POLITICA & SANITÀ

Sanità, allarme rosso in Piemonte: salasso di 100 milioni sui conti

Aumento delle prestazioni, gettonisti, costi dell'energia. Una situazione che costringe la Regione a una variazione di bilancio di 50 milioni. Ma non basterà. Serve una (impopolare) riduzione della spesa. Nei prossimi anni andrà in affanno tutta la finanza regionale

Un disavanzo che supererà – e non di poco – i 100 milioni di euro. La sanità in Piemonte continua a essere un’idrovora di soldi e neanche l’aumento del riparto collegato al fondo nazionale basterà per tenere in equilibrio i conti. Per quanto riguarda il 2024 la Regione ha già dovuto stanziare 90 milioni di euro in attesa di capire quanti ne serviranno ancora per compensare le perdite di Asl e Aso. Ridurre la spesa rischia di essere l’unica soluzione, dal momento che anche sulle altre partite si preannunciano tempi di carestia.

Con la variazione di bilancio che sarà discussa (e presumibilmente approvata) oggi, la Regione stanzierà 50 milioni di euro a copertura dei conti della sanità. Altri 40 milioni erano stati messi sul piatto quando è stato approvato il bilancio di previsione. Il totale fa 90, ma la paura che sia ben lungi dall’essere sufficiente si trasforma in certezza ogni giorno che passa. In primavera – tra marzo e aprile – il tavolo nazionale di verifica degli adempimenti inizierà a prendere in esame la situazione delle varie regioni, prima di quel periodo la Regione dovrà consolidare i conti di tutte le aziende ospedaliere e sanitarie, verificato a quanto ammonta il rosso e stanziare la somma mancante nella manovra del 2025. Le previsioni parlano di una cifra tra i 30 e i 40 milioni che, se confermate, porterebbero portare il disavanzo complessivo a 120-130 milioni.  E per fortuna che il riparto nazionale ha garantito al Piemonte 315 milioni in più rispetto al 2023, altrimenti il rosso sarebbe stato ben più intenso e non sarebbe bastata una corposa trasfusione dal conto generale per risollevare le anemiche casse della sanità e scacciare lo spettro del piano di rientro.

L’aumento delle prestazioni, il ricorso sempre più massiccio ai cosiddetti gettonisti, l’incremento dei costo dell’energia sono solo alcune delle voci che gravano sui conti del sistema sanitario; ma con il passare degli anni sarà sempre più difficile coprire le perdite. L’imperativo è razionalizzare la spesa corrente, ma a fronte di possibili soluzioni buonsenso e consenso non sempre viaggiano insieme: Sergio Chiamparino, per esempio, al crepuscolo della sua legislatura eliminò i ticket sui farmaci che la maggior parte delle regioni tutt'ora adotta (sono 9 quelle in cui vige l'esenzione totale, a cui si aggiunge la provincia autonoma di Trento). Una mossa elettorale che privò il Piemonte di una misura da 50 milioni all'anno di entrate, senza pareltro sortire l'effetto sperato nelle urne. Alberto Cirio si guardò bene dal reintrodurre il balzello e chissà quanto sarebbe utile oggi quel contributo per riequilibrare almeno in parte la situazione. C’è poi un elemento tabù come la chiusura dei piccoli punti nascita con meno di 500 parti l'anno: il Governo la incentiva, ma è un altro terreno su cui la politica mostra scarsa razionalità. 

All’orizzonte si addensano i nuvoloni. Le risorse saranno sempre di meno anche perché l’esecutivo nazionale imporrà nei prossimi anni accantonamenti ancora maggiori per quelle regioni, come il Piemonte, che sono in una situazione di disavanzo pluriennale. Quest’anno l’accantonamento è stato di 25 milioni più 14,3 di contributo alla finanza pubblica; nel 2026 la quota totale salirà a 69 milioni, nel 2029 raggiungerà i 107 milioni. I nodi vengono al pettine, in Regione è di nuovo tempo di tagli.