Ma quanti "Centro" ci sono?

Dunque, per ricapitolare. Molti dicono, e giustamente, che in Italia “si vince al Centro” e, soprattutto, “si governa dal Centro”. Una osservazione fondata perché, al di là di ciò che si dice propagandisticamente in campagna elettorale, si governa sempre e solo attraverso la prassi e il metodo centristi. Come l’esperienza italiana concretamente insegna e non soltanto – e come ovvio – per l’intera stagione della prima repubblica con l’indiscutibile protagonismo politico della Democrazia Cristiana. 

Detto questo, però, non possiamo non ricordare che il Centro e la “politica di centro” sono nuovamente importanti nel sistema politico italiano se non esistono decine di esperienze centiste. Detto con altre parole, se non esistono venti partiti che si auto definiscono di Centro. 

E, per fermarsi ai due campi politici per eccellenza - ovvero il centro destra e il centro sinistra - si contano a tutt’oggi diversi grappoli di partiti o movimenti centristi. Ma nell’attuale maggioranza di governo la situazione è decisamente più chiara. Esiste un solo partito di centro che declina una vera e credibile “politica di centro”. Si chiama Forza Italia. Ha un profilo centrista e, soprattutto, coltiva un progetto politico centrista. Dopodiché esiste il piccolo movimento di Lupi e la zattera di ciò che resta dell’Udc di Lorenzo Cesa. Il resto è insignificante. 

Molto più diversa e articolata la situazione nel cosiddetto centro sinistra. Qui fra gruppi, partiti e movimenti centristi si è addirittura perso il conto. Esiste innanzitutto il Partito democratico che inizialmente è stato un partito di centrosinistra. Certo, oggi il profilo, il progetto e la natura di quel patio sono radicalmente cambiati. Si tratta, infatti, di un partito che interpreta in modo coerente e lungimirante la sensibilità culturale e politica della segretaria nazionale, Elly Schlein. Cioè un partito espressione di una sinistra radicale, massimalista e libertaria. Nulla a che vedere, quindi, e senza polemica alcuna, con tutto ciò che seppur vagamente è riconducibile alla cultura centrista.

Oltre al Pd, comunque sia, ci sono i piccoli partiti personali di Renzi e di Calenda, cioè Italia Viva e Azione. Entrambi si auto definiscono di centro e si tratta di due partiti, appunto, personali e quindi soggetti a cambiamenti politici radicali ed improvvisi. Dopodiché c’è il nascente partito liberal/ liberista di Marattin, Giannino e Marcucci. Poi c’è un partito “in progress” che sarebbe guidato dal cattolico e attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini. Segue il sindaco di Milano che si è già candidato a “federare” un contenitore centrista anche se non si conosce ancora il profilo e la natura di questo agglomerato. Seguono decine di gruppi, movimenti e pseudo partiti centristi tutti in attesa di guidare un ipotetico “partito di centro” alleato con la sinistra radicale della Schlein, con quella populista e demagogica dei 5 stelle e con quella estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. 

Insomma, e infine, la morale della favola è molto semplice. Il Centro e la “politica di centro” sono importanti, decisivi e qualificanti ai fini del rafforzamento della qualità della democrazia italiana. Ma deve trattarsi di un Centro serio, credibile e competitivo. E non un guazzabuglio di sigle personali, autoreferenziali e del tutto virtuali. Perchè con questo scenario si corre solo il rischio di ridicolizzare lo stesso Centro. Elemento, questo, che va scongiurato per chi crede in una politica seria, trasparente e costruttiva. 

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