L'Anci e le primarie
Giorgio Merlo 10:44 Giovedì 14 Novembre 2024
Dunque, se abbiamo ben capito, le primarie sono e restano – giustamente – un elemento costitutivo dell’identità politica, culturale ed organizzativa del Pd. Una sorta, cioè, di dogma laico. Ma per scegliere il prossimo presidente nazionale dell’Anci al congresso di Torino pare che non sia la strada più gettonata. Anzi, che non servano assolutamente.
Ora, conosciamo – almeno dai resoconti giornalistici – la posta in gioco. Si tratta di scegliere tra due candidati alla presidenza dell’Anci. Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo o quello di Napoli Gaetano Manfredi. La segreteria nazionale del Pd Elly Schlein opta per quello di Napoli perché garantisce maggiormente la tenuta del cosiddetto “campo largo” con l’appoggio dei populisti dei 5 stelle da un lato e anche perchè, forse, non dimentica chi l’ha votata e chi no al congresso del Pd del marzo 2023 dall’altro. Ma, al di là di questo fatto, resta misteriosamente irrisolto – almeno sino ad oggi – un elemento che francamente incuriosisce. E cioè, se le primarie restano un “totem” della presenza stessa del Pd nell’agone politico contemporaneo, perchè non vengono immediatamente scelte quando sono addirittura richieste dalla stragrande maggioranza dei sindaci italiani? E anche, e soprattutto, dai sindaci del Pd? Una domanda apparentemente banale che non trova, però, una riposta chiara e altrettanto convincente.
Ecco perchè, al di là tante chiacchiere sul rinnovamento, sul cambiamento e sul nuovo modo di far politica di un esponente del movimentismo come Schlein, forse è arrivato anche il momento per dire una verità molto semplice se non addirittura oggettiva. E cioè, quando si arriva al potere – e giustamente e anche comprensibilmente – la selezione dei ruoli di chi deve contare nel partito o nelle istituzioni viene direttamente fatta da chi comanda nel partito. Nel caso specifico, dal segretario/a nazionale. Con tanti saluti a tutti quegli strumenti democratici, partecipativi, assembleari che vengono decantati ed esaltati nei dibattiti pubblici per galvanizzare le platee di chi confonde la politica con la “democrazia dell’applauso”, per dirla con Norberto Bobbio.
E il caso della scelta del presidente dell’Anci – che, comunque sia, è una postazione di potere di straordinaria importanza – sempre che non intervengano elementi che rimettano tutto in discussione favorendo un metodo democratico e partecipativo, non è altro che la conferma della verticalizzazione della prassi politica contemporanea. Ovvero, tutto viene deciso e scelto dall’alto. Anche da quelli che predicano a reti unificate che sono diversi da tutti gli altri perché interpretano in modo assoluto ed esclusivo la cultura democratica. E, se il buongiorno si vede dal mattino come si suol dire, questo è anche un avviso ai naviganti in vista delle prossime elezioni politiche. Le primarie, cioè, vanno bene come strumento propagandistico ma quando si devono scegliere i posti di potere come le prossime candidature al Parlamento, scatta un meccanismo molto più semplice e molto più antico. Quello che passa sotto il nome di “fedeltà”. Tradotto per i non addetti ai lavori. Chi mi è amico e fedele è favorito. Chi mi è ostile e potenzialmente disubbidente salta un giro. A volte è tutto molto più semplice di quel che appare. Basta dirlo senza tanta enfasi e, soprattutto, senza la solita collaudatissima ipocrisia.