Scherzi da prete in "buona fede". Risate (e sconcerto) per lo show
Eusebio Episcopo 07:00 Domenica 05 Gennaio 2025Continua a far discutere l'esibizione dei quattro sacerdoti valdostani protagonisti di un podcast sul loro "mestiere". Avvenire ne loda candore e disincanto, il vescovo "contestualizza". Alla cattedrale di Linz dopo la Madonna incinta l'inginocchiatoio smartphone - VIDEO
Nei giorni precedenti il Natale, la diocesi di Aosta è stata scossa da un episodio di cronaca che in sé non avrebbe alcun particolare significato, se non segnalasse lo stato in cui versa quello che rimane di un clero che un tempo era famoso per pietà e cultura. Alcuni sacerdoti valdostani sono stati ospiti del popolare podcast “Illumina Aosta”, condotto da Luca Dodaro, che al suo format invita spesso i rappresentanti di varie categorie professionali. Questa volta è toccato a un quartetto di preti locali che non si sono fatti pregare di sicuro per dare sfoggio della loro resa al mondo e al suo più vieto mainstream. Il titolo era già indicativo: “Lo Show dei preti”, dove don Daniele Borbey, parroco di Introd, Valsavaranche, Rhêmes-Saint-Georges e Rhêmes-Notre-Dame, don Alessandro Valerioti, parroco di Saint-Denis, Chambave e Diémoz di Verrayes, don Jean-Claude Bizindavyi, parroco di Charvensod e Pollein e don Diego Cuaz, parroco di Sarre e Chesallet hanno affrontato, tra sguaiataggini, grossolanità e sghignazzando in continuazione, vari temi ecclesiali quali i funerali in cui dimenticano i nomi dei defunti, Nostro Signore e il suo uso del dentifricio, i Sacramenti ecc. dando per scontato che insulsaggini e doppi sensi, siano ormai il vissuto quotidiano dei pochi fedeli che ancora frequentano le chiesa e vi si debba quindi adeguare.
Il video ha avuto sui social un successo strepitoso, (oltre 500 mila visualizzazioni) tanto da essere ripreso da “Striscia la notizia” che sostituisce ormai, per una buona parte della popolazione, i notiziari televisivi, con la messa in onda di alcuni spezzoni dello show dei pretacchioni. In particolare, nella rubrica “I nuovi mostri” del 21 dicembre, ha destato una certa impressione il momento in cui uno di loro prende in giro una signora che si era andata a confessare ricevendo come risposta: «Ma che caxxo sei venuta a fare». Insomma, i Sacramenti sono vecchiume sui cui scherzare, occorre rinnovarsi con un linguaggio e un contenuto adatto ai tempi e ai giovani.
Lo stesso giorno, sul quotidiano della Cei Avvenire Guido Mocellin, si sperticava in lodi al conduttore del podcast (oggettivamente bravo) e dei suoi ospiti preti i quali, «tra candore, disincanto e realismo, restituiscono una nitida immagine di fedeltà alla propria vocazione». Ci sono volute le domande sorprese dei fedeli “indietristi” – mentre il video diventava virale – perché Sua Mellifluità, monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta, decidesse di esprimersi sul fatto nel suo messaggio del 31 dicembre. Lo ha fatto con il suo stile, quello tipico dei documenti del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana degli anni che furono, dove ogni interpretazione era sempre possibile. Così fra le altre cose, ha fatto un cenno anche allo show dei suoi preti dicendo che essi vi hanno partecipato in buona fede cercando di mostrare «un volto simpatico della fede». Tuttavia, «le risate scomposte, il linguaggio volgare e grossolano sono direttamente offensivi verso la sacralità della vita ecclesiale» e per questo motivo si è scusato con chi si fosse sentito urtato nella sua sensibilità. Troppo poco e troppo tardi.
A proposito di giovani, una domanda sorge spontanea, al di là di qualsiasi giudizio morale o moralistico: perché mai un giovane dovrebbe intraprendere la via della vita cristiana o quella accidentata del sacerdozio cattolico per poi ridursi – inutili a Dio “e a’ nemici sui” – a una simile coglionaggine? C’è infine poi da domandarsi per quale motivo l’8 per mille debba essere devoluto dai fedeli per il sostentamento di una “professione” che non appare molto diversa, stando al podcast, da quella del tronista o del partecipante ai talk show e che, per dirla con monsignor vescovo, non rinvia a nulla di sacrale, ma solo al desolatamente umano. Diverso ancora è il problema della formazione sacerdotale, ma qui il tema travalica di gran lunga i confini della Valle d’Aosta.
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Si è recentemente chiusa nella cattedrale di Linz (Mariendom), in Austria, la mostra sul centenario della sua consacrazione che aveva tempo fa suscitato polemiche infuocate e scandalo per l’esposizione del simulacro sacrilego della Madonna nuda nell'atto di partorire. Dopo le proteste dei fedeli la statua fu poi ritirata. Adesso invece è stato installato, in una cappella laterale, un enorme smartphone – opera dell’artista Bernadette Huber – intitolata “La nuova famiglia” per osservare la quale ci si deve inginocchiare su di un apposito cuscino in velluto rosso con la scritta “Per favore, inginocchiati qui” e attivare un dispositivo sonoro con lo scorrimento di circa 100 immagini che rappresentano coppie omosessuali, famiglie diverse, persone transgender ecc.
Si tratta, come hanno spiegato gli organizzatori, di un omaggio al culto contemporaneo. La ricorrenza centenaria si è conclusa con una lettura della scrittrice Eva Reisinger, tratta dal suo pluripremiato romanzo Männer töten (“Uccidere gli uomini”), incentrato sul potere e la solidarietà femminile. Com’è noto, ormai da tempo, dalle chiese cattoliche, soprattutto nei seminari, vanno scomparendo i banchi e le seggiole con inginocchiatoio in quanto, secondo i liturgisti, l’atteggiamento del cristiano davanti a Dio è la posizione eretta o seduta. La postura del prosternarsi – ancorché presente in tutta la Sacra Scrittura, «nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra... (Fil. 2,10) – non è da adulto ma rinvia ad una fede devozionale e non matura. Anche davanti al Santissimo Sacramento non ci si inginocchia più. L’installazione di Linz evoca invece potentemente l’immagine di una Chiesa «in ginocchio davanti al mondo» (J. Maritain) e, per questo, senza speranza.