"Soddisfatta dell'intesa con Stellantis". Incontro ravvicinato Elkann-Meloni
15:03 Giovedì 09 Gennaio 2025Dopo mesi di attacchi e scontri la premier lancia un ramoscello d'ulivo al gruppo del gruppo automobilistico. Certo per ora la svolta è "sulla carta" ma nulla osta all'invito a Palazzo Chigi per il rampollo dell'Avvocato. Le diplomazie sono al lavoro
È scoppiata la pace tra il Governo e Stellantis. A mettere una pietra sopra alla lunga stagione di incomprensioni, segnata da attacchi e ripicche, è la stessa premier Giorgia Meloni che oggi nel corso dell’annuale conferenza stampa a Montecitorio si è detta “soddisfatta” dell’intesa che è stata raggiunta lo scorso 19 dicembre al tavolo di Palazzo Piacentini con il gruppo automobilistico e il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
La presidente del Consiglio ha parlato di lavoro e in questo quadro ha spiegato che “noi abbiamo immaginato durante l’approvazione della legge di bilancio un sistema di Ires premiale (l’imposta sui redditi delle società, ndr) che pone come condizione il mantenimento dei livelli occupazionali e il non ricorso alla cassa integrazione, quindi cerchiamo sempre di legare il nostro incentivo alla questione fondamentale del mantenimento a livelli occupazionali e della difesa dei lavoratori”, sottolineando che “è la stessa ragione per la quale sono, per esempio, sulla carta soddisfatta dell’accordo che abbiamo chiuso con Stellantis. Quindi cerchiamo di fare tutto quello che possiamo per favorire un approccio che sia il più possibile a tutela dei lavoratori”. Certo c’è quell’inciso “sulla carta” a voler rimarcare come l’intesa andrà ora suffragata dai fatti.
In ogni caso, le parole di Meloni testimoniano un cambio di clima, dopo che per mesi, il governo ha sferzato Stellantis perché aumentasse gli investimenti nel Paese. Stellantis, che controlla marchi iconici come Fiat, Alfa Romeo, Maserati, è diventato un bersaglio centrale della campagna economica promossa dal centrodestra, incentrata su una visione di patriottismo economico, trovando terreno assai fertile anche nelle forze di opposizione. Già prima di salire a Palazzo Chigi, Meloni criticò duramente la fusione tra Fiat Chrysler e il gruppo francese Psa, considerandola un colpo alle ambizioni industriali italiane. La fusione ha portato alla nascita di un gigante globale, ma ha anche lasciato in sospeso interrogativi sul futuro delle attività italiane dell’azienda. Per Meloni e i suoi sostenitori, l’integrazione con Psa ha rafforzato l’influenza francese nel gruppo, con conseguenze dirette sulla riduzione degli investimenti e delle produzioni in Italia. Poi da premier ha adottato un atteggiamento più deciso, insistendo affinché Stellantis mantenga un livello adeguato di produzione nel Paese e salvaguardi l’occupazione locale. Le sue critiche si sono intensificate man mano che la produzione in Italia è diminuita, creando una frattura evidente tra Roma e il vertice di Stellantis, situazione che ha portato Carlos Tavares a ingaggiare un duro braccio di ferro, finito con la capitolazione del manager franco-portoghese.
Fino alla svolta di fine 2024. Il primo intervento di Jean Philippe Imparato al Mimit è stato in linea con le attese del governo e a chiudere il tavolo sulla multinazionale transatlantica è stato lo stesso padrone di casa, il ministro Adolfo Urso che voleva un nuovo piano ed impegni precisi: “Questa è una giornata importante, così è stata definita da tutti gli attori – disse al termine dell’incontro –. Importante per l’auto italiana, per l’industria e per i lavoratori. Avevamo chiesto a Stellantis di confrontarsi su un piano industriale assertivo con investimenti, ricerca e sviluppo, modelli e piattaforme per i siti italiani e garanzia dei livelli occupazionale. E responsabilità nel governare la transizione del comparto auto italiano, indotto e filiera. Abbiamo chiesto di tornare a pensare in Italia, per quanto riguarda ricerca, innovazione, design nella piena consapevolezza di quanto forte sia l’ecosistema italiano e le risposte oggi le abbiamo avute, con un piano Italia che afferma la centralità del nostro Paese nello sviluppo industriale di Stellantis nel mondo”.
A questo punto, nell’attesa della calendarizzazione dell’audizione in Parlamento di John Elkann, nulla osta a un invito a Palazzo Chigi per il rampollo dell’Avvocato. Unico primo ministro a non aver mai voluto incontrare i vertici della multinazionale, che invece sono di casa in altri palazzi (a partire dal Quirinale). Eppure, nonostante la discretissima e difficilissima missione affidata ad Antonio Vella, direttore delle relazioni istituzionali di Gedi, il gruppo editoriale di famiglia, finora il portone di Chigi è sempre rimasto chiuso. Fino a oggi.