SANITÀ

Cara Sanità, sempre più privata: 43 miliardi in un anno (+ 7%) 

Nel 2023 quasi 176 miliardi per la salute. La parte pubblica (132,9 mld) cresce del 2% rispetto al 2022, mentre schizza l'esborso dei cittadini. Sui conti delle Regioni il salasso dei gettonisti. In Piemonte il Pd chiede conto del "rosso" da 227 milioni (in verità, ripianato)

In Italia si continua a spendere sempre di più per la salute e nel raffronto con i soldi che escono dalle casse pubblico, sono quelli che gli italiani mettono di tasca propria ad aumentare maggiormente. Rispetto all’anno precedente, nel 2023 la spesa sanitaria pubblica è aumentata del 2% arrivando a sfiorare i 133 miliardi di euro, ma il denaro speso direttamente di cittadini è cresciuto nello stesso periodo addirittura del 7% superando i 43 miliardi. Cifra quest’ultima che, in verità, andrebbe ulteriormente aumentata se si considera che i dati riportati nel Rapporto annuale relativo al monitoraggio della spesa sanitaria pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato basano questa cifra sulle registrazioni della tessera sanitaria che, spesso per acquisti senza prescrizioni, non viene neppure utilizzata.

Numeri che potrebbero essere considerati datati essendo relativi ad oltre un anno fa, ma che proprio per questo e considerato l’andamento dell’ultimo decennio non possono che attestare una prosecuzione in tal senso anche per il 2024 e per l’anno appena incominciato. Indicativo, per esempio, è l’aumento maggiore nell’ambito della spesa privata segnato in soli dodici mesi relativamente alla salute mentale dove l’esborso per il ricorso agli psicologi ha avuto un incremento del 19% anche se in termini assoluti questa voce che supera di poco il miliardo è quasi residuale rispetto ad altre molto più pesanti. Nello stesso periodo le spese per visite e interventi in strutture private non accreditate sono salite del 15% e guardano a un lasso di tempo più ampio in sette anni sono passate da 3 a 7 miliardi di euro, arrivando a rappresentare il 17% del totale, dove i farmaci restano in vetta con il 28% e le cure odontoiatriche pesano per il 14%.

Leggi qui il Rapporto del Mef

Sul fronte della spesa pubblica pur con un incremento assai più contenuto ci sono anche in questo caso dati che fotografano una situazione di oltre un anno fa, ma non certo migliorata nel frattempo. Nell’arco di un decennio se le risorse impiegate per il personale dipendente hanno fatto segnare una crescita dal 12% e del quadruplo l’aumento di quei consumi intermedi dove sono compresi i costi per i gettonisti e tutto quel personale medico e infermieristico fornito da cooperative e società di servizi che ha contribuito notevolmente all’aumento record del 43%.

Per dare un’idea della crescita della spesa pubblica a livello regionale nel periodo preso in esame, in Piemonte si è passati dagli 8 miliardi e 188 milioni del 2014 ai 9 miliardi 707 milioni del 2023, In Veneto da 8,754 miliardi a 11,306, in Lombardia da 18,789 a 22,486 e in Emilia-Romagna da 8,644 a 10,632, mentre nel Lazio l’aumento è stato da 10,662 a 12,122. Due i casi in cui dal 2022 al 2023 si è speso meno, ovvero in Calabria passando da 4,078 a 3.904 miliardi e in Umbria da 1,965 a 1,953. 

Un quadro di fronte al quale, oggi, la Ragioneria dello Stato osserva come “alla luce dei vincoli di bilancio e delle caratteristiche demografiche del Paese è opportuna una costante azione di consolidamento e di rafforzamento delle attività di monitoraggio dei costi e della qualità delle prestazioni erogate nelle diverse articolazioni territoriali del Servizio sanitario nazionale”, aggiungendo che “esistono margini di efficientamento e di razionalizzazione del sistema che possono essere utilmente attivati per far fronte agli effetti dell’invecchiamento della popolazione garantendo la qualità e l’universalità dei servizi erogati”.

Tra le tante di spesa, quella dove la crescita è stata praticamente irrilevante nell’arco del decennio in esame riguarda la medicina generale. Per i medici di famiglia si è passati da 6,611 miliardi a 6,725 pari allo 0,2%. Un dato dovuto al mancato rinnovo delle convenzioni all’epoca della rilevazione, ma che ancor più deve essere letto come un ulteriore campanello d’allarme che segnala la crescente carenza di queste figure professionali e un turn over solo parziale che ormai si protrae da tempo. Basti il dato del Piemonte, dove manca un migliaio di medici di famiglia, che vede la spesa scendere nel 2023 a 484,7 milioni rispetto ai 502 dell’anno precedente, ma anche alla vetta massima di 516 raggiunta nel 2021, quando però come nel 2022 i medici di medicina generale vennero largamente impiegati per le campagne di vaccinazione contro il Covid con il riconoscimento economico per quelle prestazioni.

Ed è ancora il Covid, più precisamente la lunga fase emergenziale dove giocoforza molti freni sono stati allentati, talvolta forse in maniera eccessiva con strutture e sovrastrutture, che ha finito con il pesare sul bilancio sanitario del Piemonte per l’ultimo anno preso in esame dal rapporto. Quei 227 milioni che il vicepresidente della commissione sanità del consiglio regionale, Daniele Valle (Pd) definisce “disavanzo monstre” sono stati ripianati in buona parte grazie ai 194,287 milioni di euro, frutto degli utili residui della gestione sanitaria accentrata, una sorta di tesoretto, accumulati dal 2014.

“Di fronte a un disavanzo così ingente e a un rimedio non ripetibile come quello usato nel 2023 – dice Valle – chiediamo di sapere il risultato di esercizio del 2024. Non possiamo certo aspettare il Mef a fine 2025”. Dalla Regione dove si ricorda come i soldi promessi dall’allora ministro della Salute Roberto Speranza quale parziale rimoborso delle spese sostenute per l’emergenza pandemica, qualcosa come cirfca 300 milioni, non siano mai arrivati, ricordano come invece i 315 milioni in più arrivati dall’attuale governo al Piemonte abbiano non solo scongiurato il piano di rientro per il 2024, ma possono indurre a immaginare conti consuntivi che si avvicinano al pareggio per l’anno appena concluso. La certezza assoluta, ovviamente la si potrà avere soltanto quando nel giro di un paio di mesi saranno analizzati i bilanci consuntivi delle Asl.

Bilanci che, come riportato dallo Spiffero più volte nei mesi scorsi, sono stati oggetto di pressanti richieste dalla direzione regionale della sanità al fine di contenere le spese senza ridurre i servizi. Una linea che dal grattacielo viene ribadita anche per l’anno appena incominciato perché, come si fa notare, se il commissariamento per il 2024 è stato scongiurato il debito strutturale resta e, dunque, nessun allentamento dei cordoni della borsa è concesso alle Asl che già hanno dovuto e dovranno continuare fare i conti con aumenti dei costi su numerose voci di spesa, come peraltro si evince anche dall’analisi della Ragioneria dello Stato. 

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