LA CURA DEL FERRO

Guasti, interruzioni e ritardi cronici. Salvini, ministro sul binario morto

Con lui a Porta Pia spazzato via uno dei miti atavici della destra di governo. La rete è un colabrodo, il Fondo nazionale trasporti piange mentre i soldi vanno al Ponte sullo stretto. Peggiora il nodo di Torino, male anche l’Alessandria-Milano. Il report Pendolaria

Quando c’era Lui i treni arrivavano in orario, ora che a Porta Pia c’è lui i ritardi sono abituali, quasi una regola. Matteo Salvini nei suoi due anni alla guida del ministero dei Trasporti un risultato almeno l’ha ottenuto: cancellare uno dei miti arcaici della destra di governo italiana. Linee da incubo: per il trasporto su ferro mancano le risorse, ma non solo. Perché anche se ci fossero i soldi per treni e ferrovie migliori, non sarebbero “sufficienti se il servizio non risponde alle reali esigenze dei cittadini” secondo il responsabile mobilità di Legambiente Roberto Scacchi, che oggi ha presentato l’edizione 2025 del rapporto Pendolaria, dal quale emerge un quadro sconfortante. A cominciare dai fondi in picchiata, che non saranno certo salvati dall'incremento “di 120 milioni previsto nella proposta di legge di Bilancio 2025 per il Fondo Nazionale Trasporti, sottofinanziato da anni.I finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e su gomma sono passati da circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 5,2 miliardi nel 2024, ma questi importi restano ben al di sotto delle necessità e rappresentano un -36% se si considera l'inflazione di questi ultimi 15 anni", avverte Legambiente.

Una situazione talmente di dominio pubblico che ieri i parlamentari leghisti per aver disertato in massa alla relazione della premier Giorgia Meloni in Parlamento, hanno giustificato le assenze con i “ritardi per colpa dei treni”, come ammesso dal deputato del Carroccio Stefano Candiani. Nel report si evidenzia come “in Italia, il trasporto su ferro resta un tema secondario e i finanziamenti ad oggi risultano essere assolutamente inadeguati. Il risultato è un trasporto che fatica a migliorare e su cui pesano anche gli impatti degli eventi meteo estremi con ritardi e interruzioni sempre più frequenti, i divari cronici tra Nord e Sud del Paese, i tagli ai collegamenti interregionali".

Il report stila una lista delle linee peggiori per i pendolari d’Italia, col Piemonte ampiamente rappresentato: “Tra le conferme le linee ex Circumvesuviane, segnata da avarie, soppressioni, tagli, sovraffollamenti; la Roma Nord-Viterbo che nel 2024 ha visto oltre 5.000 corse soppresse, la Milano-Mortara-Alessandria, che serve 19.000 persone al giorno, ed è caratterizzata da guasti frequenti e ritardi, e la Catania-Caltagirone-Gela di cui una tratta, la Caltagirone-Niscemi-Gela, è sospesa da ben 13 anni e mezzo. Per la Roma-Lido si vede un leggero miglioramento ma sono ancora molti i problemi dei pendolari su questa linea".

Tra le new entry, "la rete di Ferrovie del Sud Est, il cui completamento delle opere di elettrificazione e potenziamento è in ritardo di anni; il Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino che nel 2024 ha visto un preoccupante peggioramento dei livelli di efficienza e puntualità; la Avellino-Benevento, dove i lavori di elettrificazione dovevano terminare nel 2021, ma la scadenza è stata rimandata di anno in anno; la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza, con ripetute e quotidiane interruzioni del già scarno servizio”.

Il report disegna un’Italia spaccata in due: nel meridione le vetture hanno il doppio dell’età di quelle del Nord. Al sud "l'età media dei treni, pari a 17,5 anni, è ancora superiore a quella del Nord, dove si è scesi a 9 anni. Inoltre, la rete ferroviaria del Mezzogiorno è ancora in gran parte non elettrificata e sono diverse le linee dismesse come la Palermo-Trapani via Milo, chiusa dal 2013, o la Caltagirone-Gela, chiusa dal 2011 o quelle delle linee che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 13 anni".

“Nel frattempo, il progetto del Ponte sullo Stretto continua a drenare ingentissime risorse pubbliche. A questo si aggiungono criticità nelle infrastrutture di trasporto urbano, tra opere mal concepite, come l'ovovia di Trieste e lo Skymetro di Genova, e interventi fondamentali fermi da anni, come la riqualificazione della Roma-Giardinetti e la tranvia Termini-Vaticano-Aurelio". Intanto nella Manovra alle battute finali è spuntato un emendamento della Lega che incrementa di 1,4 miliardi, rispetto agli 11,6 miliardi previsti dalla scorsa legge di bilancio, la dote per l'infrastruttura tanto voluta dal ministro Matteo Salvini fino al 2032.

Il report di Legambiente insiste anche sul fatto che sul trasporto pubblico pesano gli impatti della crisi climatica. Sono 203 gli eventi meteo estremi che in Italia negli ultimi 14 anni, tra il 2010 e il 2024, hanno causato interruzioni e ritardi a treni, metro e tram in tutta Italia. Piogge intense e allagamenti, frane dovute a intense precipitazioni, temperature record e forti raffiche di vento hanno colpito la mobilità in particolare di Roma (con 36 eventi), Napoli (12) e Milano (11).

Per questo l'associazione ambientalista si rivolge direttamente al ministro: ''Le risorse economiche necessarie per una efficace cura del ferro, ossia almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi al Fondo Nazionale Trasporti, 500 milioni di euro l'anno per l'acquisto di treni regionali, 5 miliardi di euro per la costruzione e riqualificazione di linee metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, oltre a 200 milioni di euro all'anno per migliorare i servizi Intercity, sono recuperabili eliminando una parte dei sussidi alle fonti fossili e abbandonando progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina e quelli dannosi per l'ambiente e l'economia, come nuove superstrade e autostrade in aree già dotate di queste infrastrutture''. Ma gli ecologisti vogliono anche un “rafforzamento del ruolo di coordinamento del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Che evidentemente secondo loro a oggi non c'è.

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