Processo telematico, giustizia nel caos. Anche Torino si ribella all'app
14:13 Mercoledì 08 Gennaio 2025Come sta avvenendo nel resto del Paese pure il Tribunale subalpino sospende l'utilizzo dell'applicazione digitale entrata in vigore con l'inizio dell'anno. Si torna all'analogico, con atti e carte depositate di persona. Magistrati e avvocati: "Fallimento annunciato"
Anche il tribunale di Torino si ribella contro l’app che fa cilecca sul processo penale telematico. Il presidente dell’ufficio, Modestino Villani, ha dichiarato, con un decreto ad hoc, il “malfunzionamento del sistema operativo App 2.0” e ne ha sospeso l’utilizzo. Nello stesso documento il magistrato afferma che da ora gli avvocati “possono depositare anche con modalità analogiche”, vale a dire su carta, gli atti per i quali dal primo gennaio era previsto l’obbligo del deposito telematico. Il provvedimento è stato preso “in attesa dell’implementazione” del sistema operativo.
Insomma, è stata una partenza nel caos per il processo penale telematico, che doveva prendere il via con il nuovo anno. Un po’ in tutti i tribunali italiani è confusione totale. Nelle aule giudiziarie si parla di “una situazione gravissima”, dal tribunale di Roma a quello di Santa Maria Capua Vetere, da Milano e Torino passando per tutte le città giudiziarie in Italia, tra udienze prima sospese e poi rinviate perché “la firma digitale del giudice non veniva registrata” oppure perché risultava impossibile redigere il verbale telematico, così come richiesto. L’Associazione nazionale magistrati parla di un “fallimento annunciato”. Per una volta concordi anche le Camere Penali.
Così, la ripresa dell’attività giudiziaria ordinaria dopo la pausa natalizia è stata particolarmente problematica. “All'avvio i giudici non riuscivano ad accedere alla loro pagina per la registrazione della firma”, hanno spiegato gli addetti. “Alcuni dopo un lungo impasse hanno risolto con la richiesta alle parti di procedere in via analogica, come si faceva fino a poche settimane fa. Per tutti gli altri c’è stato il rinvio”. Le presidenze dei tribunali sembrano esser state prese in contropiede. A Roma si è deciso di sospendere l’applicazione per un mese. A Milano è semaforo rosso alla riforma fino al 31 marzo prossimo. Sino ad allora si potrà continuare a “redigere e depositare, anche con modalità analogiche”, “atti, documenti, richieste”. E sulle pagine Facebook del magazine Terz’ultima fermata, vero punto di riferimento degli avvocati penalisti, sono molti gli interventi in cui si denuncia il disagio dello stop alle udienze e del rinvio dei processi.
Le pagine bloccate, i segnali in rosso, la mancata registrazione sono solo alcuni dei problemi riscontrati. Tutte “criticità” che comunque incidono “in maniera significativa” su udienza preliminare e processi e “generare problematiche di natura informatica in grado di ripercuotersi sull’attività processuale e sul lavoro dei magistrati e del personale” con un “rallentamento delle risposte giudiziarie contrario anche al principio di celere definizione del procedimento penale”.
L’Anm, con una nota della giunta esecutiva centrale, ha denunciato in modo netto già il 4 gennaio il “fallimento annunciato” dell’avvio del processo telematico. Si legge nel documento: “Con il decreto 27 dicembre 2024 n.206 il ministero dà il via al generalizzato deposito con modalità esclusivamente telematica di atti e documenti a partire dal primo gennaio 2025 per la maggior parte dei procedimenti della procura della Repubblica presso il tribunale ordinario, della procura europea e del tribunale ordinario”. E “malgrado le numerose criticità rilevate da pressoché tutti gli uffici chiamati alla sperimentazione del sistema”, continua la nota, “si è anche proceduto non prendendo in adeguata considerazione la scarsità di risorse e di infrastrutture tecnologiche che consentano ai Tribunali di celebrare efficacemente i processi per il tramite delle tecnologie digitali. Si agisce come se gli uffici fossero stati, tutti e da tempo, dotati di postazioni pc con accesso ad app, nelle aule d’udienza e nelle camere di consiglio. Si opera come se il personale amministrativo e giudiziario fosse dotato di una idonea struttura di assistenza per l’immediata gestione delle criticità. E tali rilievi sono del resto soltanto alcuni di quelli recentemente formulati dal Csm nelle sue considerazioni, di cui il ministero ha tenuto conto in minima parte. Nulla di nuovo sotto il sole”.
Quindi, “per il tanto atteso processo penale telematico si deve allora constatare una grave carenza di risorse e di strategie organizzative, con le inevitabili conseguenze sull’efficienza del servizio giustizia. Eppure, i segnali di allarme erano stati lanciati da tempo, dalla magistratura associata e dal Csm, che per tempo si erano posti nella prospettiva di evidenziare lacune e criticità, e ciò proprio al fine di realizzare la massima efficienza possibile con una compiuta digitalizzazione del processo penale. Ma tali segnalazioni, tese alla leale collaborazione in vista di un obiettivo da tutti condiviso, sono rimaste inascoltate. Tutto si potrà dire meno che non si tratti di un fallimento annunciato”, ha spiegato la giunta Anm.