POLVERE DI (5) STELLE

Appendino pugnala e sfida Conte: "Non con il Pd, ci sta fagocitando"

L'ex sindaca di Torino tiene fede alla sua nomea di mantide pentastellata. Dopo aver sepolto Grillo, scaricato Di Maio, preso le distanze dalla vecchia guardia ora mette nel mirino la pochette di Giuseppi. Studia da leader ed è pronta a fare le scarpe a chiunque

O la va o spacca. Giuseppe Conte si dice pronto ad andare avanti con la sua linea politica o a “trarne le conseguenze” nel caso in cui le votazioni online sulla Costituente avessero un esito per lui negativo. Indietro non si torna, dice e ridice l’avvocato appulo: non è più tempo di vaffa, improponibile per un movimento che è stato al governo. “Nell’ambito di questo processo della Costituente” rientra anche “la nostra definizione di identità, la nostra collocazione, le possibili alleanze”, ed “è giusto che la comunità degli iscritti sia chiamata a valutare e a decidere. Ovviamente c’è stata una linea politica sin qui attuata: c’è stato un percorso. Se questo percorso verrà messo in discussione è giusto che il sottoscritto ne tragga tutte le conclusioni. Però l’unica cosa certa è che non si può soffocare questo processo”.

Il tempo stringe e “Nova”, com’è intitolata l’Assemblea che si riunirà a Roma, nella cornice di Palazzo dei Congressi, il 23 e 24 novembre, si avvicina. E il clima si surriscalda. Gli iscritti pentastellati dovranno scegliere se «condizionare le alleanze ad alcuni fattori da allegare al Codice etico» oppure «vietare ogni forma di alleanza». La prima opzione ha varianti importanti. Si può scegliere se condizionare le alleanze attraverso «un documento che dichiari i valori e i punti programmatici non negoziabili del movimento da far sottoscrivere alle forze politiche che intendano allearsi con il movimento», oppure decidere tra «la condivisione di un accordo programmatico preciso» o «la ratifica della base degli iscritti». C’è in ballo il campo largo e la linea “Travaglio” del né con la destra né con la sinistra. E poi c’è la variabile Beppe Grillo, il fondatore che potrebbe fare un’incursione e trasformarsi nell’“affondatore”. Rottura e scissione sono dietro l’angolo.

Giuseppi sembra sempre più solo, visto che oltre alla vecchia guardia a prenderne le distanze sono anche figure considerate fino a poco tempo fa a lui vicine. Com’è il caso di Chiara Appendino, l’ex sindaca di Torino una delle vicepresidenti del M5s, spietata e cinica come pochi nel buttare a mare alleati e supporter. Grillina di ferro mascherò dietro un’indicibile sofferenza l’allontanamento dall’Elevato per fiondarsi nelle braccia di Luigi Di Maio, quando Giggino era l’astro nascente del firmamento pentastellato e capataz indiscusso: dimaiana senza se e senza ma, fintanto che la parabola dello statista di Pomigliano non iniziò a precipitare: non ci pensò manco un secondo a seguirlo nell’avventura di “insieme per il futuro”. Sveglia com’è, la ragazza, aveva intuito che di futuro non ce ne sarebbe stato.

Ora è il turno di Conte. “La mancanza di un’identità forte sta facendo disperdere il nostro vento nelle vele del Partito Democratico – scrive Appendino sui canali social –. In questo sciagurato schema ci stanno fagocitando e siamo diventati il socio minoritario, quando va bene. Al di là dei tatticismi e delle geometrie politiche, dobbiamo ritrovare noi stessi. La politica è semplice: consiste nello scegliere da che parte stare e quali interessi tutelare”. La ricetta è un mix di funambolismo e malizia. “Noi dobbiamo tornare a parlare in primo luogo ai tanti esclusi con delle battaglie identitarie che ci diano nuova linfa vitale – argomenta –. Penso alla rivoluzione del welfare, a una sanità pubblica che garantisca il diritto a curarsi a tutti, al salario minimo e alla pdl Olivetti per alzare gli stipendi, all’integrazione degli stipendi di chi vive il dramma della cassa integrazione, alle sfide della transizione ecologica, al diritto di voto ai sedicenni”. Un programma che sembra scritto da chi si candida a leader di partito, prospettiva che – al netto della condanna subita per i fatti di piazza San Carlo – raccontano non abbia mai del tutto accantonato. Anzi.

Che fare, quindi? “Torniamo nelle piazze e nei territori, ricordiamo ai cittadini la nostra diversità dal sistema. Recuperiamo quella radicalità e quelle sane differenze interne che ci hanno reso unici e guardiamo al futuro con l’ambizione di essere noi il motore del cambiamento. Pensiamo a chi vogliamo essere noi, non a cosa fanno gli altri partiti, perché per essere una brutta copia sbiadita degli altri è meglio non essere. Costruiamo un’alternativa a Meloni con un M5s capace di essere protagonista con le sue istanze ed idee, e per farlo è fondamentale la postura con cui creiamo progetti e ipotetiche coalizioni. Risvegliamo l’orgoglio, che è solo un po' sopito, e ritroviamo quello spirito battagliero che ha avvicinato ciascuno di noi a questa bellissima comunità”. A Conte non può che correre un brivido alla schiera.

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