FASCE TRICOLORI

Lo Russo "sindaco capace, può guidare l'Anci". Arriva il bacio della morte di Tajani

Mentre Schlein tace e nel Pd vige la consegna del silenzio, il vicepremier forzista pronuncia un felpato endorsement per il primo cittadino di Torino. Il rischio di arrivare senza un accordo al voto di martedì al Lingotto. In calo l'ipotesi di primarie

A tre giorni dall’apertura dell’Assemblea nazionale dell’Anci a Torino che dovrà eleggere il successore di Antonio Decaro, nel frattempo eletto a Bruxelles, non c’è accordo sul nome. La situazione è in stallo su due nomi: il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il padrone di casa, Stefano Lo Russo. L’unica che potrebbe sciogliere il nodo è la segretaria del Pd, Elly Schlein, che però ha fatto sapere che se ne occuperà dopo le elezioni amministrative in Umbria ed Emilia-Romagna, cioè a ridosso dell’appuntamento.

E così mentre nel Pd – che per numero di amministratori è l’azionista di maggioranza dell’associazione – pare viga la consegna del silenzio a parlare sono esponenti del centrodestra. “Il sindaco di Torino, anche se non appartiene alla mia forza politica, è una persona che io stimo e lo considero un sindaco capace, ha le carte in regola per farlo – afferma Antonio Tajani, oggi a Torino per la Colletta Alimentare –. Ci sono altri sindaci, sempre dello stesso schieramento politico, che sono capaci, vedremo quali saranno anche le proposte che faranno le parti politiche”. Insomma, spetta al centrosinistra l’indicazione su questo non ci piove, ma di fronte al precipitare degli eventi i partiti di governano iniziano a scalpitare. Quella che fino a poche settimane fa sembrava poco più di una formalità si è attorcigliata: prima con la sparata di Beppe Sala contro i “salotti” nei quali si sarebbero prese decisioni sulla testa dei sindaci – in particolare a casa Bettini – poi con le tensioni registrate a Napoli sulla posizione assunta dal fratello di Manfredi, consigliere regionale, nella partita della Regione Campania. Vicende che hanno intaccato i consensi bipartisan sull’ex rettore della Federico II e ridato fiato al vento del Nord.

È una vigilia tutt’altro che serena sulla quale pende l’incognita delle regionali e le scelte della segretaria del Pd. Perché se le urne non dovessero dare l’esito sperato, l’Anci sarebbe solo l’ennesima bega da risolvere.  Intanto, l’ipotesi di ricorrere a delle primarie informali tra gli amministratori del Pd sembra perdere quota, ma non è ancora del tutto scartata.

Manfredi in un primo tempo aveva ottenuto il placet o la non ostilità di big di Forza Italia, da Massimiliano Martusciello a Maurizio Gasparri, sembra ora troppo schiacciato sul “campo largo”, al contrario di Lo Russo che da esponente “riformista” si è contraddistinto per essere stato il più strenuo oppositore nella giunta Appendino. Un nome, quello dell’inquilino di Palazzo civico, difficile da mandare giù al Nazareno. “È sicuramente in corsa, diciamo che per noi non è invotabile”, conferma Tajani spinto all’endorsement dal suo vice, il governatore del Piemonte Alberto Cirio. Nell’attesa di martedì, quando alle 12,30 è fissata la votazione al Lingotto, Lo Russo faccia come Vincenzo De Luca si compri un cornetto: quello di Tajani potrebbe essere il bacio della morte.

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