RISIKO BANCARIO

"Mossa ostile, non riflette il nostro valore". Bpm in trincea. Unicredit: decida il mercato

L'istituto di piazza Meda riunisce il cda. L'Ops lanciata da Orcel non è stata concordata e presenta rischi sul piano occupazionale. "Così si riduce la concorrenza" e si espongono gli stakeholder "all'alea sulle iniziative di espansione in Germania"

Scava le trincee e alza le barricate il Banco Bpm. Se qualcuno aveva dubbi sulla “ostilità” dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit, le parole del comunicato diramato dall’istituto di credito dopo la riunione del consiglio di amministrazione, li fuga tutti. Banco Bpm “rimane focalizzata sull’implementazione del piano 2023-2026, sull’esecuzione dell’Opa su Anima e sul conseguente aggiornamento del piano industriale, non trascurando alcuna opzione strategica che possa ulteriormente contribuire all’obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders del gruppo” si legge. Ma al di là di un’apparente apertura, i consiglieri di amministrazione piantano i loro paletti: “Le sinergie di costo lorde stimate sono pari a 900 milioni, ossia più di un terzo della base costi di Banco Bpm”, dati che destano “forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale. Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta”.

Difficile, tuttavia, che Banco Bpm possa bloccare l’operazione su cui alla fine deciderà il mercato visto anche l’atteso incremento dell’offerta da parte di Andrea Orcel, il quale al momento riconosce implicitamente agli azionisti 6,657 euro ad azione, lo 0,5% in più dei valori di chiusura di venerdì scorso di Banco Bpm. E anche il ricorso al Golden Power da parte dell'esecutivo, ventilato dal numero uno del Tesoro Giancarlo Giorgetti, pare un'arma caricata a salve. Nella nota, l’istituto di piazza Meda comunica inoltre che “nel minor tempo possibile, è prevista la fusione tra le due banche, facendo pertanto venir meno l’autonomia giuridica di Banco Bpm a discapito del brand e riducendo significativamente la concorrenza sul mercato bancario italiano sia per i clienti retail che per i clienti corporate, in particolare per le Pmi, ossia il tessuto produttivo a cui storicamente la Banca si rivolge”. Anche se ci sono analisti che preconizzano un impatto addirittura maggiore, in termini occupazionali, in caso di fusione con Mps.

Infine, l’offerta di Unicredit “espone gli stakeholders di Banco Bpm all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da Unicredit in Germania nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione di Banco Bpm nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico”.

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