Ora l'inceneritore fa gola, corsa a tre in Piemonte
Oscar Serra 21:00 Giovedì 02 Gennaio 2025Nell'ultimo giorno utile si fa avanti anche la provincia di Novara che candida il sito di Ghemme. Si aggiunge all'ipotesi di Asti e Torino (che amplierebbe l'attuale impianto del Gerbido, gestito da Iren). Deciderà l'Autorità dei rifiuti. Foietta: "Il clima è cambiato"
Sono tre i siti in lizza per la realizzazione del secondo inceneritore del Piemonte. Nell’ultimo giorno utile, il 31 dicembre dello scorso anno, è arrivata l’ultima candidatura, quella di Ghemme, presentata dal Consorzio rifiuti del Medio Novarese e dalla Provincia di Novara. Si aggiunge alle altre due proposte in campo già da tempo: la prima prevede l’ampliamento dell’impianto di Torino, gestito da Trm, società controllata da Iren in cui ha una partecipazione di minoranza il Comune; un’altra strada porta invece ad Asti dove il sindaco Maurizio Rasero ha individuato l’area di Quarto per ospitare un nuovo termovalorizzatore.
La legge affida all’Autorità regionale, presieduta da Paolo Foietta, l’onere della scelta al termine di un’analisi dei diversi siti e proposte. Ed è lo stesso Foietta che, alla vigilia di questa ricognizione, si definisce “soddisfatto” e prende atto di un “clima ormai cambiato nei confronti di questo tipo di impianti”. A lui spetterà innanzitutto verificare se le candidature arrivate sulla scrivania dell’Autorità per i rifiuti del Piemonte sono complete e idonee e a quel punto passare all’analisi dei costi e dei benefici dei tre siti. L’autorità, aveva spiegato Foietta allo Spiffero, “sceglierà sulla base di tre parametri: sociale, economico-tariffario e ambientale-territoriale”, tenendo aperto un confronto con la Regione.
In Piemonte ci sono 800mila tonnellate di rifiuti che necessitano di essere smaltite. L’impianto del Gerbido ne tratta poco meno di 600mila di cui 80mila sono rifiuti speciali di origine urbana. Di qui la necessità di un nuovo impianto o di ampliare quello esistente, evitando così che alcune province – come accade ora – debbano andare fuori regione a smaltire i propri rifiuti, con relativi costi economici e ambientali. Tra gli obiettivi dichiarati anche quello di abbandonare il conferimento in discarica entro il 2035 come previsto dalla legge regionale.