Terzo mandato, Cirio come De Luca.
"Ma a lui Meloni non ha detto nulla"
16:11 Venerdì 10 Gennaio 2025
Protesta il governatore campano dopo la decisione della premier. Anche il collega del Piemonte (volendo, ma non vuole) potrebbe prolungare la sua permanenza al grattacielo. E intanto in Veneto la Lega è in fibrillazione e Salvini teme l'effetto Zaia
Al solo pensiero gli viene uno sciupun, un malore di quelli brutti. Però è vero quel che sostiene Vincenzo De Luca quando protesta per la mancata impugnazione del Governo di leggi analoghe a quella della Campania sul terzo mandato del presidente. In linea teorica, infatti, anche Alberto Cirio potrebbe presentarsi ancora una volta al termine dell’attuale legislatura in Piemonte e poco importa in questo ragionamento il fatto che lui neanche ci pensi e che anzi oggi il suo principale pensiero sia quello di trovare la prima finestra utile per scendere dal quarantesimo piano del grattacielo per approdare in altri palazzi (Montecitorio, Madama e perché no? Chigi). Nella legge regionale piemontese, infatti, all’articolo 5 si chiarisce che “non può essere immediatamente ricandidato alla carica di Presidente della Giunta (…) chi allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi”. Ma attenzione, perché tali disposizioni “si applicano a decorrere dalla XII legislatura”, cioè quella attuale, senza tenere conto dei cinque anni già trascorsi. Lo stesso, insomma, che vorrebbe fare De Luca.
La legge campana specifica che “ai fini dell’applicazione della presente disposizione (cioè il limite dei due mandati, imposto da una norma nazionale del 2004 ndr), il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”. Uno stratagemma che hanno usato in tanti ed è su questo che ora De Luca s’impunta: “Il governo non ha impugnato le leggi del Veneto, del Piemonte e delle Marche che sono uguali a quelle della Campania. Mi domando, ma in questo paese la legge è uguale per tutti o è uguale per tutti tranne che per il sottoscritto?”. Domanda lecita.
E qui le questioni tecniche s’intrecciano con quelle più squisitamente politiche, laddove l’esecutivo di Giorgia Meloni si ritrova a contestare la legge di un controverso governatore del Pd con una sorta di beneplacito del principale esponente dell’opposizione, la segretaria dem Elly Schlein, la quale osserva interessata un braccio di ferro che potrebbe toglierle dai piedi De Luca senza che lei debba neanche sporcarsi troppo le mani. Allo stesso tempo, però, così facendo la premier apre ufficialmente un fronte con la Lega di Matteo Salvini, perché a questo punto è evidente che la decisione della Corte Costituzionale coinvolgerà anche Luca Zaia. In Veneto Lega e FdI hanno già iniziato ad affilare i coltelli, con il Carroccio che minaccia di andare da solo qualora il partito di Meloni decidesse di candidare un suo esponente per il dopo Zaia, ma a preoccupare in particolare il Capitano è la tenuta del suo partito. Perderà l’appoggio di una regione tanto strategica se Zaia dovesse rimanere a casa?