POLITICA GREEN

Rifiuti, l'inceneritore conviene. Costi record ad Alessandria: 5 volte più cara di Torino

Smaltire la frazione indifferenziata costa 9,5 euro a un cittadino di Chieri e 46 a chi vive nella provincia mandrogna. Il Piemonte realizzerà un nuovo impianto: querelle con i consorzi cuneesi che conferiscono ai cementifici - TABELLA

L’inceneritore costa meno di tutti gli altri sistemi di smaltimento rifiuti e quello del Gerbido, a Torino, è uno dei più economici d’Italia. E pure da un punto di vista ambientale i dati smentiscono un altro mantra di certo ambientalismo, quello cioè che il termovalorizzatore disincentivi la raccolta differenziata. A metterlo nero su bianco è il presidente dell’Autorità dei rifiuti del Piemonte, Paolo Foietta, in una dettagliata missiva inoltrata ai consorzi gestori del Cuneese in seguito a una querelle esplosa sulla necessità di uniformare il costo dello smaltimento per abitante tra i vari ambiti territoriali piemontesi, in cui dalla Granda si levava una richiesta di autonomia gestionale rispetto all'Autorità del Piemonte a partire dai contratti. La polemica è in parte rientrata, i dati però mettono in luce una situazione di forte disomogeneità in cui, a seconda di dove si vive, il costo dello smaltimento può cambiare notevolmente.

Qui la lettera dei Consorzi cuneesi
Qui la replica del presidente Foietta

A oggi infatti c’è una fortissima disparità tra provincia e provincia, generata in particolare dal sistema adottato. Basti pensare che un cittadino del Chierese paga 9,5 euro all’anno per smaltire la sua quota di indifferenziato, mentre nell’Alessandrino la quota è di 46,5 euro ad abitante, quasi cinque volte tanto. Questo perché chi conferisce i propri rifiuti al termovalorizzatore del Gerbido paga 118 euro a tonnellata, chi adotta un sistema fondato sul trattamento meccanico biologico (Tmb) arriva a pagare fino a 190 euro per tonnellata (consorzio Cbra di Asti).

Il metodo Tmb prevede un primo passaggio in cui l’impianto separa la frazione secca da quella organica che precede il conferimento in discarica dopo un ulteriore trattamento volto a ridurre le dimensioni delle frazione secca. All’inizio il Tmb piaceva molto agli ambientalisti ma si è rivelato un boomerang perché costa di più e continua a dipendere dalle discariche che, per una normativa europea, dal 2035 potranno assorbire non più del 10 percento dei rifiuti urbani. Motivo per cui lo stesso piano regionale impone il superamento di questo tipo di impianti, preferendo loro i termovalorizzatori. Di qui nasce l’esigenza di un nuovo inceneritore per soddisfare un fabbisogno aggiuntivo di 250mila tonnellate all’anno di rifiuti, per il quale ci sono tre siti in lizza (Ghemme, nel Novarese, Asti e Torino che prevede l'ampliamento dell'attuale impianto gestito da Iren).

Nel Cuneese, dopo il trattamento meccanico-biologico, il conferimento avviene invece, almeno per una parte, in cementificio dove attraverso un’ulteriore lavorazione si ricava del combustibile. Il cementificio Buzzi, in particolare, avrebbe sottoscritto per i prossimi dieci anni un accordo che prevede l’acquisizione di 50mila tonnellate all’anno di indifferenziata proveniente dai quattro consorzi della Granda dove questo processo costa tra i 146 e i 165 euro a tonnellata (tra il 25 e il 40 percento in più rispetto all'inceneritore del Gerbido). Motivo per cui, presto o tardi, anche il Cuneese dovrà rientrare nella gestione regionale dei rifiuti e conferire al termovalorizzatore, nonostante le resistenze dimostrate fino a questo momento. Una soluzione potrebbe essere quella di realizzare sin da subito un impianto in grado di incrementare facilmente la propria capacità, anche oltre le 250mila tonnellate indicate nel piano regionale che al momento non tiene conto del Sistema Cuneo.

Il tutto pur continuando a incrementare la raccolta differenziata. Il già citato consorzio del Chierese, in provincia di Torino, è tra i più virtuosi e raggiunge l’84%, così come quello del Medio Novarese che brucia la frazione residua fuori Piemonte. Contrariamente a ogni luogo comune, il livello più basso di differenziata è nell’Alessandrino (52%) dove l’inceneritore non c’è e dove il costo dello smaltimento è di 46,5 euro per abitante. Con tutto ciò che comporta sulle tariffe.

“L’unico obiettivo dell’Autorità regionale è di mettere a controllo il sistema dei costi perché questa sperequazione non ha nessuna ragione” afferma il presidente Foietta, dopo il botta e risposta con i consorzi cuneesi.  “La priorità è uniformare questi costi perché non possiamo avere zone in cui lo smaltimento costa cinque volte rispetto ad altre”.