Non è tutto oro quello che luccica

Il red carpet steso con cura per le Atp Finals è stato arrotolato alla fine della sfida agonistica, e srotolato nuovamente, pochi giorni dopo, in occasione del Torino Film Festival. Il quarantaduesimo appuntamento cinematografico, nato nel 1982 ad opera dell’Assessore Fiorenzo Alfieri (all’epoca denominato Festival internazionale Cinema giovani, e solamente dal 1997 Tff), ha visto accrescere il suo prestigio internazionale, portando a Torino numerose celebrità del grande schermo.

In particolare, quest’anno i torinesi hanno sperato di incontrare per le vie del centro storico attrici come Sharon Stone e Rosario Dawson, registi del calibro di Ron Howard e altri volti famosi di Hollywood. Il tappeto rosso, fresco di tintoria, questa volta è stato posizionato al Teatro Regio, dove 1.500 invitati (ennesimo evento esclusivo, ossia che esclude tutti gli altri) hanno assistito al passaggio dei vip, nonché alla consegna della “Stella della Mole”: premio dedicato alla carriera artistica.  

Il sindaco, più raggiante che mai (poiché per un attimo si è immedesimato nei panni del primo cittadino di Cannes) ha dichiarato alla stampa che Torino sta vivendo il suo momento d’oro. Frase di grande effetto e ripresa dai media con manifesta enfasi: evitando accuratamente di mettere in dubbio quanto affermato dal Sindaco stesso. Dichiarazioni che potrebbero essere facilmente smentite, ad esempio facendo due passi verso piazza Carlo Alberto per osservare i materassi, e i cartoni, infilati dai senza tetto nel colonnato della facciata di Palazzo Carignano, oppure percorrendo qualche metro in più, sino a raggiungere via Viotti o Galleria San Federico per vedere i numerosi giacigli dei clochard in cerca di un riparo.

Secondo alcune teorie moderne, una città vive il suo momento di splendore quando personaggi importanti dello sport, oppure del cinema, fanno la loro passerella veloce nel cuore della metropoli, a prescindere da cosa accada intorno a loro. Il modello americano riappare a Torino in tutto il suo decadente splendore, richiamando alla mente luoghi urbani come Washington, dove a pochi isolati dalla Casa Bianca (luogo di grande prestigio) le case hanno i vetri rotti e centinaia di persone dormono all’addiaccio, in strada. 

Neppure la disoccupazione pare offuschi minimamente il “momento d’oro di Torino”. Infatti, la fuga di Stellantis-Fiat, da una città sacrificata per decenni alla produzione automobilistica, viene solitamente annunciata come l’occasione per rendere edificabile un’immensa area ex industriale (quella di Mirafiori) evitando, al contempo, qualsiasi riferimento al dramma occupazionale: la speculazione e l’immagine fanno quindi la fortuna del capoluogo piemontese.

Torino ha vissuto nei secoli molte crisi, tra le più gravi si annovera certamente la perdita del ruolo di capitale del Regno d’Italia a vantaggio di Firenze, da cui si è sempre ripresa reinventando di volta in volta il proprio ruolo. Attualmente, invece, la fine della produzione industriale e il debito accumulato dal Comune hanno minato la forza della città pedemontana, e la totale assenza di una classe politica dotata di una visione a lungo periodo (al contrario del passato) impedisce ai torinesi di rimettersi in piedi, tornando così a rivolgere lo sguardo verso il futuro.

Il “momento d’oro di Torino”, quindi, è attualmente affidato ai red carpet, a quel mondo patinato dove pochi sono all’interno dell’area transennata, mentre tutti gli altri stanno fuori: la grande massa degli esclusi composta, per la maggior parte, da lavoratori e pensionati, ossia da coloro che versando l’Irpef (e facendo molti sacrifici) consentono di finanziare lo sfarzo delle grandi inaugurazioni.

La città rinasce, quindi, grazie alle star di Hollywood che fanno shopping nelle sue boutique griffate. A sorpresa, però, anche la produzione riprende nell’antico feudo della famiglia Agnelli. L’industria bellica, infatti, vede in Torino uno dei principali centri di produzione. Il settore delle armi è l’unico che permetta un incremento annuo del PIL nazionale, mentre la ricerca ingegneristica lavora a pieno ritmo per costruire droni da combattimento sempre più precisi e micidiali. La Leonardo vive davvero un “momento d’oro”, e brilla come non mai (e per davvero): la guerra è il Sole che la illumina. 

I torinesi possono sperare, per prolungare il momento d’oro nei mesi a venire, in un gran numero di passarelle per i vip, e riporre, inoltre, fiducia nella continuazione dei conflitti che insanguinano il mondo, condividendo l’auspicio con tutti quei dipendenti della Nato che senza tensioni internazionali verrebbero privati dei loro posti di lavoro. La città prima Capitale d’Italia, e che con grande sacrificio di sangue ha avviato il processo unitario, sembra ripercorrere la strada intrapresa dalle metropoli americane post-industriali, caratterizzate dal forte contrasto tra le zone ricche, esclusive, e le baraccopoli.

Le lezioni impartite da Bloomberg al sindaco hanno ricadute clamorose sulla città ed i suoi abitanti: soldi davvero spesi bene da tutti i contribuenti torinesi. 

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