SANITÀ

Italiani sempre più depressi. Picco di farmaci nei giovani

Prescritte due milioni di confezioni in più nell'ultimo anno. Una spesa da oltre mezzo miliardo. Gli effetti dell'emergenza Covid, tra le cause. Incremento delle terapie negli adolescenti. In testa Lombardia, seguita da Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto

Santi, poeti, navigatori e… depressi. Oltre la retorica, la cruda realtà racconta anche questo della popolazione italiana, racconta – come fa la recente analisi effettuata da Pharma Data Factory – di un notevole aumento dell’uso di antidepressivi che a livello economico supera il mezzo milione di euro negli ultimi dodici mesi presi in esame. Naturalmente non è soltanto il pur rilevante aspetto economico a indurre una riflessione su un fenomeno che accentua i motivi di preoccupazione proprio per il fatto che sono le fasce di età più giovani quelle in cui si registra in maggiore aumento di consumi, non meno del 10 per cento, di questo tipo di farmaci.

Nell’arco temporale che va dal novembre 2023 all’ottobre dell’anno in corso sono stati venduti 49 milioni di confezioni con un aumento di almeno due milioni rispetto ai dodici mesi precedenti. E va osservato come già prima di questo ulteriore picco la situazione non era certo delle migliori. Nel 2022 a fare uso di antidepressivi e regolatori dell’umore era stato il 6,7 per cento della popolazione. Un ricorso a questa tipologia di medicinali su cui, senza dubbio, ha pesato molto la lunga emergenza Covid, che le paure, le ansie e le conseguenze, che evidentemente continuano a protrarsi a lungo termine, prodotte dai lunghi lockdown e lo stravolgimento repentino e cruento di abitudini che parevano consolidate e intoccabili.

Effetti della pandemia, ma non solo. Prova ne è il raddoppio del consumo di antidepressivi registrato negli ultimi vent’anni in ben 18 Paesi europei, tra cui l’Italia, passando dalle 30,5 dosi giornaliere per mille persone nel 2000, alle 75,3 nel 2020. Magra consolazione quella che arriva da Oltreoceano, dove proprio gli antidepressivi sono i farmaci, in assoluto, più prescritti. Un’analisi compiuta del fenomeno non può, tuttavia, tralasciare un aspetto importante, ovvero il fatto che in passato molte di queste patologie non venivano curate e gli stessi pazienti avevano molte più remore e timori di stigma nel ricorrere ai medici e, quindi, a una cura. Per contro, altrettanto rischiosa quanto il mancato ricorso al medico è la terapia fai-da-te di fronte a patologie che, come ricorda la Società italiana di Neuropsicofarmacologia, vanno sempre affrontate da uno specialista che deve monitorare nel tempo gli effetti della cura e la risposta da parte di ogni singolo paziente. 

Tornando all’analisi sull’uso degli antidepressivi nel nostro Paese, è interessante notare come anche in questo caso l’Italia si presenti in maniera diversa da territorio a territorio. Il record di consumo per questi medicinali va alla Lombardia con 8 milioni di confezioni vendute nel periodo preso in considerazione, al secondo posto seguita la Toscana con poco meno di 5 milioni, poi Emilia-Romagna e Piemonte con 4 milioni e conn consumo lievemente inferiore il Veneto.

Per quanto riguarda le fasce di età, il maggior consumo si registra in quella tra i 50 e i 64 anni, anche se si registra un incremento in quella compresa tra i 75 e gli 84 anni. Come già accennato, è però nella popolazione tra i 25 e i 34 anni che emerge l’incremento maggiore che supera il 10% rispetto all’anno precedente. Non meno rilevante l’aumento di utilizzo di antidepressivi che arriva al 9,8 per cento nella fascia tra i 15 e i 24 anni, soprattutto tra gli adolescenti.

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