Produzione industriale in rosso, spettro recessione sul Piemonte
10:33 Mercoledì 20 Novembre 2024Per il terzo trimestre dell'anno la manifattura regionale registra una contrazione (-0,5%). Brutto presagio per l'anno prossimo. Il crollo dell'auto (-36%) zavorra Torino. Performance positive per l'agroalimentare. L'indagine di Unioncamere
La produzione industriale in calo per il terzo trimestre consecutivo. Dopo un 2023 di crescita, la manifattura del Piemonte sprofonda verso la recessione. Il settore tessile e quello dei mezzi di trasporto trascinano al ribasso l’industria di una regione che arranca a partire dal suo capoluogo, Torino. Nel periodo tra luglio e settembre la produzione industriale piemontese è calata dello 0,5% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, il fatturato delle imprese segna un calo dell’1,5% e gli ordinativi sono a -0,7%. Ogni indicatore dell’economia regionale segna una contrazione. Dati che suonano come un campanello d’allarme, ancor più se incrociati con quelli del pil nazionale, che nel terzo trimestre dell’anno ha registrato una variazione congiunturale nulla rispetto ai primi sei mesi, risultato peggiore dei principali partner europei e alla media dell’area euro. Sul capoluogo piemontese in particolare pesa il crollo dell'automotive: guardando alla produzione industriale del terzo trimestre 2024 rispetto al terzo trimestre 2023 il settore auto segna un -36,4%, mentre il calo è più limitato nella componentistica -3,4%, con l'aerospazio che dimostra vitalità (+4,9%). “Dai miei giri sul territorio vedo un tessuto ancora solido”, ha commentato l'assessore all'Economia del Piemonte Andrea Tronzano, ma “Torino fa storia a sé per via di Stellantis”.
“Questo andamento, sebbene contenuto rispetto a precedenti periodi di incertezza, merita un’attenta analisi e un monitoraggio costante. La nostra regione sta cambiando pelle: dobbiamo tenerne conto nella programmazione politica ed economica – commenta il presidente di Unioncamere Piemonte Gian Paolo Coscia –. Per far crescere gli investimenti e la capacità produttiva, nel bel mezzo di una fase di decarbonizzazione dell’economia, dobbiamo continuare a puntare sulla semplificazione burocratica, il potenziamento della rete infrastrutturale e il reskilling del personale”.
Come detto, a soffrire di più sono le industrie tessili e dell’abbigliamento e quelle dei mezzi di trasporto che scontano un calo dei livelli produttivi rispettivamente del 5,6% e del 4,4%, a conferma della tendenza rilevata nel precedente trimestre dell’anno. Un andamento che affossa, a livello territoriale, il Torinese (-1,7%) e la provincia di Biella (-3,4%) per la peculiarità dei rispettivi tessuti industriali (nel capoluogo l’auto, nel Biellese il tessile). Il comparto alimentare è ancora quello che evidenzia la dinamica migliore, con una crescita del 3,4% e così si spiega la buona performance delle province di Cuneo (+1,8%). Le industrie elettriche ed elettroniche invertono la tendenza dei primi due trimestri dell’anno, mettendo a segno un aumento dei livelli produttivi del 2,3%, mentre lo sviluppo dell’1,6% registrato dalle industrie chimiche e delle materie plastiche segue i buoni risultati dei primi sei mesi dell’anno. I livelli produttivi delle industrie meccaniche (+0,2%) e del legno/mobile (stabile) sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al periodo luglio-settembre 2023, mentre i metalli (-3,5%) scontano un calo di intensità superiore a quello medio regionale.
Sotto il profilo dimensionale, solo le piccole imprese (10-49 addetti) registrano ancora un risultato positivo, con una variazione tendenziale del livello della produzione del +0,2%. Le realtà aziendali di medie dimensioni (50-249 addetti) scontano una flessione contenuta (-0,2%); il calo appare, invece, più marcato sia per le micro imprese (fino a 10 addetti, -0,8%), sia per le aziende con oltre 250 addetti, che scontano una diminuzione dei livelli produttivi dell’1%.