La Difesa dello Spazio

Abitualmente vengono messe in contrapposizione le spese per le armi con quelle per la sanità. Credo sarebbe invece utile rapportare le spese per una sanità pubblica efficace e efficiente con i volumi di evasione fiscale che per l’anno 2021 ammontano a oltre 84 miliardi. L’industria della difesa può piacere o meno ma è un elemento necessario e inevitabile nel mondo moderno e travagliato.  

Secondo il rapporto 2024 dell’Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano (OASI), pubblicato dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CERGAS) di SDA Bocconi School of Management servirebbero 40 miliardi, la metà dell’evasione fiscale annua, per avere un sistema sanitario universale commisurato alla media europea. Quindi il parallelismo contrapposto non è sanità contro difesa ma sanità contro evasione fiscale.

L’Europa invece, per avviarsi verso una sua più completa realizzazione, ha  bisogno di un sistema di difesa unico anche alla luce delle dichiarazioni di Trump verso la Nato e la presenza Usa in Europa. Per sgombrare subito ogni giudizio sulla Nato faccio riferimento all’intervista che l’allora segretario del Pci Enrico Berlinguer rilasciò a Giampaolo Pansa nel giugno del 1976 in cui sosteneva che sarebbe stato meglio per il suo partito e per l’Italia restare sotto l’ombrello della Nato: “Mi sento più sicuro stando di qua” disse. Non riprendo nemmeno tutto il dibattito sull’etica e sulla necessità di produrre sistemi di difesa perché ritengo che sia necessario farlo. 

Sia la relazione di Enrico Letta sul mercato unico europeo e la competitività, sia il rapporto Draghi indicano tra le priorità per l’Europa un sistema di difesa standardizzato, con un unico comando, con sistemi d’arma compatibili. Come è emerso, l’Europa produce molti sistemi d’arma ma poi ne importa altrettanti e nel periodo 2018/2021 l’import è aumentato del 65% per i Paese Nato europei. Il primo risparmio è produrre sistemi d’arma europei completi e competitivi e darli in dotazione ai nostri eserciti.

Il Piemonte e Torino hanno un’antica tradizione di industria aerospaziale e ormai lo spazio, Musk insegna -  negativamente ma insegna – e non possiamo sottrarci, è diventato parte del sistema di difesa per ogni Paese. Basti pensare all’uso che Musk ha fatto del suo sistema satellitare Starlink nell’invasione russa dell’Ucraina.

Il nostro territorio ha sviluppato professionalità e competenze che il sindacato ha difeso  per mantenerle a Torino/Caselle soprattutto con le vertenze del 1993 e 1995. Non entro nella polemica se l’aerospazio è un settore che crea occupazione, non è quello il dato che interessa; ciò che interessa è la sua importanza nel sistema Italia, in Europa, nella Nato. D’altra parte l’occupazione è anche calata in questo settore come è calata in generale nell’industria ma, ripeto, non è quello il punto. Come non è nemmeno più importante stabilire se nel sistema duale è il militare che trasmette al civile gli sviluppi applicativi o viceversa. L’ingresso dello Spazio nel campo della difesa conferma che il sistema duale è ormai militare/civile e civile/militare. Lo scambio è in equilibrio.

Allora è più che mai necessario che la nostra Regione, che è già all’avanguardia in questo campo, sviluppi e ampli l’industria aerospaziale e forse servirebbe anche aggregare lo sviluppo del nucleare viste l’esperienza e le capacità di alcuni imprenditori nostrani. Da un recente studio Ambrosetti e Thea Group è stato certificato che il Piemonte è la prima Regione italiana per export nel settore aerospaziale, una dimostrazione che l’ecosistema oramai radicato rappresenta un veicolo di sviluppo per il territorio con i suoi 35mila addetti, un fatturato di 8 miliardi, un export che copre il 20% del totale nazionale e coinvolge circa 450 aziende piemontesi. Con questi dati possiamo tornare al tema occupazione , perché anche se non cresce c’è occupazione e occupazione. Quella nel settore aerospaziale è certa, a tempo indeterminato, stabile. I livelli di precarietà è molto bassa nel settore e con una forte presenza di grandi aziende e una contrattazione aziendale sviluppata i bassi livelli di precarietà si trasformano periodicamente in occupazione stabile.

Rafforzare il territorio va fatto con elementi di stabilità in cui i giovani vedano una prospettiva di lavoro e di possibili investimenti certi per il loro futuro che significa anche sviluppo del territorio, siamo in un loop circolare di crescita individuale e collettiva. Inoltre il settore aerospaziale richiede un’elevata professionalità, alzando il livello di scolarizzazione. L’occupazione cresce nei settori meno qualificati e non industriali come il terziario a bassa professionalità, nei servizi, nell’assistenza socio sanitaria e se il Governo plaude all’aumento dell’occupazione è però un occupazione che ha in media meno di 5 ore lavorate al giorno. Quindi occupazione parziale e precaria che non serve alla crescita del Paese  e rende gli strati sociali più deboli, anche più poveri.

Il Piemonte, anche con i suoi recenti successi industriali come lo Space Park di Argotec e la sua commessa spaziale di micro satelliti ha le carte in regola per fare crescere lavoro altamente qualificato, stabilizzare giovani sul territorio, sviluppare alta tecnologia, un mix assolutamente necessario per il Paese. Industria della difesa europea e governo dello spazio sono un unicum che l’Europa unita deve perseguire sennò il rischio è una subalternità economica diventando una entità ininfluente. Starlink, cioè Musk, ha oltre 6.000 satelliti in orbita, il sistema europeo Galileo arriverà a trenta.

Possiamo forse pensare che governeremo e gestiremo la transizione all’elettrico indebolendo la nostra economia europea? Senza un’Europa che sia capace di avere un ombrello, dissuasore, sulla nostra testa non tanto per difendere la nostra economia ma per difendere le nostre democrazie perché la transizione ecologica si realizza solo se le democrazie europee sono forti e autonome.

Ecco perché fondamentale un sistema di difesa europeo, è fondamentale un Piemonte protagonista  e sarebbe anche utile una politica industriale dell’aerospazio e invece Leonardo lavora con Boeing anziché con Airbus da anni ormai e i Paese europei si dividono nel progettare e costruire il nuovo caccia del futuro, il dopo EFA. Francia e Germania ne costruiranno uno e L’Italia con Gran Bretagna  e Giappone partecipa a un altro progetto. L’Europa unita.

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