SICUREZZA

Codice di condotta per bar e locali. Decreto Piantedosi stile Ventennio

Il ministro dell'Interno vara un provvedimento "non obbligatorio" che introduce nuove linee guida per la prevenzione di atti illegali e situazioni di pericolo nei pubblici esercizi. "Visione da Tulps del 1931", tuona Banchieri di Confesercenti

Saranno pure facoltative e quindi soggette a un’adesione volontaria ma le “condotte” suggerite dal Ministero dell’Interno fanno infuriare i commercianti. E inoltre paiono ispirate da una concezione dei pubblici esercizi un tantino retrò, da Ventennio. Contrarietà al recente decreto di Matteo Piantedosi con il “codice di condotta” per bar e ristoranti viene espressa da Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemonte e presidente nazionale di Fiepet-Confesercenti, che parla di “visione inaccettabile”.

Secondo le “Linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici”, contenute nel provvedimento già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, i locali di aggregazione e intrattenimento – bar, ristoranti, discoteche, stabilimenti balneari, sale giochi, ecc. – dovranno individuare un “responsabile della sicurezza” a cui è affidato il compito di mantenersi in contatto con le forze dell’ordine e installare, a proprio carico, sistemi di videosorveglianza. Dovranno inoltre garantire un’adeguata illuminazione dell’area in cui operano e definire le regole di comportamento da osservarsi nel locale e nelle immediate vicinanze, mediante l’adozione di un codice di condotta (da esibire nel locale) in cui verranno indicate una serie di misure per qualificare “l’avventore modello”.

“Il decreto – afferma Banchieri – ricalca la visione del Tulps, che però è del 1931: i pubblici esercizi come potenziali luoghi di aggregazione di soggetti poco raccomandabili, da sorvegliare così come gli stessi locali. Una visione francamente inaccettabile e da superare”. “Purtroppo – osserva – le cronache di tutti i giorni ci raccontano di fatti legati alla criminalità e di problemi di sicurezza pubblica. Una situazione di cui ci dobbiamo preoccupare, e che dobbiamo impegnarci ad arginare. Con la consapevolezza che la questione investe tutti i settori, non solo quello dei pubblici esercizi. E che le ricette che possono essere ritenute utili per alcune categorie specifiche, come le discoteche e le sale da ballo, non possono certo essere estese a bar, ristoranti e stabilimenti balneari. Non è certo con un decreto come questo che si individua la soluzione: i cittadini e gli operatori possono e devono collaborare, ma non possono essere trasformati in gendarmi”.

Sebbene il Viminale abbia assicurato che l’iniziativa è “ampiamente condivisa dal settore”, i rappresentanti degli esercenti lamentano l’assenza di confronto. “Sconcerta – aggiunge Bancheri – il mancato coinvolgimento delle associazioni e il tentativo di scaricare responsabilità, che spettano alle forze dell’ordine, sui gestori di bar, discoteche e simili. La sicurezza richiede una gestione strutturata, non il semplice trasferimento di oneri. Strumenti come videocamere e maggiore illuminazione possono aiutare, ma servono strategie di prevenzione condivise e realmente efficaci. La chiusura dei locali per gli inadempienti rischia inoltre di causare danni irreparabili alle attività economiche, spesso in modo ingiusto. Una misura così drastica, senza garanzie adeguate, genera ulteriore incertezza per un settore già in difficoltà. Fiepet-Confesercenti è disponibile al dialogo, ma respinge ogni misura che assegni responsabilità improprie sui gestori”.

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