FASCE BLU

Province tra baruffe e Baruffi. Acque agitate nel Pd per l'Upi 

Incontri a margine dell'assemblea Anci per decidere il futuro presidente dell'associazione cugina. Il 10 dicembre si vota il successore di De Pascale. La questione Nord/Sud dopo l'elezione di Manfredi. Il pallino in mano a Schlein (e al responsabile enti locali)

Sono i giorni dei Comuni, ma in molti si dicono convinti che sarà proprio nell’assise dell’Anci a Torino che si deciderà, o comunque di faranno decisi passi in avanti, anche per la nuova presidenza dell’Upi, l’Unione delle Province italiane. Sorella minore, ancor più dopo il depauperamento di funzioni che la mai troppo criticata riforma che porta il nome dell’allora ministro Graziano Delrio ha inferto agli enti territoriali intermedi, senza mai essere arrivata ad avere il peso dell’Anci resta pur sempre un’associazione rilevante e sulla quale la politica non tralascia di guardare con attenzione.

La famigerata riforma è stata evocata anche ieri a Torino dove il presidente di Anci Piemonte, Davide Gilardino, nel suo intervento non ha mancato di ricordare come “i sindaci si occupano oggi anche di tutti quegli enti ritenuti intermedi che gestiscono svariati servizi e, dopo la legge Delrio, anche delle Province. Un carico, sproporzionato – ha aggiunto – che pare non considerare quanto la buona volontà sia spesso rallentata da carenze organico-organizzative".

Un fardello, quella radicale modifica introdotta giusto dieci anni fa, che continua a gravare sulle amministrazioni locali, ma che nella sua necessità di superamento è anche una delle ragioni che rendono ulteriormente importante l’azione corale della Province e, dunque, la loro rappresentanza prossima ad avere una nuova guida. 

A presiedere l’Upi fino a pochi mesi fa è stato il neogovernatore dell’Emilia-Romagna, il dem Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia. Le sue dimissioni hanno aperto la strada a un rinnovo, pur nel segno della continuità politica. Sarà, infatti, un esponente del Pd a subentrargli, su questo non vi sono dubbi, vista la preponderanza di enti governati dal partito di Elly Sclhein. E, secondo voci autorevoli e ben informate all’interno del Nazareno, la segretaria non avrebbe affatto intenzione di “delegare” oltremodo, se non al fidato responsabile enti locali del partito Davide Baruffi, anche per quanto concerne questa partita, dopo aver chiuso su Gaetano Manfredi quella dell’Anci.

A conferma di quanto siano legati questi due passaggi e di come la convention sotto la Mole possa rappresentare, in incontri e conciliaboli a latere, l’occasione per definire il profilo del successore di De Pascale, c’è proprio la scelta fatta tempo addietro di attendere l’assemblea dell’Anci e venti giorni più tardi, il 10 e l’11 di dicembre procedere con quella dell’Upi nella sala della Protomoteca del Campidoglio. La fumata bianca è prevista il pomeriggio di martedì mentre la seconda giornata sarà dedicata al confronto con i rappresentanti del Governo e delle Regioni, con i sindaci e gli esponenti delle forze politiche, economiche e sociali.

Ma chi sarà il nuovo presidente della rappresentanza delle Province? Enti che continuano a guardare, tra speranze e ritardi, all’attesa “controriforma” per superare definitivamente la Delrio, sulla carta con un ampio consenso trasversale tra destra e sinistra, ma non pochi ostacoli. Primo tra tutti quello delle risorse, con il miliardo e passa che strutturalmente risulta indispensabile per consentire di tornare a gestire materie e competenze perse o ridotte da dieci anni a questa parte.

Se non vi sono dubbi sull’appartenenza al Pd del futuro presidente, interrogativi sembrano ancora permanere anche sui criteri che dovrebbero condurre alla scelta. Tra i più vicini alla segretaria si tende a marginalizzare la questione territoriale, insomma a non aprire troppo la strada a un automatismo che proprio in seguito alla scelta di Manfredi a scapito del primo cittadino di Torino Stefano Lo Russo, vorrebbe una figura del Nord al vertice di Upi. Peraltro perpetuando in questo caso lo schema precedente con il sindaco di Bari Antonio De Caro al vertice di Anci e il già citato De Pascale a quello dell’Upi. Segnali piuttosto evidenti quelli lanciati dallo stretto giro della segretaria per avvisare che nulla può essere dato per scontato e che il posizionamento politico all’interno del Pd conterebbe più di quello geografico, o comunque non sarebbe destinato a soggiacervi. 

All’interno della stessa vasta componente piddina di Upi, tuttavia, questa indicazione non pare essere accolta con grande entusiasmo. Non pochi coloro che indicano tra l’Emilia-Romagna e la Lombardia, magari la Toscana l’area da cui dovrebbe provenire il futuro presidente. In questo caso il nome che circola da tempo è quello del bergamasco Pasquale Gandolfi, sindaco al terzo mandato di Treviolo e presidente della Provincia. Su di lui convergerebbero molti amministratori del Nord e non solo, ma alcune sue decisioni sulle vicepresidenze dell’ente avrebbero irritato proprio la segretaria nazionale del partito. Elly ci passerà sopra, oppure darà o avrà già dato indicazioni al suo plenipotenziario Baruffi per transennare la strada all’eretico bergamasco e, magari già in queste giornate torinesi, orientare verso altre figure la scelta?

Riponendo nel cassetto la carta geografica potrebbero riprendere quota le azioni del presidente della Provincia di LecceStefano Minerva, alla guida di Upi Puglia. Un probabile duello che non è affatto detto poi non si risolva con una terza figura, a quel punto probabilmente del Nord per non scontentare troppi, senza cedere da parte del Nazareno a soluzioni che apparirebbero prive del sigillo di Elly.

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