei pm. Dopo una breve camera di consiglio il gup le ha respinte con ampie motivazioni.

I pm hanno preso parola raccontando la genesi del procedimento con l’esposto contro le “gravi irregolarità” presentato nel 2022 dalla cordata degli azionisti di minoranza della Editore spa guidata dal finanziere Giuseppe Zeno. Assistiti dagli avvocati Antonio Piantadosi e Nicla Castelluccio in tre di loro si sono costituiti parte civile lamentando di aver subìto un danno da oltre 179mila euro (Zeno) investendo nelle azioni del gruppo. Ciò sarebbe avvenuto a causa della rappresentazione “assolutamente falsa” dei bilanci e delle scritture contabili fra 2016 e 2022. Con una “regolare gestione” e una “corretta informazione sullo stato economico” l’azionista ritiene che avrebbe saputo della “catastrofica” situazione aziendale si legge nella richiesta di costituzione di parte civile, e non avrebbe mai acquistato alcun “titolo sul mercato azionario”. Secondo le accuse della Procura di Milano Santanchè, alla guida delle aziende fino al 2021-22, assieme ai suoi manager, avrebbe contribuito a nascondere “al pubblico le perdite” milionarie e la “sistematica incapacità” delle sue aziende di “produrre reddito” con “piani industriali ottimistici” approvati dal cda per evitare sia le “costose ricapitalizzazioni” che le gestioni più prudenti dei conti.

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