Elkann bussa a Palazzo Chigi ma Meloni (per ora) non apre
07:00 Giovedì 31 Ottobre 2024Dopo aver mollato una sberla al Parlamento (e agli italiani) il presidente di Stellantis si affida a un "ambasciatore" per essere ricevuto dal presidente del Consiglio. Una dinastia che si crede istituzione. La premier non lo ha mai voluto incontrare
Dopo il gran rifiuto opposto al Parlamento John Elkann bussa al portone di Palazzo Chigi. Non certo un’andata a Canossa, quella che ha in mente il rampollo dell’Avvocato, piuttosto il tentativo di rompere il fronte delle ostilità che sta stringendo come una garrota Stellantis affrontando l’esponente politico considerato, a torto o a ragione, se non il principale nemico di sicuro il più sfrontato antipatizzante: Giorgia Meloni. Un incontro “istituzionale” con la premier e non quella convocazione unilaterale, come invece chiedono molte forze politiche e sindacali, che suonerebbe come un’insopportabile mortificazione. Le parole pronunciate ieri sera a Porta a Porta rivolgendosi proprio al presidente di Stellantis sono state piuttosto severe, as usual: “Temo che non conosca il funzionamento dello Stato italiano – ha affermato Meloni –. Mi sarei aspettata un maggiore rispetto per il Parlamento”. E sul merito del rapporto tra Governo e Stellantis non ha mostrato aperture significative: “Un dialogo che continueremo a fare come facciamo con tutti, senza sudditanza né condizionamenti”.
E così, mentre la politica trova una singolare unità nel censurare l’atteggiamento di colui che si ritiene prosecutore di quella dinastia regnante e come tale da trattare al pari di un’istituzione, Elkann vorrebbe incontrare la premier, al più presto, prima che la situazione precipiti ulteriormente. Nelle ultime ore ha affidato la missione a una persona di sua stretta fiducia. Compito non facile visto che la Meloni, nei due anni a Palazzo Chigi, mai lo ha incontrato e mai ha lasciato trapelare il desiderio di farlo, tutt’altro. Caso raro, forse unico, fra i presidenti del consiglio. E non solo nella storia repubblicana: dal bisnonno in poi è stata una tradizione, con la scusa della presentazione dell’ultimo modello uscito da una delle fabbriche del gruppo, la visita al Capo di governo in carica.
L’erede dell’Avvocato aveva perfino indossato la mascherina quel 20 gennaio del 2022 pur di varcare il portone di piazza Colonna per incontrare Mario Draghi. “Nessun dettaglio sull’incontro” batterono all’epoca le agenzie. Quattro anni prima, il 13 settembre 21018, insieme al ceo di Fiat Chrysler Michael Manley, il futuro presidente di Stellantis era stato ospite a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte proprio per presentargli il nuovo amministratore delegato. Poco più tardi sarebbe salito al Colle per un incontro con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Prima di Draghi e Conte era toccato a Mario Monti, Paolo Gentiloni passando per Enrico Letta e Matteo Renzi.
Meloni no, fino ad oggi nessun incontro. Tra i primi consigli ricevuti dai suoi più stretti e fidati consiglieri appena insediatasi ci fu proprio quello di non incontrare l’erede della Sacra Ruota. Complotti, trappole, diffidenze, inopportunità e altro ancora alla base di quell’indicazione che, vera o verosimile, viene comunque confermata dai fatti. Sarà che l’ultima automobile presentata (a Mattarella), la 500 elettrica, risale al 2020, ma anche quando si è trattato di salire di gamma con un’altra elettrica in questo caso la Ferrari da mezzo milioni di euro Elkann a Maranello ha ricevuto Mattarella.
Difficile supporre che in questi due anni il presidente di Stellantis non abbia cercato ciò che, evidentemente da Palazzo Chigi, gli è stato negato, facendo intendere che non fosse cosa. Adesso, dopo quello che non può che essere letto come un pesante sgarbo istituzionale verso il Parlamento e, si sottolinea da ogni parte, verso tutti gli italiani, sarà meno complicato incontrare la premier? Difficile. Lui, comunque sia, ci prova. E lo sta facendo avendo affidato la discretissima e difficilissima missione ad Antonio Vella, direttore delle relazioni istituzionali di Gedi, il gruppo editoriale di famiglia. Irpino di nascita e romano di adozione, laureato in economia alla Luiss, un master in relazioni istituzionali, specializzato in intelligence economica e sicurezza nazionale, Vella ha rivestito ruoli di rilievo in Comin & Partners dove ha guidato e sviluppato il team di public affairs, poi in Eni dove si è occupato di rapporti con il Governo ed il Parlamento. Insomma, la figura giusta, almeno dal curriculum, per provare a praticare una breccia nel muro che fino ad oggi ha diviso Elkann da Meloni.
Una missione con regole di ingaggio ben precise, tra cui quella di connotare l’auspicato faccia a faccia come ciò di più lontano da qualcosa che somigli a una convocazione a Palazzo (Chigi), per non dire possa far aleggiare la pur minima ombra di “sudditanza”. Curiosa, ma non tanto da sorprendere vista l’impronta che la Famiglia ha sempre avuto su queste cose, l’interpretazione del rapporto con le istituzioni che anche in questo tentativo di approccio traspare dalla visione del giovane Elkann.
Così mentre da una parte c’è l’atteggiamento arrogante di Stellantis ovviamente sempre unito all’immancabile richiesta di soldi attraverso gli incentivi e dall’altra una posizione pregiudiziale del governo nei confronti di quella che resta la maggiore azienda automobilistica del Paese e che come tale merita di essere trattata, Vella si sta muovendo nei Palazzi e nel sottobosco politico con quell’obiettivo sul cui raggiungimento nessuno oggi è pronto a scommettere.
Mentre sindacati e una parte della politica dicono basta agli inutili tavoli apparecchiati dal ministro Adolfo Urso e chiedono che sia proprio Palazzo Chigi, dopo il Parlamento a convocare Stellantis, di rispondere a una convocazione Elkann non mostra alcuna intenzione. Il rampollo vuole incontrare la Meloni, come minimo, da pari. E per farlo, oltre ad affidare l’incarico all’uomo che ha pratica e consuetudine con i Palazzi della politica, di suo ha già fatto alcune mosse sull’area moderata della maggioranza, peraltro senza evidenti risultati. In tal senso è facile leggere la massima disponibilità di interlocuzione mostrata con il governatore del Piemonte Alberto Cirio (così come con il sindaco di Torino Stefano Lo Russo), anche se risece difficile immaginare l’attento presidente della Regione rischiare di mettersi in rotta con la Meloni per Elkann. Così come non va sottovalutato il peso di un’altra famiglia, quella dei Berlusconi, mai troppo amata dall’altra, nelle eventuali azioni sulla premier da parte di Forza Italia, Antonio Tajani in testa. Un’operazione pressoché impossibile già prima, figurarsi dopo lo schiaffo al Parlamento. Mentre il presidente di Stellantis prova a ottenere un incontro a sua misura, chi può escludere che la premier con una convocazione a Palazzo Chigi, decida che è il momento per la mossa del cavallo?