La destra "svende" la Sanità? Macché. Più privato quando governa la sinistra
Stefano Rizzi 07:00 Sabato 11 Gennaio 2025La percentuale di spesa per acquistare prestazioni dalle strutture accreditate in Piemonte è stata più alta durante i cinque anni in cui ha governato il Pd. Il fronte a favore del servizio pubblico. Le parole, per nulla liberiste, del governatore azzurro Cirio
Sanità privata à la carte. No, stavolta non si tratta di visite a pagamento per abbreviare i tempi o portafogli che si aprono insieme alle porte di una clinica o un ambulatorio. La questione, se si vuole, è tutta politica. E riguarda i rispettivi approcci degli opposti schieramenti rispetto, appunto, alla sanità privata con date e numeri che sembrano se non ribaltare, perlomeno, spostare di molto posizioni esternate in ogni occasione e non di rado, tramutati in veri e propri cavalli di battaglia.
Ieri, nel corso della presentazione dei nuovi direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere, il governatore del Piemonte Alberto Cirio è tornato su una sua recente dichiarazione, ribadendone la versione originaria, vale a dire: “La sanità solo privata mi ripugna”. Cirio ha approfittato dell’occasione non solo per riaggiustare il tiro, ma anche per ribadire il senso di indispensabilità dell’imprenditoria sanitaria all’interno del sistema, ma fermo restando il suo sussidiario e non sostitutivo rispetto al pubblico.
Poco prima della sua rielezione, la primavera dello scorso anno in piena campagna elettorale, la sinistra era scesa in piazza a Torino con un corteo in difesa della sanità pubblica, col sotteso messaggio di limitare quanto più possibile quella privata. Ma se queste sono le rispettive posizioni, soprattutto la seconda viene se non smentita certamente non supportata dai numeri. Già, perché guardando il più recente rapporto della Ragioneria Generale dello Stato sulla spesa sanitaria i dati relativi alla percentuale delle risorse impiegate da ciascuna Regione per acquistare prestazioni dalle strutture provate accreditate, in rapporto con la spesa pubblica emerge che le cifre più alte siano state raggiunte nel periodo in cui a governare il Piemonte è stato il centrosinistra e in particolare il Partito Democratico con il quinquennio di Sergio Chiamparino alla presidenza della Regione.
Il 2019 primo anno del suo mandato la spesa per le prestazioni acquistate dai privati ed erogate con il servizio sanitario è stata pari al 18,3% che salirà al 18,5 l’anno successivo per arrivare al 19,1% nel 2019 quando ormai sono trascorsi quasi due anni dall’agognata uscita dal piano di rientro che molto aveva pesato sulla sanità piemontese e i suoi conti. Per notare una discesa che porterà a restare sempre sotto le cifre del lustro durante il quale la regione è stata governata dal centrosinistra bisogna arrivare al 2020, quando ormai il vento politico era cambiato aprendo alla prima legislatura con Cirio alla presidenza. Certo, quello è stato anche l’anno in cui è arrivato il Covid che tutto ha stravolto, ma pure passata la pandemia nel 2022 la percentuale di spesa corrente destinata a pagare il privato accreditato non ha superato il 17,8 arrivando al 17,9 nel 2023, a fronte di una media nazionale del 20,3 e con casi limite in un senso e nell’altro come quello del Lazio col 29,3% e del Friuli-Venezia Giulia del 10,8 senza contare per dimensioni la Provincia di Bolzano col 9,9% e la Valle d’Aosta col 7,7.
Insomma, per tutta una serie di circostanze, quando il Piemonte era governato da chi spesso non rinuncia ad avvisare del rischio di un’espansione del privato, la percentuale di spesa a favore di questo è stata maggiore rispetto a quando la Regione è passata nelle mani di chi spesso sventola il vessillo liberale e un po’ liberista, ma alla resa dei conti si muove in maniera quasi opposta.
C’è un aspetto ulteriore che emerge dall’analisi dei dati, seppure presi con tutte le cautele e le variabili del caso, e riguarda le cifre assolute erogate ai privati che sostanzialmente dal 2014 in poi non sono cambiate. E se, come pare la percentuale resterà al si sotto dei 18 punti anche per il 2024, a portare a queste situazioni non è che l’aumento, sia pure mai del tutto sufficiente, delle risorse destinate al pubblico rispetto a quelle impiegate per acquistare prestazioni dai privati.
E se anche non si volesse far le pulci ai decimali, da quei numeri scaturisce una fotografia molto chiara rispetto al Piemonte e al netto dei timori e delle polemiche su una deriva privatistica della sanità ed è la fotografia di una regione dove il privato pesa, in termini di costi, molto meno rispetto a tante altre parti del Paese. Sia quando è governata da chi paventa l’avanzata delle cliniche, sia quando tocca a chi in teoria dovrebbe essere meno ostile o prevenuto nei confronti del privato, ma non manca di tenere pronti i paletti da piantare a difesa del pubblico. Che senza il suo opposto, ovviamente regolato, non potrebbe reggere.