SANITÀ

Le migliori Asl sono al Nord, tra gli ospedali svetta Cuneo

Aumenta il divario tra le regioni in Italia, anche nelle performance misurate da Agenas. Tutte nel settentrione le prime cinque aziende sanitarie. Vincente il "modello veneto". Lusinghiera performance del Santa Croce e Carle diretto da Tranchida

Due Italie. Al Nord quella dove la sanità si basa su aziende sanitarie e ospedaliere che riescono a dare il meglio. Al Sud, purtroppo non è una novità, l’esatto contrario. L’ennesima conferma di un Paese spaccato sul tema più importante per i cittadini arriva dal rapporto di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, relativo alle performance manageriali di Asl e Aso.

Basterebbe già un solo dato per rendere lampante una situazione che, però, è soprattutto drammaticamente allarmante. Le prime cinque Asl con il massimo livello di performance per quanto riguarda la prevenzione, i distretti, gli ospedali e la sostenibilità economica sono tutte nel settentrione e, nel dettaglio, si tratta della Ulss 8 Berica di Vicenza, l’Ats di Bergamo,​ l’Ulss 6 Euganea di Padova, l’Ulss 1 Dolomiti​ e l’Usl Bologna. Specularmente, le peggiori sono tutte al Sud con in testa l’Asl Napoli 1, poi l’Asp di Crotone, l’Asl di Matera, l’Asp di Enna e l’Asp di Vibo Valentia.

Stesso scenario per quanto riguarda le aziende ospedaliere, dove a primeggiare sul fronte dei risultati per quanto attiene all’accessibilità, la gestione dei processi organizzativi, la sostenibilità economico-patrimoniale e gli investimenti è il Piemonte con la Santa Croce e Carle di Cuneo diretta da Livio Tranchida. A ridosso dell’azienda cuneese, impegnata nel non facile percorso verso la costruzione del nuovo ospedale, nel report di Agenas troviamo l’Aou Padova, il Policlinico Tor Vergata di Roma e, sempre nella Capitale, il Sant’Andrea, seguito dal Policlinico San Matteo di Pavia.

Scendendo nei dettagli di alcuni dei parametri presi in esame nello studio presentato al Forum Risk Management in corso ad Arezzo e che ha interessato 110 aziende territoriali e 51 ospedaliere, l’area della prevenzione con riferimento agli screening a mammella, cervice e colon fa emergere un livello molto alto di performance nel Nord Este, mentre nel Nord Ovest non mancano criticità, lontane tuttavia da quelle assai elevate nel Centro e nel Sud. Basti pensare che se a Trento si raggiunge il 76% della popolazione a Cosenza non si va oltre l’1%. 

Per l’assistenza ospedaliera, tra degenze medie e tempi di attesa, a fronte di alti livelli in alcune aree del Nord si notano livelli anche bassi pur restando sempre nella stessa area del Paese. Nel caso della sostenibilità economico-patrimoniale il primato positivo è dell’Ats di Bergamo, seguita dall’Ausl di Parma e dell’Asl di Novara, mentre le performance peggiori sono all’Asl di Pescara.

Ulteriore dettaglio interessante, per quanto attiene alle aziende ospedaliere, riguarda le ore lavorate dai medici e dagli incernieri nel 2023. Al Santa Croce e Carle di Cuneo quelle dei medici risultano prossime al valore di fabbisogno massimo, mentre lo stesso fabbisogno è addirittura superato nelle ore lavorate dagli infermieri. Un sistema di calcolo che, come ricorda Agenas, permetterà a ciascuna Regione di definire ogni anno il numero minimo di medici e infermieri che consenta di aprire un reparto e un numero massimo per farlo funzionare con efficienza. Sempre che, va aggiunto, quel personale lo si riesca a trovare.

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