SANITÀ

Gettonisti, costosi ma indispensabili. Verso nuove deroghe allo stop totale

Raddoppiata la spesa per i medici "esterni", necessari a coprire la carenza di camici bianchi negli ospedali. A fine maggio blocco degli appalti, ma già in vista una serie di eccezioni. In Piemonte costi schizzati a 100 milioni. Gli alert di Anac e Corte dei Conti

Costano molto, a causa loro le Asl hanno tinto ancor più di rosso i bilanci facendo scattare l’allarme della Corte dei Conti, a torto e forse ancor più a ragione sono considerati un’anomalia della sanità pubblica rispetto al quale il ministero ha cercato di mettere tetti e freni, ma la dura realtà dice che oggi e probabilmente pure domani senza i medici gettonisti il già periclitante sistema sanitario italiano conterebbe parecchie macerie. Da qui l’ipotesi, sempre più vicina a certezza, di ulteriori deroghe allo studio del ministero della Salute per evitare che il 31 maggio prossimo, data fissata per la cessazione definitiva dell’utilizzo dei professionisti forniti da cooperative e società di servizi per sopperire alla carenza di personale dipendente negli ospedali, si tramuti in chiusura di molti reparti con inevitabili ripercussioni sui pazienti.

Quello dei costi è, non da oggi, un problema che ha assunto dimensioni a dir poco preoccupanti. Come attesta un recente rapporto dell’Anac, l’Agenzia nazionale anticorruzione, che ha preso in esame il periodo gennaio che va da gennaio 2019 ad agosto 2023, il fenomeno era già molto evidente nel 2019, con una spesa complessiva di quasi 580 milioni di euro. Nel 2020, anno della pandemia Covid il valore è crollato a 124,5 milioni, per poi risalire negli anni 2021-2022, fino a raggiungere, nel solo periodo gennaio-agosto 2023, a 476,4 milioni, raddoppiando rispetto all’anno precedente. E proprio l’Anac da un po’ di tempo, insieme all’Ispettorato del Lavoro e al ministero della Salute e il Mef ha avviato una serie i controlli nelle aziende sanitarie per verificare la regolarità nelle gare di affidamento dei servizi ai fornitori di medici gettonisti, così come eventuali abusi nel loro impiego anche alla luce delle ripetute restrizioni messe in atto dallo stesso dicastero retto da Orazio Schillaci.

Le ispezioni, in non rare occasioni, hanno portato alla luce ipotesi di irregolarità attualmente all’esame dell’agenzia e, in alcune circostanze, anche della magistratura penale. Uno di questi casi, emersi in Piemonte, una cooperativa raggiunta da una comunicazione di azione penale per l’ipotesi di intermediazione di manodopera aveva minacciato di interrompere il servizio nel caso in cui non fossero state subito chiarite le supposte irregolarità. È accaduto all’Asl di Alessandria che per scongiurare il rischioi di rimanere senza medici nei Pronto Soccorso di ben cinque ospedali, ove operano i gettonisti della coop Kairos, insieme alla Regione si era rivolta al prefetto. Quest’ultimo ha risposto all’azienda indicando la necessità di evitare l’interruzione di pubblico servizio e i gettonisti continuano a lavorare. Nel frattempo, ieri l’altro, i vertici dell’Asl sono stati auditi dall’Anac che, nell’attesa di un responso definitivo, ha fornito una serie di indicazioni e raccomandazioni. Quello del rapporto tra aziende sanitarie e fornitori di medici, ma anche di infermieri, resta un terreno difficoltoso sui cui, negli ultimi tempi proprio per cercare di ridurre quanto più possibile questo affidamento all’esterno di ruoli ospedalieri, lo stesso ministro ha piantato più di un paletto. Le stesse Regioni, chi più chi meno, vanno nella stessa direzione.

Se aveva sollevato polemiche la durissima presa di posizione dell’assessore alla Sanità della Lombardia Guido Bertolaso contro i gettonisti, il suo omologo piemontese Federico Riboldi usa toni decisamente meno forti anche se ribadisce come tra gli obiettivi prioritari dei nuovi direttori generali che presenterà ufficialmente stamani al grattacielo ci sia proprio quello di una riduzione del ricorso ai medici forniti dalle cooperative o società di servizi. “La carenza di personale non ci permette una soluzione immediata e definitiva – spiega Riboldi allo Spiffero – ma la linea indicata dal ministro è chiara e si deve andare progressivamente verso una situazione in cui l’utilizzo dei gettonisti sia un’eccezione per precise necessità e non la regola”.

Sui costi per le casse delle Asl piemontesi di questi professionisti, l’estate scorsa la Corte dei Conti aveva avvertito come in soli due anni siano raddoppiati passando da 51, milioni a 100. I magistrati contabili, inoltre, avevano posto l’accento oltre che sui rischi “da non sottovalutare” sul piano contabile anche sulla qualità del servizio, considerato che la scelta dei professionisti da impiegare non è di pertinenza delle Asl ma ricade sulle cooperative. Per queste ultime il ministro ha stabilito che gli appalti non potessero più essere affidati, eccetto in rari e circostanziate situazioni, fissando il termine ultimo per le gare a fine maggio dello scorso anno, con l’evidente obiettivo di ridurre al minimo l’utilizzo ei gettonisti dalla stessa data del 2025. 

Dunque gli appalto che scadranno al 31 maggio o anche prima non saranno più rinnovabili, né si potranno indire altre gare. Non poche Asl erano corse ai ripari con bandi antecedenti il termine fissato pur procedendo poi mesi dopo all’assegnazione con il risultato di spostare in avanti la scadenza. C’è chi ha fatto la gara ad aprile del 2024 e affidato l’appalto a dicembre con il risultato di avere ancora un anno davanti. Ma davanti, in molti, si sono trovati anche altro. Già, perché alla fine dello scorso anno il ministero ha fissato un tetto massimo orario per il pagamento dei medici a gettone, a 75 euro e 85 per i servizi di Pronto Soccorso. Così chi si è aggiudicato la gara prima di questo provvedimento a una cifra superiore, ma entra in servizio dopo, si vedrà decurtato, in alcuni casi di non meno di 20 euro l’ora, il pagamento. E anche questo potrebbe essere un problema che va ad aggiungersi agli altri che a tempo segnano quella che resta un’anomalia della sanità pubblica cui, tuttavia, è impossibile rinunciare del tutto, oggi e probabilmente anche domani.

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