ANNI DI PIOMBO

Sparatoria alla Cascina Spiotta, processo ai capi storici delle Br 

Era il 1975, nel conflitto a fuoco persero la vita l'appuntato dei carabinieri d'Alfonso e Mara Cagol, compagna di Curcio e sodale di Moretti. A cominciare dal 25 gennaio gli ex brigatisti saranno processati da una Corte d'Assise

È un “processo storico”, se non altro per i quasi cinquant’anni trascorsi dallo svolgimento della drammatica vicenda, quello contro i capi storici delle Brigate Rosse, Renato Curcio e Mario Moretti, e contro il militante Lauro Azzolini, per la sparatoria del 1975 alla Cascina Spiotta, nell’Alessandrino, dove perse la vita l’appuntato dei carabinieri Giovanni d'Alfonso. Oggi, a Torino, è stato disposto il rinvio a giudizio per gli ex Br che, a cominciare dal 25 gennaio, saranno processati da una Corte d’Assise. Un quarto imputato, Pierluigi Zuffada, è stato prosciolto perché l’accusa, così come formulata dalla procura, è stata considerata prescritta.

“Non è un processo storico, ma un processo dovuto alla ricerca di verità e giustizia su cosa accadde quel giorno e in quegli anni”, contesta l’avvocato Sergio Favretto, che assiste Bruno D’Alfonso, figlio del carabiniere ucciso che aveva 11 anni quando il padre fu ucciso e si è costituto parte civile con le sorelle. “Quella scritta oggi è la prima pagina di una nuova verità sul conflitto a fuoco – aggiunge il legale –. Ma c’è di più: il dibattimento sarà importante anche per ricostruire cosa accadeva nel covo della Spiotta che non fu solo un punto d’appoggio per il sequestro ma un posto dove si trovavano le colonne delle Brigate rosse e facevano progetti”.

La sparatoria alla Cascina Spiotta, vicino ad Acqui Terme, risale al 5 giugno 1975, dopo il primo sequestro Br a scopo di autofinanziamento, era stato rapito l’industriale dello spumante Vallarino Gancia. Il conflitto a fuoco si concluse con la morte del carabiniere Giovanni D’Alfonso e di Mara Cagol, capo della colonna torinese e moglie del fondatore, Renato Curcio.

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