TRAVAGLI DEMOCRATICI

Orlando resta esiliato in Liguria. Prepara le comunali e la rentrée

Nonostante quello che racconta nel Pd nessuno ha tentato di dissuaderlo. Men che meno la Schlein che si è tolta di torno un altro capetto. Ora guiderà l'opposizione a Bucci e organizzerà il centrosinistra in vista delle elezioni genovesi

“Questa settimana mi dimetterò dalla carica di deputato per rimanere in consiglio regionale. È stata la prima idea che ho avuto all’indomani delle elezioni e tuttavia in molti, a partire dalla segretaria nazionale, mi hanno chiesto di riflettere, di pensare sull’opportunità di rimanere in Parlamento, per dare un contributo importante alla battaglia a livello nazionale. Riflessioni e ragionamenti che mi hanno impegnato le scorse settimane, ma non ho cambiato idea”. Andrea Orlando annuncia con un video sui social una decisione maturata già qualche giorno dopo la sconfitta alle regionali in Liguria, sconfitto per 9mila voti da Marco Bucci.

Si attribuisce l’onore delle armi, il tre volte ex ministro – all’Ambiente nel governo di Enrico Letta, alla Giustizia con i due esecutivi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, al Lavoro con il premier Mario Draghi – anche se fonti interne al Pd confessano che nessuno al Nazareno si sia disperato per la sua “dipartita” dalla scena nazionale. Men che meno Elly Schlein che prosegue nel suo disegno di sbarazzarsi di capi e capetti. E Orlando, che capeggia Dems, corrente di sinistra ma “distinta e distante” dal cerchio magico armocromista (“i gruppettari”), non intende certo rinunciare al ruolo nazionale.  Una componente che annovera, tra gli altri, Peppe Provenzano e l’ex viceministro Antonio Misiani (entrambi in segreteria nazionale), il tesoriere Michele Fina, il deputato e responsabile dell’organizzazione Marco Sarracino, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando e che gode della benevolenza di uno degli ultimi vecchi leoni del Pci, Ugo Sposetti, ex tesoriere e custode delle memorie della “Ditta”.

“Credo che sia importante proseguire la battaglia che ho iniziato candidandomi alla guida della Regione Liguria, contro una destra arrogante, che non sa fare i conti con i limiti e le opacità delle esperienze precedenti, che rischia di compromettere il futuro della nostra regione, soprattutto delle nuove generazioni”, aggiunge. “Costruiamo un’opposizione basata sulle parole d’ordine che abbiamo messo al centro della nostra campagna elettorale: difesa della sanità pubblica, reindustrializzazione sostenibile, lavoro di qualità, tutela dell’ambiente e del territorio, diritti di tutte e di tutti, contrasto delle diseguaglianze. Non sarà un percorso semplice – ammette Orlando – ma non dobbiamo perderci ‘'animo. Ne parleremo venerdì 20 al Teatro di Stradanuova per definire un percorso che consegni questo patrimonio a chi dovrà intraprendere la sfida per le prossime elezioni comunali a Genova”.

E proprio le elezioni comunali della prossima primavera sarà il banco di prova e l’occasione di riscatto. Anche personale, sebbene abbia rifiutato di correre per Palazzo Tursi sarà lui il “dominus” del centrosinistra. In attesa, riferiscono le malelingue, di tornare in pista, prima con un incarico nella segreteria nazionale e poi riprendendo possesso del collegio che ora, solo per questa metà della legislatura cede al consigliere comunale genovese Alberto Pandolfo, già segretario provinciale del Partito democratico dal 2017 al 2021. Pandolfo, infatti, era il primo dei non eletti del Pd nell'unico collegio plurinominale della Liguria per Montecitorio nel 2022, dietro allo stesso Orlando e a Valentina Ghio. La carriera politica di Pandolfo, che il 29 novembre scorso ha compiuto 39 anni, è iniziata nel maggio 2007 come consigliere del Municipio Medio Levante di Genova. Dal 2012, invece, è stato eletto per la prima volta consigliere comunale, confermato sia nel 2017 che nel 2022. È anche membro dell’assemblea nazionale del Pd. Pandolfo conosce bene gli ambienti politici romani per essere stato a lungo assistente parlamentare, prima, e segretario particolare, poi, dell’ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti.