COMPASSI & COLTELLI

Un "profano" Gran Maestro del Goi. Lite sul voto, Massoni commissariati 

Eclatante decisione del tribunale di Roma nell'irrisolta questione delle elezioni contestate. Tra denunce e ricorsi il Grande Oriente resta senza vertice. Il giudice nomina un avvocato, non massone, quale curatore speciale. Diatriba tra Taroni e Seminario. A gennaio l'udienza

Un profano nel Tempio dei Liberi Muratori e senza neppure dover “bussare”. Anzi Raffaele Cappiello, noto e stimato avvocato romano, pur non essendo un fratello, occupa addirittura la massima carica del Grande Oriente d’Italia, principale obbedienza massonica nel nostro Paese che, per la prima volta nella storia ha un Gran Maestro non massone, profano appunto. Ma molto noto, anche per retaggi famigliari: il fratello Stefano, infatti, è alto dirigente del Mef, a capo della direzione V del Tesoro, entrambi figli di Vincenzo, lunghi trascorsi in Iri da capo del personale e poi in Fintecna. Insomma, una schiatta di mandarini.

Nelle travagliate vicende che ne hanno segnato la lunghissima storia, il Goi mai era stato travolto e sconvolto da questioni assai poco esoteriche, come quella dell’esito e della procedura elettorale proprio per l’elezione della sua massima carica tali da portare la giustizia civile (ne esiste una anche massonica) a nominare un curatore speciale dell’istituzione liberomuratoria, come ha fatto il giudice del tribunale di Roma Flora Mazzaro, appunto nella persona di Cappiello.

Sebbene di fatto al vertice del Goi, l’avvocato naturalmente si occuperà di questioni per nulla iniziatiche, che restano nella consueta riservatezza in capo alle Logge, bensì di faccende assai più, come dire, profane. Per dare l’idea, basta pensare al cospicuo patrimonio immobiliare del Goi, ma anche alla gestione della parte delle capitazioni, le quote che i massoni versano periodicamente, destinata a confluire nelle casse centrali. Di questo e delle questioni amministrative e giuridiche, come la rappresentanza legale, dovrà occuparsi una figura che mai prima d’ora era entrata nel sancta santorum della massoneria.  Ma è altrettanto vero che non si ha memoria di un pasticciaccio davvero brutto come quello capitato nei mesi scorsi a Villa Medici del Vascello le cui conseguenze continuano a trascinarsi con un’immagine davvero poco iniziatica e, ormai, per nulla avvolta dal segreto.

La nomina del curatore speciale è solo l’ultimo atto della vicenda incominciata con le elezioni dello scorso 2 marzo per la successione all’ex Gran Maestro Stefano Bisi, non più rieleggibile essendo giunto al massimo dei mandati consentiti. Già la campagna elettorale aveva fatto intendere che la tensione era alta e possibili guai alle viste. La conferma arriverà giù nella notte dello scrutinio con contestazioni sulla proclamazione di Antonio Seminario, sostenuto da Bisi e soprattutto dalla stragrande maggioranza delle Logge del Sud. Il suo avversario, il romagnolo Leo Taroni, una campagna elettorale nel segno della priorità alla trasparenza e lotta alle infiltrazioni mafiose nelle Logge, non ci sta, tantomeno i suoi e incomincia un accavallarsi di ricorsi carte bollate, pareri legali e quant’altro. Passano i mesi e una sentenza del tribunale dà ragione a Taroni, ma ciò non gli consente tuttavia di insediarsi al vertice del Goi dove, provvisoriamente resta Bisi pur in una posizione giuridicamente molto precaria, tanto che tutti gli atti da lui firmati sono stati congelati. 

Le polemiche e le manovre non si fermano e si arriva alla decisione del giudice che insedia a Villa Medici del Vascello il curatore speciale, tra le cui incombenze ce n’è una davvero particolare. L’avvocato Cappiello, d’ora in poi unico rappresentante legale del Goi, dovrà costituirsi in giudizio a nome dell’istituzione massonica nella causa civile che vede lo stesso Goi contro la lista a sostegno di Taroni autrice della richiesta di annullamento delle elezioni del marzo scorso. 

Ma a questo punto lo scenario si fa meno certo, incominciando proprio dal fatto che nessuno può escludere che il profano Cappiello, pur rappresentando la pate avversa, non riconosca le ragioni del candidato escluso da un decisione della Corte centrale del Goi, giustizia massonica. Tutto, forse, si chiarirà il prossimo 22 gennaio quando è convocata l’udienza. Forse. Già, perché tra compassi e pandette, grembiuli e toghe, con nel frammezzo pure l’eventualità di un’ulteriore nomina di un amministratore giudiziario da parte dell’avvocato Cappiello, la più importante e partecipata obbedienza massonica italiana continua a rimanere senza una guida riconosciuta. Addirittura con il maglietto, il martelletto con cui si aprono i lavori iniziatici, (metaforicamente) nelle mani di in profano.