Al partito non c'è alternativa
Giorgio Merlo 21:36 Martedì 26 Novembre 2024
Ci sarebbe molto da dire sul cosiddetto congresso o convention o assise o assembla – non si è capito ancora bene cosa fosse – del Movimento 5 stelle. Cioè del movimento populista, demagogico e anti politico per eccellenza nella geografia politica del nostro Paese. Ora, senza entrare minimamente nei dettagli politici, programmatici ed organizzativi di questa realtà che resta tuttora misteriosa anche alla luce di quello che sta emergendo su tutti gli organi di informazione dopo l’assemblea di Roma dei giorni scorsi, è di tutta evidenza che almeno su un punto non si può non richiamare l’attenzione. Ovvero, proprio il movimento 5 stelle, com’è noto a tutti, è conosciuto per aver coltivato l’obiettivo di radere al suolo i partiti tradizionali, tutti i partiti tradizionali. Con l’obiettivo, neanche tanto nascosto, di criminalizzare politicamente tutta la classe dirigente che aveva preceduto l’irruzione dei pentastellati nelle aule parlamentari. E lo storico “vaffa day”, del resto, era lo slogan che riassumeva questo nobile ed educato (sic) obiettivo politico. Un bersaglio che ha caratterizzato, e per molti anni, il comportamento concreto di questo movimento. Con una sequela di insulti e di invettive, anche violenti, contro i partiti e le rispettive classi dirigenti altrui anche e soprattutto sotto il versante del professionismo politico.
Ora, senza alcun stupore per la verità, leggiamo sugli stessi organi di informazione per anni denigrati ed insultati, che il movimento si trasforma in un partito, che viene radicalmente cancellato il vincolo dei due mandati, che si faranno alleanze politiche, che si cancella tutto ciò che si è detto e predicato e ribadito e urlato in tutte le piazze italiane per anni. Ma la vera novità, come quasi sempre capita ma in questo caso il dato è persin macroscopico, è che tutti quelli che per anni hanno insultato gli altri partiti e le altrui classi dirigenti di tutti i mali del mondo, adesso semplicemente ed allegramente ne ripropongono gli stessi meccanismi. Il top di questa simpatica ed incredibile inversione di tendenza lo sostiene l’ex senatore Airola che, dopo essere stato eletto per due volte in Senato, dice serenamente che potrebbe ricandidarsi perchè la situazione è radicalmente cambiata. Prima, sostiene, “i 5 stelle erano un partito anti sistema” e quindi si doveva rispettare quella regola. Adesso, invece, quella situazione non c’è più e quindi ci si può adeguare di conseguenza. L’aspetto comico e grottesco di questa situazione è che si tratta sempre delle stesse persone che sostengono posizioni radicalmente alternative a seconda delle circostanze.
Ma, al di là delle comprensibili questioni umane, quello che non si può non evidenziare è che persino un movimento populista, anti politico, demagogico e tradizionalmente e storicamente anti partito, abbia riscoperto - meglio tardi che mai sempreché non cambi di nuovo idea per ritornare alla vecchia concezione - la democrazia dei partiti e nei partiti. Una concezione, questa, che appartiene alla cultura costituzionale del nostro paese e ai principi democratici e liberali che da sempre caratterizzano il tessuto civile italiano, almeno dal secondo dopoguerra in poi. Una concezione strettamente connaturata con la difesa della qualità della nostra democrazia, con la credibilità delle nostre istituzioni democratiche e con la stessa efficacia dell’azione di governo.
Ed è sicuramente positivo che un movimento schiettamente e squisitamente populista e demagogico riscopra la democrazia dei partiti. Non oso dire che si tratta di una riscoperta inedita dei principi democratici basici e fondamentali ma è, certamente, un significativo passo in avanti dei populisti sulla strada del rispetto della Costituzione. Anche e soprattutto per quanto riguarda il capitolo del ruolo e della funzione dei partiti nella società italiana.