Cogefa può continuare a lavorare: "Governance e controlli irrobustiti"
14:17 Venerdì 10 Gennaio 2025Il Consiglio di Stato motiva la decisione di sospendere l'interdittiva emessa dal Prefetto: "Forte e crescita e nuovi assetti interni in grado di attenuare il condizionamento strutturale paventato". Nessuno stop a gare, contratti in corso e cantieri
Cogefa può continuare a lavorare nei cantieri. Anticipata dal pronunciamento dello scorso 9 dicembre, la decisione del Consiglio di Stato di concedere la sospensione dell’interdittiva antimafia è stata confermata ieri in sede giurisdizionale (Sezione Terza) accogliendo l’appello presentato dall’azienda rappresentata e difesa dagli avvocati Carlo Merani e Saverio Sticchi Damiani.
I giudici di Palazzo Spada – presidente Rosanna De Nictolis, estensore Angelo Roberto Cerroni – hanno “rilevato che la società ha registrato una forte crescita e una parallela evoluzione dei propri assetti interni nel passaggio dalla prima alla terza generazione familiare, con l’allontanamento dei soggetti più fortemente controindicati unitamente all’irrobustimento di una governance societaria e di un apparato di controllo interno suscettibili di attenuare il condizionamento strutturale paventato dalla Prefettura (e riconducibile in sostanza all’assetto proprietario di stampo familistico)”. Rimandando alla giustizia ordinaria l’approfondimento di merito sulla “ritenuta natura strutturale del condizionamento ‘ndranghetista” ritengono che “debba trovare conferma, nel bilanciamento dei contrapposti interessi, la cautela già concessa in sede monocratica nella forma della sospensiva del provvedimento impugnato al solo fine di consentire la prosecuzione dei rapporti contrattuali già in corso alla data odierna e delle eventuali gare per le quali alla data odierna sia già stata presentata domanda di partecipazione”.
La decisione riporta, di fatto, la questione al 21 ottobre 2024 quando il presidente del Tar del Piemonte Raffaele Prosperi, nell’accogliere la richiesta di sospensiva dell’interdittiva, aveva proprio sottolineato come il provvedimento emesso dal Prefetto sulla base dell’inchiesta condotta dalla Dda sulle infiltrazioni mafiose si basasse su “fatti estremamente risalenti nel tempo e talvolta nei decenni, interessando anche persone decedute oltre quindici anni addietro oppure soggetti in stretta parentela” motivo per cui “si può al momento solo immaginare un coinvolgimento indiretto degli attuali amministratori della ricorrente, fatti che negli anni passati non hanno dato luogo a misure interdittive”. Tesi poi sorprendentemente rimangiata dallo stesso tribunale amministrativo in composizione collegiale solo un mese dopo. Ora come in un perverso gioco dell’oca giudiziario si torna alla casella iniziale.