SANITÀ

Stretta sui medici "a gettone", Governo e Regione ci provano

Regole più stringenti alle coop. I vertici delle Asl di manica larga rischiano di dover rifondere il danno erariale. Calmiere nazionale: massimo 85 euro l'ora per chi lavora in Pronto Soccorso. In Piemonte censimento azienda per azienda

Atteso da tempo, il calmiere sui costi dei gettonisti è arrivato. Di fronte a spese in continuo aumento e a un sistema dove le cooperative, facendo leva sulla necessità di medici, imponevano alle aziende sanitarie prezzi sempre più alti qualche Regione, come la Lombardia e il Veneto, aveva cercato di arginare il fenomeno con iniziative autonome. Con risultati lontani da quelli attesi.

Nella scorsa legislatura regionale anche il Piemonte aveva valutato l’idea di imporre una soglia, ma il rischio concreto della concorrenza da parte di altre regioni e di rimanere senza quell’apporto di personale esterno aveva fatto soprassedere, aspettando e sollecitando appunto un provvedimento nazionale che adesso è arrivato con l’ultimo decreto del ministro della Salute Orazio Schillaci.

Nel testo di quelle che, in sostanza, sono le linee guida del precedente decreto convertito in legge il 26 maggio del 2023, vengono fissati i prezzi massimi che le Asl e le Aso possono pagare ai gettonisti e che, nel dettaglio, sono 85 euro l’ora per chi opera in Pronto Soccorso o anestesia e rianimazione e 75 per tutte le altre prestazioni mediche. Per quanto riguarda gli infermieri il massimo è di 28 euro orari per il Pronto Soccorso e 25 per tutti gli altri servizi. 

Cifre decisamente più basse rispetto a quelle sborsate negli ultimi anni alla gran parte dei servizi sanitari e che, come nel caso del Piemonte, sono decisamente inferiori a quelle pagate ai medici dipendenti per le prestazioni aggiuntive, ovvero quelle svolte oltre l’orario previsto. Una decurtazione che, nello spirito del governo, dovrebbe non solo evitare spese ormai spesso folli per le casse regionali, ma anche disincentivare i professionisti nell’attività a gettone e le stesse cooperative, visto che riducendo i prezzi si ridurranno notevolmente anche i loro ricavi.

Ma questo provvedimento non è il solo tra quelli contenuto nel decreto a far sperare in un’ulteriore stretta sull’utilizzo dei gettonisti, i cui costi come noto vengono imputati nei bilanci non alla voce “personale” bensì “beni e servizi” in una sorta di escamotage che, tuttavia, non cambia l’esito finale nei conti sempre più in rosso.

Premesso che tutti i provvedimenti assunti fino ad oggi dal governo non hanno portato a quella drastica riduzione attesa, che indirettamente è concausa della carenza di personale e di scarsa partecipazione ai concorsi per assumere nuovi medici, le norme contenute nel testo chiamano più in causa Asl e aziende ospedaliere. Prospettando pesanti conseguenze per quei manager e dirigenti che continuassero a ricorrere troppo facilmente alle cooperative. I paletti posti sono molto stretti: per poter ricorrere ai gettonisti sia pure con un solo contratto al massimo di dodici mesi, non rinnovabile né prorogabile, le aziende sanitarie dovranno dimostrare nel dettaglio l’impossibilità di farne a meno, con una serie di motivazioni e documentazioni assai più complesse e definite rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. La concreta eventualità di essere chiamati a rispondere di danno erariale e quindi a rifondere di tasca propria quanto pagato alle coop dovrebbe indurre a maggior cautela e, di conseguenze, minor ricorso ai gettonisti. Tra le linee guida che i direttori generali saranno tenuti a osservare anche una lunga serie di requisiti professionali per il personale esterno e controlli sulla veridicità delle informazioni fornite dai gettonisti e dalle cooperative.

Insomma, almeno sulla carta le misure per ridurre l’uso e l’abuso dei gettonisti e imboccare più rapidamente la via verso l’eliminazione di questa figura dai sistemi sanitari regionali, nel frattempo calmierando i costi, sembrano esservi. E non si dovrebbe attendere troppo per vedere gli effetti del decreto, anche se lo stesso peso dell’esternalizzazione di parte dell’attività medica e infermieristica resta difficile da valutare. Non a caso, ieri i vertici della sanità del Piemonte hanno incontrato i direttori generali delle aziende non solo per affrontare le nuove linee guida del ministero, ma anche per chiedere loro una fotografia attuale e dettagliata, azienda per azienda e reparto per reparto, circa il ricorso ai gettonisti. Che, va ricordato, in base alla legge dello scorso anno dovrebbero uscire dal sistema sanitario entro il prossimo maggio. Nessuno si illude che ciò accadrà, ma ridurre numeri e costi sarebbe già un risultato.

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