Il Centro in Liguria c’era. Eccome
Giorgio Merlo 10:14 Giovedì 31 Ottobre 2024
C’è una certezza, tra le tante, che è emersa dal recente voto ligure. Il voto centrista – poco o tanto che sia è indifferente – ha scelto seccamente la coalizione di centrodestra. O meglio ancora, come ci dice anche l’Istituto Cattaneo, si è riconosciuto nel profilo centrista, civico e moderato della candidatura a presidente di Marco Bucci. Accanto a questa considerazione, sufficientemente oggettiva e fondata, il voto centrista e moderato ha premiato la coalizione di centrodestra votando quelle liste che avevano, appunto, un riconosciuto profilo politico centrista.
Ora, se vogliamo essere onesti, non possiamo non dire che anche nella coalizione delle sinistre che appoggiava il candidato Andrea Orlando c’era una lista dichiaratamente centrista. Ed era quella che vedeva l’alleanza tra Azione, il partito di Calenda, i repubblicani europei, l’alleanza civica Liguria e altre sigle centriste. Una lista che ha ottenuto, però, l’1,7% dei consensi. E questo al di là del peso che avrebbe potuto avere l’eventuale lista del partito personale di Renzi alleato con i populisti di Conte e via discorrendo. Con i se, come ovvio, si ragiona solo al bar, al dopolavoro o allo stadio. Ma il vero elemento politico che emerge in tutta la sua ruvidezza e chiarezza è che l’elettorato centrista e moderato, poco o tanto che sia, ha scelto quella coalizione che proprio sotto il profilo politico, culturale e programmatico è più affine. Ovvero la coalizione di centrodestra. Del resto, quando un’alleanza come quella messa in campo dalle 3 sinistre - quella radicale e massimalista della Schlein, quella populista e demagogica di Conte e quella estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis - si caratterizza molto sotto il profilo politico e ideologico, è di tutta evidenza che raccoglie molti consensi in quell’area e, al contempo, è destinata a perdere un’altra fetta di elettorato storicamente poco incline verso quella prospettiva. E questo è puntualmente capitato con le elezioni regionali della Liguria che hanno registrato un’ottima performance elettorale del Pd della Schlein, un esito discreto per il partito della sinistra verde e di sinistra e un esodo pressoché totale del voto centrista verso i lidi della coalizione guidata dal sindaco di Genova Bucci.
Il vero dato politico, di conseguenza, che non si può non cogliere è molto semplice da spiegare perché balza agli occhi di qualsiasi osservatore che non sia viziato da pregiudizi politici o da pregiudiziali ideologiche. E cioè, se il profilo della coalizione guidata dalla Schlein è molto simile ad una sorta di neo “fronte popolare” o ad un “campo largo” che esprime un profilo autenticamente riconducibile a tutto ciò che caratterizza l’universo della sinistra italiana, è persin naturale, nonché scontato, che l’elettorato centrista del nostro paese sceglie un’altra ricetta politica e un’altra prospettiva culturale e programmatica. E lo fa silenziosamente e senza polemica alcuna. Per la semplice ragione, appunto, che il Centro e la stessa “politica di centro” sono storicamente e quasi ontologicamente alternativi rispetto a quel progetto politico. Non dobbiamo scomodare nessun politologo, nessun ricercatore di flussi elettorali e nessun sociologo per spiegare un dato politico che nel nostro paese è chiaro sin dal secondo dopoguerra. Con buona pace del sindaco di Milano che, al riguardo, si sta agitando troppo dimostrando poca conoscenza delle costanti storiche e strutturali del sistema politico italiano.