SANITÀ & POLITICA

Tutti gli uomini (e due donne) della Sanità. Cirio mette in riga i nuovi direttori delle Asl

Rilanciare la sanità in Piemonte "ora o mai più". Governatore e l'assessore non nascondono i problemi, in primis quello delle liste d'attesa: "Li risolveremo insieme". Dg avvisato mezzo salvato, Riboldi: "Chi non apre le agende sarà rimosso"

“Quando ero adolescente l'ospedale, la sanità pubblica, era un luogo di certezza, di professionisti che avrebbero certamente curato. Lo Stato deve tornare il luogo sicuro, soprattutto in ambito sanitario. Sarà un lavoro estenuante, ma sono convinto che una squadra capace potrà ottenere tutti questi risultati". La frase, dal tono grave e solenne, è dell’assessore alla Sanità Federico Riboldi ma il governatore Alberto Cirio ne ha pronunciate di simili. Entrambi, nel presentare la nuova squadra dei direttori generali delle aziende sanitarie piemontesi, non hanno nascosto l’impegno titanico che, tra carenza di personale e liste d’attesa da tagliare, attende i 20 direttori generali presentati stamattina al grattacielo del Lingotto.

Riboldi li annuncia uno a uno, per primo Livio Tronchida del Santa Croce e Carle di Cuneo, in testa alla classifica Agenas per la perfomance manageriale, al quale i colleghi tributano un generoso applauso. Oltre ai 20 Dg viene presentato anche Antonio Maconi, nominato commissario per ottenere il riconoscimento a Irccs dell’ospedale “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo” di Alessandria.

Sorrisi sul palco, anche una battuta sulla durata dell’intervento di Cirio alla quale il governatore non sorride, preferendo continuare a ticchettare sul telefono. Poi quando Riboldi scende ricorda l’imperativo della condivisione delle agende, ordine “tassativo” per i direttori generali: “Non saranno tollerate sbavature su questo, non aprire le agende significa favorire alcuni e non altri nell'accesso alla sanità pubblica e questo concettualmente è per noi una cosa inaccettabile. Chi non aprirà le agende verrà immediatamente rimosso dal proprio incarico". Poco prima, nel suo non breve intervento Cirio aveva ricordato che il taglio delle liste d’attesa sarebbe stato il primo punto sul quale valutare la bontà dell’operato dei direttori: “E guardate, è un numero”, aveva aggiunto: come dire che da quello non si scappa. Riboldi le controllerà settimanalmente, poi ogni sei mesi si faranno i conti.

Il governatore si è anche tenuto un dato che getta un fascio di luce sullo stato della sanità: “Oggi nella sanità pubblica del Piemonte lavorano 1.450 operatori in più rispetto a un anno e mezzo fa, dobbiamo arrivare ai 2.000 per cui ci siamo impegnati all’interno della struttura dell’Osservatorio” sulla sanità al quale la Regione partecipa coi sindacati.

Cirio mette le mani avanti sulle tante difficoltà da affrontare per risollevare la sanità piemontese: “Per la prima volta noi abbiamo un piano di edilizia ospedaliera che non c'è mai stato nella nostra regione. Erano settant’anni che a Torino non si progettava un ospedale nuovo. Accanto a questo piano, che dà strutture nuove, c’è il personale. Siamo ancora in difficoltà sui medici, ma apprezziamo che il governo italiano abbia tolto la strozzatura dell’iscrizione a medicina dal prossimo anno”. 

La consapevolezza è che sulla sanità ci si giochi tutto. “O lo facciamo ora, o non lo faremo mai più”, ha detto enfatizzando le responsabilità dell’assessore Riboldi e della squadra di Dg seduta nelle prime tre file. È l’ultima chance perché “ora ci sono le risorse”, ha aggiunto, come a dire che l’occasione non ricapiterà. Fondi anche europei ma che andranno usati con giudizio, visto che lo stesso governatore si è raccomandato coi direttori: “L’obiettivo è che vi discostiate sempre meno dal budget assegnato”. Riboldi ha ricordato che vanno recuperati il 10-12% di coloro che rinunciano a curarsi, Cirio che il 50% dei piemontesi non partecipa alla prevenzione: la lettera mandata a casa non basta più, ha sottolineato il governatore: “Io non sono mai per colpevolizzare il cittadino”. Quindi, anche in questo caso, la responsabilità di fare meglio ricadrà tutta sui nuovi Dg.

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