Cirio alla guida del Frecciazzurra piazza Damilano alle Ferrovie
14:13 Martedì 28 Gennaio 2025Nomina in arrivo per l'ex candidato sindaco di Torino. Un posto nel cda di Fs international dopo le voci che lo davano in corsa per diventare sottosegretario. Cirio regista di un'operazione che consolida il rapporto con l'imprenditore e allarga la coalizione
Il suo nome è circolato a lungo in questi giorni, rimbalzando dai conciliaboli di Montecitorio e Palazzo Madama fino a Torino, tra gli scranni della Sala Rossa. Paolo Damilano sottosegretario, al vertice di una importante società pubblica o prossimo a fare il suo ingresso a Bruxelles al posto di Letizia Moratti in corsa per un ministero: tutte ipotesi che si sono rincorse in questi giorni convulsi, con il ministro Daniela Santanchè in bilico e l’ipotesi di un rimpasto di governo, agognata o da scongiurare a seconda dei casi.
Alla fine il nome di Damilano è spuntato proprio ora che nel Gruppo Fs si sta procedendo alla nuova girandola di nomine. Gianpiero Strisciuglio sarà il nuovo amministratore delegato di Trenitalia, lasciando la guida di Rfi, la società che gestisce le reti, ad Aldo Isi; il quale a sua volta sarà sostituito nel ruolo di ad e direttore generale di Anas da Claudio Andrea Gemme. Non è tutto: Luigi Corradi, finora ad di Trenitalia, andrà alla guida di Fs International, e proprio in questa newco da poco costituita per sovrintendere allo sviluppo all'estero dell'alta velocità del gruppo, potrebbe essere l’approdo di Damilano. Uno strapuntino con cui il centrodestra, nell’impossibilità al momento di dargli di più, ne riconosce il ruolo e ne certifica il rientro a pieno titolo all’interno della coalizione.
È noto infatti come Giorgia Meloni in questo momento sia particolarmente restia a mettere mano alla compagine del suo esecutivo, non tanto per la soddisfazione indistinta nei confronti di tutti i suoi ministri ma piuttosto per evitare di aprire trattative che potrebbero occupare per mesi il dibattito pubblico, dando sfogo alla bulimia di partiti e caporioni. Al netto della Pinotessa, ci sono tre sottosegretari da sostituire: Augusta Montaruli, che si è dimessa dopo la condanna definitiva per peculato per tornare a tempo pieno tra i banchi di Montecitorio; Galeazzo Bignami, il quale ha lasciato la poltrona di viceministro ai Trasporti per quella di capogruppo al posto di Tommaso Foti, divenuto ministro in sostituzione di Raffaele
Fitto, a sua volta sbarcato a Bruxelles; e infine Vittorio Sgarbi, dimessosi un anno fa dopo essere finito sotto la lente dell’Antitrust. Anche su di loro la premier è stata chiara: tutte e tre le caselle sono riconducibili, direttamente o indirettamente, a FdI quindi non intende fare concessioni agli alleati. Anzi, per il momento restano vacanti. A un certo punto per Damilano si era anche parlato dell’Enit, l’agenzia nazionale per il turismo, forte anche di una tradizione che aveva visto un’altra illustre torinese alla guida, come Evelina Christillin, ma anche quella strada si è rivelata un vicolo cieco. Così per Damilano non è rimasto che prendere di corsa il treno.
Era il 30 maggio 2022 quando l’ex candidato a sindaco di Torino annunciò la sua uscita dal centrodestra, in seguito alle tensioni con i vertici locali di quei partiti che lo avevano sostenuto (in particolare la Lega). Strascichi di un’impresa mancata, un successo che sembrava a portata di mano poi è sfumato. Così, al governatore Alberto Cirio è toccato il compito di rimettere assieme i cocci, sfruttando i buoni uffici di Antonio Tajani, e Damilano è diventato un tassello di quella più ampia strategia volta a recuperare pezzi della coalizione andati dispersi nel corso degli anni. Una raccolta che qualche detrattore definisce
“indifferenziata” ma che si estende da Verbania a Novi Ligure con il presidente della Regione che sfrutta, alla bisogna, ognuna delle giacche appese nel suo guardaroba: oggi in veste istituzionale, parla da governatore, domani con la casacca di vicesegretario di Forza Italia e il giorno dopo ancora eccolo nei panni del padre nobile di quella lista civica che porta il suo nome e che si è laureata seconda forza della sua coalizione alle ultime regionali. Nel caso dell'imprenditore acqua&vino è stato decisivo proprio il leader di Forza Italia, che ha inserito il suo nome sul tavolo delle trattative con gli alleati.
Damilano aveva già accettato, nella primavera scorsa, la candidatura per uno scranno a Bruxelles. Ha atteso inutilmente una nomina di Letizia Moratti nell’esecutivo Meloni (altro caso di sliding doors mancata) per subentrarle sugli scranni dell’europarlamento. Niente da fare. L’unico treno che è passato è quello di Fs. E lui l’ha preso.