Se la Cisl fa da parafulmine al Governo

Il 29 novembre Cgil e Uil sciopereranno contro la manovra finanziaria del Governo. la Cisl no, perché la giudica positiva con luci e ombre. Vediamo le ombre a partire dal mancato finanziamento della legge sulla non autosufficienza ai tagli alla scuola, dal mancato incremento delle pensioni minime alla nemmeno presa in considerazione pensione di garanzia per i giovani, le assunzioni mancanti nel pubblico impiego a partire dalla Sanità, e poi il taglio del fondo sull’automotive.

Direi che ci sono già argomenti sufficienti per una riflessione, a partire dai contenuti e non ideologica, sul fatto che qualcosa non va in questa manovra. Soprattutto non va nella direzione di ciò che il sindacato rappresenta, i lavoratori e i pensionati. Da cislino, però, ho un forte senso di appartenenza e ritengo giusto seguire le indicazioni della mia organizzazione sindacale. Ciò non significa annullare lo spirito critico che oggi è evaporato nella Cisl sostituito da un unanimismo indifferente del gruppo dirigente sui territori con ampia delega in bianco ai vertici.

Se da un lato la Cgil ha sposato un’opposizione a priori, anzi ha assunto la funzione di garante per compattare l’asse Cinque Stelle e Pd (sono passati da Grillo a Landini in fatto di garanti!), la Cisl ha scelto di essere il garante del Governo snaturando la sua autonomia sindacale. Uno snaturamento avvenuto soffocando il dibattito interno a cui, ripeto, il gruppo dirigente sui territori si è ben volentieri assoggettato perché evita le “fatiche” per ottenere il consenso della base sindacale e si gode il privilegio della fedeltà amicale verso i vertici. Per confermare la situazione interna cislina facciamo parlare i fatti. Il primo dato è che la maggioranza di Governo è lacerata e rissosa, con richieste di modifiche di bandiera partitica alla Legge di Bilancio maggiori anche rispetto all’opposizione. Ma come fa, allora, la Cisl a dire che “questa” Legge di Bilancio va bene se nella maggioranza si assiste a una lotta fratricida e quindi non sappiamo come sarà la Legge di Bilancio finale?

Al congresso della Cisl nel maggio 2022 Sbarra disse: “È tempo di una riforma complessiva del sistema fiscale, nel nome dell’equità e della progressività... Chiediamo di abbassare ulteriormente le prime tre aliquote Irpef, che racchiudono gran parte del mondo delle pensioni e del lavoro, e di innalzare la no tax area”. Questa manovra non è progressiva in termini di tassazione ma riduce le aliquote, ovvero è sempre più una tassazione piatta a cui ci adeguiamo. Oggi abbiamo sistemi di tassazione diversi in base al lavoro che svolgi: dipendente, autonomo… evasore con il concordato preventivo! Inoltre nonostante la riduzione del numero di aliquote legali, il numero delle aliquote marginali effettive aumenta, passando da 4 a 7, e il loro andamento risulta più irregolare, con valori che raggiungono il 50% per i redditi compresi tra 32mila e 40mila euro. È quanto rileva l'Ufficio Parlamentare di Bilancio nel documento dell'audizione sulla manovra del 5 novembre scorso.

Ricordo anche i tagli agli Enti Locali arrivati a 1,6 miliardi con evidenti riduzioni di fornitura di servizi sociali alla popolazione come viene tagliata la decontribuzione Sud di 5 mld, il flop del concordato preventivo che risulta essere un incentivo all’evasione e non un rientro dall’evasione. Potrei citare tra le “furbate” la non detrazione fiscale per i figli dopo i trent’anni cioè quasi tutte le famiglie. Oppure i 3 euro per le pensioni minime ma solo per chi non ha altri redditi e cioè 1,8 milioni di pensionati su una platea di 4 milioni.

Al termine di una limitata carrellata di contenuti, non di ideologia, mi chiedo quante siano le luci e quante le ombre a cui si richiamano i vertici nazionali e locali della Cisl per poter dire che questa è una finanziaria da “licenziare”. Il tratto cislino successivo, che non assomiglia per nulla al nostro spirito contrattualista, è dire che poi serve un tavolo per migliorare la Legge. Ma se non ci sono soldi, solo 120 mln a disposizione della maggioranza per eventuali modifiche, quale tavolo è possibile? Tutto ciò conferma che la Cisl non ha una strategia, non si muove sulla base delle istanze congressuali ma sul giorno per giorno stabilito dal vertice cislino a cui si adegua il gruppo dirigente. Nemmeno con Bonanni è avvenuto questo e ricordo una frase che mi disse Annamaria Furlan: “Ho bisogno di sapere cosa pensa la nostra base”. Tagli diversi.

Oggi abbiamo bisogno di un sindacato che nessuno sta rappresentando, né la Cgil e nemmeno la Cisl e bisognerebbe che la Uil dichiarasse la sua identità perché accompagnarsi sempre alla Cgil non credo sia nel dna di un sindacato di ispirazione laica e socialista, anche nell’accezione moderna.

Non vedo all’orizzonte segnali di fermento in Cisl, anzi, anche chi dissente sta ben zitto e non parla nemmeno più nei corridoi. Peggio ancora chi esprime qualche dissenso spesso si allea con i vertici per estromettere chi negli organismi la propria voce critica l’ha sempre portata. Ciò che oggi interpreta questo gruppo dirigente è una versione distorta, una fake news, dell’originalità contrattuale e autonoma della Cisl nella sua storicità. Non è vero che scioperare danneggia la trattativa, nella storia cislina questa era una prerogativa tutta nostra e lo sciopero si sospendeva se c’erano aperture significative nella trattativa. Oggi non si sciopera o manifesta a priori. Come chi sciopera a priori. La Cisl ha sempre agito sulla base di piattaforme che passavano attraverso il confronto con i lavoratori e gli iscritti, oggi il confronto è la comunicazione dentro i gruppi dirigenti della posizione dei vertici Cisl. Le assemblee con i lavoratori sono ridotte, numericamente, al lumicino e fanno sorridere gli inviti fatti dai segretari Cisl a ogni livello di portare le nostre idee sui luoghi di lavoro quando abbiamo gruppi dirigenti “appagati” e fiduciari dell’istanza superiore.

Il percorso: piattaforma-assemblea dei lavoratori-trattativa-assemblea-accordo prerogativa della Cisl ma non solo, è nelle mani di Giubileo (i torinesi hanno capito!). Oggi decidono in due o tre a Roma e va bene a tutta la Cisl. La base cislina è stata usata e portata in piazza, dalla sola Cisl, per anni, senza risultati oggettivi: dalle manifestazioni contro l’evasione fiscale alla raccolta firme per la Legge di iniziativa popolare sulla partecipazione nelle imprese. Ma allo stesso tempo, nei territori, negli anni duri delle divisioni sindacali siamo stati capaci di mobilitare in vari modi, senza arrivare allo sciopero e senza correre dietro alla Cgil, i nostri iscritti e simpatizzanti su obiettivi autentici, concreti e non derivanti da strategie in cui alla Cisl “grattano la schiena” e subito facciamo le fusa.

La questione della Legge finanziaria, dello sciopero del 29 novembre passa in secondo piano se ci si pone il problema di come i lavoratori e i pensionati sono oggi rappresentati. Mai un sindacato confederale è stato così debole e così “usato” per fini diversi da cui è nato. Continuo a pensare che il cambiamento potrà avvenire solo con un risveglio del gruppo dirigente intermedio. Occorre mettere mano ai libri dei nostri padri per riscoprire in chiave moderna quell’ispirazione ideale che ha le sue radici nell’ispirazione dell’autonomia vera (i più tenaci avversari dei governi Dc erano i cislini democristiani perché rivendicavano il loro ruolo non subalterno), di quel cattolicesimo democratico, di quel laicismo aconfessionale che si sono fusi nella capacità di essere contrattualisti, pensatori, innovatori vicini ai bisogni della gente più che a Palazzo Chigi.

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