Sanità, al Piemonte serve un piano. Riboldi promette: "Pronto in estate"
Stefano Rizzi 07:00 Sabato 04 Gennaio 2025Dopo anni di attesa, non è più rinviabile l'adozione di uno strumento di programmazione adeguato. Alla bozza lavora l'assessorato e l'advisor Bocconi. Accantonata l'idea di Cirio di una commissione di saggi guidata da Enoc. Opposizioni guardinghe
Potrebbero chiamarlo Godot. E, per una volta, non sarebbe uno dei mille acronimi, ma l’emblematico riferimento teatrale a definire l’ormai sempiterno futuro piano sociosanitario del Piemonte. L’inizio del nuovo anno, il sesto dell’era Cirio, non può essere una banale ricorrenza per i buoni propositi e gli annunci che non mancano mai in abbondanza come il cotechino a Capodanno. Troppo lungo, ormai, il periodo in cui la sanità piemontese si trova con uno strumento di programmazione e regolazione datato, inadeguato e dunque sempre meno utile, talvolta addirittura potenzialmente dannoso.
In questi giorni i nuovi direttori stanno prendendo in mano le aziende sanitarie e ospedaliere a loro assegnate, hanno obiettivi importanti e compiti da cui dipende la qualità dei servizi ai cittadini: devono dare risposte attese e, per quanto possibile, affrontare emergenze, prima tra tutte quella delle liste d’attesa, e per quanto possibile risolvere problemi cronicizzati. Per farlo al meglio e per evitare che il non farlo trovi alibi, serve avere ben chiaro quanti posti letto deve contare quell’ospedale, quali reparti aprire o se del caso spostare quell’altro, verificare se un grande presidio deve restare autonomo o diventare il centro di una rete di strutture territoriali, integrare al meglio le strutture previste dal Pnrr. Insomma, serve conoscere la direzione da percorrere nei prossimi anni e con quali mezzi.
Disattese le speranze di avere un nuovo piano, o perlomeno un abbozzo dall’amministrazione di centrosinistra con presidente Sergio Chiamparino dopo l’uscita dal lungo commissariamento (nel corso del quale venne introdotta la delibera 1-600 con il suo effetto mannaia sui posti letto), anche il primo quinquennio con al timone della Regione Alberto Cirio si è concluso senza l’accenno di un inizio di lavori sul tema, anche quando ormai l’emergenza pandemica era superata.
Rieletto, Cirio ha posto come priorità, peraltro già in campagna elettorale, il rinnovamento dello strumento principe per il governo della sanità. Non meno determinato nel definire i tempi di quella che ormai non può che essere una corsa, l’assessore Federico Riboldi: “Vorrei vedere approvato il nuovo piano entro giugno” dice allo Spiffero, spiegando che per rispettare questa scadenza “è necessario avere la bozza pronta al massimo per febbraio”. E a quella bozza sta lavorando un gruppo costituito nell’ambito dell’assessorato, in parallelo con l’advisor individuato nell’Università Bocconi.
A questo punto appare chiaro che sia tramontata l’idea, di fatto una proposta, del governatore di costituire una commissione ad hoc formata da esperti esterni e di rilevanza nazionale, che sempre nello schema di Cirio avrebbe potuto avere come figura di coordinamento l’ex presidente del Bambin Gesù di Roma, Mirella Enoc. Un’idea, quella di Cirio, che da subito era stata accolta a dir poco tiepidamente dall’assessore di Fratelli d’Italia, oggi categorico nell’escludere che sia quella commissione, quindi rimasta solo un’idea, a produrre il testo base su cui, comunque, dovrà lavorare il Consiglio regionale, essendo prerogativa dell’assembla legislativa di Palazzo Lascaris la formale redazione e adozione del piano.
E proprio questo passaggio, tutt’altro che formale, nell’assemblea di via Alfieri nei mesi scorsi aveva portato la minoranza e in particolare il Pd con Daniele Valle a lanciare un segnale di disponibilità alla collaborazione per arrivare a un testo quanto più possibile condiviso e, come tale, destinato a durare anche con cambi di colore del governo regionale. “Purtroppo fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcune risposta” spiega Valle riferendosi anche al ruolo della commissione Sanità di cui è vicepresidente. E pure chi guida lo stesso organismo di Palazzo Lascaris, ovvero l’ex assessore alla Sanità, il leghista Luigi Icardi, non aveva mancato di lanciare segnali a colui che gli è succeduto nel ruolo. In più di un’occasione Icardi ha ricordato come gran parte del nuovo piano sociosanitario sia di fatto “già pronto”, frutto del lavoro compiuto dai suoi uffici durante l’ultima parte della scorsa legislatura. Anche in questa circostanza l’assessore meloniano non pare aver inteso cogliere quella collaborazione che ad alcuni sguardi probabilmente è parsa anche qualcosa di simile a una provocazione.
A rimarcare i “sempre più frequenti i teatrini in commissione tra Riboldi e Icardi, a dimostrazione del fatto che sulla sanità non vi è affinità tra i due azionisti del governo regionale”, un po’ di settimane addietro erano stati i Cinquestelle che in un documento firmato dalla capogruppo Sarah Disabato insieme ai due consiglieri Alberto Unia e Pasquale Coluccio, erano tornati ad avvertire che “non c’è più tempo per le chiacchiere e per gli annunci, il piano sociosanitario sia davvero la priorità di questa giunta o non riusciremo a salvare la sanità piemontese”.
Per avere una risposta a questa richiesta di conferma non servirà attendere più di un paio di mesi, quando secondo il cronoprogramma dell’assessore, dovrà essere pronta la bozza su cui oltre alla politica dirà o vorrà dire la sua una serie di portatori di interessi, dai Comuni alle categorie professionali del settore con prevedibili ulteriori influenze corporative ed economiche. Insomma, non è detto che da lì in poi la strada sia tutta in discesa.