GRANA PADANA

Autonomia, Fontana indignato con Cirio. Ma l'opossum azzurro resta nella tana

Sempre più divaricazioni tra Lega e FI (con FdI alla finestra) sulla riforma Calderoli. L'irritazione del governatore lombardo. Atteso al convegno Italia direzione Nord, il presidente del Piemonte dà buca. La "scossa" di Pichetto sull'energia

Indignato e pure sfigato. Pareva ancora più triste del solito il volto di Attilio Fontana, una faccia da cornuto e mazziato nonostante quel titolo del convegno nella sua Milano, “Italia direzione Nord”, da andarci a nozze per un leghista-nordista come lui. Pronto, eccome se era pronto, a cantargliene quattro sull’autonomia azzoppata non solo al collega sudista e piddino Michele Emiliano, ma non di meno all’omologo e alleato Oltreticino, però Alberto Cirio s’è ben guardato dal farsi vedere. Il governatore lombardo avvisava: “Oggi a Emiliano e Cirio dirò che sono indignato perché si sono raccontate tante bugie e che sono indignato per il fatto che si sia cercato di modificare l’opinione della nostra gente”. E per chi non avesse inteso che la questione non era solo tra destra e sinistra, Fontana riferendosi Forza Italia, il partito di cui Cirio è vicesegretario nazionale, puntualizzava: “Sono indignato anche con loro se la pensano così”.

Aspetta, aspetta, ma il governatore del Piemonte a Milano non si vede. Spiegherà poi che avrebbe voluto andare, ma c’è stato un intoppo e per non dare buca avrebbe voluto palesarsi almeno in videoconferenza, ma guarda un po’, è saltato pure il collegamento. Svicolo tutto a mancina, diceva Svicolone nel cartone animato degli anni Sessanta prima darsela a gambe davanti a situazioni difficili. E quella che attraversa il centrodestra sulla questione dell’autonomia difficile lo è a dir poco, ancor più dopo la tosatura del testo di Roberto Calderoli da parte della Corte Costituzionale e i ripetuti, crescenti distinguo di Antonio Tajani ben fornito di bastoni da infilare con gentile perfidia nelle ruote del Carroccio, sotto lo sguardo per nulla contrito di Giorgia Meloni e i suoi Fratelli.

Cielo di piombo per il governatore Fontana, perché passi che dalle prime file azzurre a mettere nel mirino la legge-totem della Lega sia il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, ma pure doversi guardare dal fuoco amico a Nord Ovest, da quel governatore che quasi non ancora reinsediatosi per il suo secondo mandato già spediva la leggera al Governo con la richiesta di discutere un bel po’ di materie su cui esercitare più potere, pare troppo anche per il mite inquilino di Palazzo Lombardia. 

Italia direzione nord, il tema dell’ormai storico evento promosso da Fondazione Stelline ai leghisti dev’essere parso quasi come l’indicazione di un vicolo cieco, chiuso al fondo da un muro tirato su non solo dalla sinistra. Se FdI continua a stare alla finestra malcelando la scarsa o nulla propensione a favorire (se non come contropartita al premierato) la versione punto cinque dell’ormai mitologica devolution bossiana, la spina nel fianco, ormai un roveto, per il partito di Matteo Salvini più che per lui stesso è proprio Forza Italia.

Quando anni fa li aveva ancora, nella politica del suo Piemonte, Gilberto Pichetto era l’omino coi baffi, quello che nella reclame della Bialetti diceva eh sì, sì, sì, sembra facile… Un tormentone da Carosello che Pichetto, oggi ministro dell’Ambiente, traduce col vocabolario azzurro in una serie di concetti capaci di trasformare Fontana e i suoi compagni di partito in indignados padani. Pichetto non è Zapatero, ma i concetti che offre sono da passeggiata con gli scarponi nella cristalleria leghista. “Venti realtà ognuna con una velocità diversa non è una competizione in positivo per il Paese”, l’esordio del ministro forzista in un videocollegamento più fortunato di quello tentato da Cirio. “Credo che l'autonomia debba avere delle regole. Con i cosiddetti Lep bisogna stabilire dei limiti all'eccessiva divaricazione delle posizioni” ha aggiunto arrivando alla materia del suo dicastero per sostenere che “non si può dire che il quantitativo di energia nella mia regione è già sufficiente per la mia popolazione, perché questo tipo di autonomia significa un passo indietro della storia. Non è corretto questo tipo di ragionamento. Autonomia significa competizione guardando avanti e non indietro”. 

Il ministro poi illustrerà il disegno di legge per il nucleare, ma sono le sue esternazioni sull’autonomia a surriscaldare gli animi degli alleati e del padrone di casa, che giorno dopo giorno vedono l’asta del loro vessillo autonomista in forma di legge segata un pezzo via l’altro. Prima la Consulta, prima ancora il trasversale asse del Sud, poi pure l’alleato azzurro, financo il misurato Pichetto. Avanti così resterà, se va bene, un mozzicone. E dire che Fontana, già di buon mattino, era pronto a cantargliele pure a Cirio. Ma lui, tra un viaggio mancato e un collegamento saltato, stavolta non ha dovuto neppure attuare la consumata strategia dell’opossum, fingendosi morto davanti al pericolo. Gli è bastato restare nella tana.

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