Stellantis, da Urso la solita solfa: "Aspettiamo un piano Italia"
16:11 Mercoledì 20 Novembre 2024Nel rispondere al question time alla Camera il ministro conferma l'assenza di strategie del governo che non sia quella dello scontro con il gruppo. E minaccia: "Solo con risposte convincenti e assertive sarà possibile andare avanti assieme"
Entro il prossimo 16 dicembre Stellantis deve sottoporre al Governo un “piano Italia convincente e sostenibile”, fatto di numeri e impegni. E solo se l’azienda porterà “risposte convincenti e assertive” allora sarà possibile andare avanti assieme, “sarà possibile, con il concorso di tutti gli attori supportare il percorso definito dall’azienda”. Proprio mentre arrivano le notizie della richiesta della cassa integrazione a Termoli e Mirafiori di fatto chiude fino a dopo le festività natalizie, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, tiene ferma la barra del Governo su Stellantis di fronte alle opposizioni che lo incalzano. E a cui ribatte che l’azione del ministero segue esattamente l’indirizzo definito dalle mozioni approvate alla Camera su Stellantis.
C’è infatti la data del 16 dicembre assegnata all’azienda perché presenti al tavolo ministeriale “un piano Italia convincente e sostenibile e che preveda investimenti negli stabilimenti del nostro Paese, come richiesto dalle mozioni, e precisi quante risorse intende investire in Italia”. Il piano dovrà anche dire come Stellantis intende sviluppare i contratti di sviluppo negli stabilimenti italiani “garantendo una significativa tutela occupazionale” e dovrà dare “certezza” su tempi e modalità di realizzazione della Gigafactory di Termoli. Il piano dovrà anche contenere la risposta alla richiesta di destinare la nuova piattaforma produttiva per vetture di piccola dimensione che contribuirebbe ad aumentare la sostenibilità delle imprese della componentistica italiana. Ricordati questi punti, Urso avvisa: “Solo se vi saranno risposte convincenti e assertive su questi punti sarà poi possibile, con il concorso di tutti gli attori, supportare il percorso definito dall’azienda”.
In quella sede è stato anche anche annunciato il raddoppio del fondo Automotive oggi da 200 a 400 milioni di euro a cui si aggiungono il residuo dei precedenti piani di incentivi che ammontano a 240 milioni di euro, così da arrivare nel 2025 a 640 milioni di euro “che destineremo interamente a sviluppare la filiera della componentistica per accompagnarla nella transizione energetica – ha proseguito Urso –. Inoltre, per favorire i contratti di sviluppo destinate alle filiere strategiche e quindi anche all’automotive, ho firmato un decreto ministeriale che dà una dotazione iniziale di 500 milioni di euro. In questo modo le risorse per i contratti di sviluppo, per gli investimenti delle imprese dell’automotive nel prossimo anno saranno di 1,1 miliardi di euro”.
Ma la crisi va ben oltre i confini italiani. “Dobbiamo dirlo con franchezza, il problema sta in Europa: Ford ha intenzione di tagliare 4000 lavoratori in Europa, 3000 soltanto in Germania. Volkswagen ha già che ha annunciato che chiuderà tre dei dieci stabilimenti in Germania: decine di migliaia di loro operai dipendenti ingegneri sono stati licenziati o saranno in procinto di essere licenziati nelle Fabbriche europee. Il problema è in Europa, nelle folli regole che l’Europa ha imposto alle proprie imprese, al proprio lavoro. Per questo abbiamo definito con il governo Ceco un position Paper che modifica la traiettoria confermando gli obiettivi sempre più difficile ambiziosi e sfidanti del 2035. Questo position paper sarà presentato nel Consiglio competitività del prossimo 28 novembre, noi ci auguriamo che sia condiviso così sembra possibile, dalla maggioranza dei paesi europei, così da cambiare queste regole folli che stanno imponendo alle imprese il taglio e il licenziamento e la cassa integrazione per mantenersi sotto la proporzione di auto vendute tra auto elettriche e auto endotermiche che dal 1 gennaio 2025 ove non fosse raggiunto quello obiettivo, porterebbe a multe pari a 15 miliardi di euro a un macigno che schianterebbe l’industria dell’auto europea”, ha concluso Urso.