Processo ad Askatasuna, "non siamo squadracce fasciste"
17:18 Martedì 26 Novembre 2024
"Neanche il Kgb sarebbe capace di fare le cose che sospetta la procura di Torino". Con questa battuta uno degli imputati del maxi-processo al centro sociale Askatasuna, ricominciato oggi a Palazzo di giustizia, ha voluto respingere il reato di associazione per delinquere. "Siamo accusati - ha detto Donato R., 36 anni, storico militante del sodalizio - di avere creato una 'cellula' interna per strumentalizzare la lotta per tematiche come il diritto alla casa. Se fosse così, saremmo campioni di cinismo e di mimetismo. Saremmo stati capaci di sfruttare per anni e anni delle persone che frequentiamo, che abitano con noi, che mangiano con noi, senza che loro ne sappiano nulla. Neanche il Kgb ci riuscirebbe". Al processo sono imputati 28 fra attivisti e simpatizzanti del centro sociale. Per alcuni l'accusa è di associazione per delinquere. Donato R., nel corso di una lunga dichiarazione spontanea, si è soffermato su un episodio in cui è chiamato in causa direttamente: l'aggressione a un extracomunitario che si era insediato al 'Neruda', una ex scuola professionale occupata nel 2015 e trasformata in uno 'Spazio popolare' dove sono ospitate famiglie di migranti. "Si trattava - ha detto - di una persona che creava problemi di convivenza. Si era anche sparsa la voce di un giro di spaccio di droga, cosa che personalmente non sopporto. L'assemblea aveva deciso di allontanarlo. Gli dissi che la moglie e il figlio potevano restare, ma che lui al Neruda non poteva più mettere piede. Litigammo, alzammo le mani, volarono schiaffi e pugni. Di questo mi prendo la responsabilità. Ma non si parli di aggressioni, di bastoni, di squadracce fasciste e cavolate di questo genere".